Uno studio della professoressa Kathleen Melanson (Università del Rhode Island di Klingston, negli Usa) conferma scientificamente i consigli della nonna
Oggi vanno di moda le diete, per dimagrire e per stare bene, ma si sa, le diete sono fatte per non essere seguite, perché è difficile, perché le si segue per un po’ e poi se ne ha abbastanza, perché non si riesce ad andare fino in fondo. In realtà, per dimagrire non c’è bisogno di fare la dieta, basta seguire alcuni accorgimenti ed è fatta, si perdono chili senza sforzi. Possibile? Sì, è vero, si può dimagrire mangiando lentamente. Lo ha dimostrato scientificamente la professoressa Kathleen Melanson, docente di Nutrizione umana presso l’Università del Rhode Island di Klingston, negli Usa.
Ecco le parole della professoressa Kathleen Melanson: “La nostra ricerca è nata da una constatazione di fatto. Nonostante tutte le campagne d’informazione che suggeriscono di adottare un regime alimentare sano, le persone che vivono nei Paesi ricchi tendono ad ingrassare ugualmente. L’eccesso di peso, ricordo, è un problema da un punto di vista sanitario e anche economico: chi è in forte sovrappeso rischia di ammalarsi di diabete, presenta più frequentemente di coloro che hanno un peso normale malattie cardiovascolari e il peso corporeo eccessivo grava sulle articolazioni, danneggiandole più in fretta. Il problema, quindi, non è legato solo alla qualità dei cibi che si mangiano, ma anche al modo stesso di mangiare. Grazie alla nostra ricerca abbiamo stabilito che in genere le persone mangiano troppo in fretta: consumano il loro pasto in un tempo compreso tra i dieci e i quindici minuti. Tuttavia in questo modo il cervello non riesce ad elaborare in tempo il senso di sazietà. Quindi molte persone finiscono con l’eccedere nelle quantità di cibo: le nostre indagini indicano che si mangia addirittura il 30% in più del necessario. Infatti, dobbiamo tenere conto del meccanismo che regola la sensazione di sazietà nel corpo umano”.
Secondo la professoressa Melanson, è vero che il segnale di sazietà è inviato dallo stomaco e arriva al cervello, ma il punto è proprio questo: l’elaborazione del segnale non è immediato. Quando il serbatoio di un’auto esaurisce il carburante, immediatamente l’auto si ferma. Nel corpo umano non è così. Man mano che lo stomaco si riempie, il cervello inizia a produrre dopamina, l’ormone della soddisfazione. Però – ed è questo l’aspetto determinante – il massimo della produzione della dopamina avviene sempre con un certo ritardo, quantificabile con qualche minuto. Di conseguenza, durante questi pochi minuti, mangiando velocemente, continuiamo a riempire lo stomaco, per cui si assume più cibo di quanto non sia richiesto, che si traduce in maggiori calorie e in colesterolo. Mangiare lentamente, dunque, favorisce e avvicina il processo che dallo stomaco va al cervello, con la reazione di quest’ultimo a dire basta.
Riassumendo, ecco i consigli della professoressa Melanson: “Suggerisco di consumare il pasto in maniera regolare e costante in non meno di 20 minuti. Se si mangia in un tempo minore, si avrà la tentazione di mangiare di più, di dovere aggiungere qualcos’altro per soddisfare la fame residua. L’altro consiglio è di masticare il cibo almeno 15 volte. In questo modo il sapore del cibo si sprigiona completamente in bocca e questo aiuta a raggiungere prima il senso di sazietà, che è dato anche dal sapore del cibo e non solo dalla sua quantità. Poi consiglio anche un trucco: appoggiare le posate al piatto dopo ogni boccone, perché così si ha il tempo per masticare e nutrirsi con maggiore lentezza. Se si mangia un panino, ad ogni boccone suggerisco di appoggiarlo sul piatto su cui è stato servito. Infine, è bene bere un paio di sorsi d’acqua ogni tre o quattro bocconi. In questo modo si spezza il ritmo della masticazione e si riprende a mangiare con maggior lentezza. Trovo importante adottare questo sistema di alimentazione per evitare di eccedere con il cibo. Dopo qualche settimana l’abitudine diventerà automatica e nell’arco di poco tempo se ne vedranno i benefici”.
Va da sé che la professoressa Melanson consiglia ai genitori di abituare i loro figli a mangiare così.
In fondo, ancora una volta, si conferma con fondamenti scientifici che le parole della nonna erano sacrosante.