Il Governo ha deciso di finanziare con mezzi gli scambi di studenti con l’estero
Il Consiglio federale vuole continuare a promuovere lo studio all’estero e attinge alle casse federali. Per l’anno in corso metterà a disposizione 22.7 milioni di franchi per permettere agli studenti svizzeri di studiare in università estere. Una soluzione di ripiego resasi necessaria dopo che l’Unione europea (Ue) aveva sospeso i negoziati su Ersamus+ in seguito al voto del 9 febbraio e relegato la Svizzera allo stato di un paese terzo. La soluzione è stata elaborata dal Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) e include i costi dei partecipanti stranieri ai progetti svizzeri. Il ministro del DEFR Johann Schneider-Ammann si è detto soddisfatto: “Nonostante sia una soluzione transitoria, che non offre tutte le forme di partecipazione, essa consente agli studenti di proseguire i progetti di mobilità in atto”.
Quindi la Svizzera torna a sostenere direttamente gli studenti che vanno all’estero. I costi saranno coperti con i contributi che inizialmente erano destinati alla partecipazione a Erasmus+. Il settore della mobilità genera più costi e sarà prioritario per l’esecutivo. Difatti l’89% dei mezzi stanziati sarà destinato a formazione, ricerca e innovazione. Questo non permette, però di risolvere tutti i problemi: Le università dovranno trovare o confermare accordi con i partner dei paesi dell’Ue per assicurare i posti di scambio.
Ma l’obiettivo dichiarato del Governo resta una nuova associazione al programma europeo di mobilità. Una soluzione definitiva che permetta piena partecipazione ad Ersamus+ chiesta anche dalle università, che nel frattempo sono soddisfatte della soluzione transitoria, “unico passo che il governo poteva fare”. In quest’ottica rientra anche il programma di ricerca Horizont 2020. Il tutto potrebbe sbloccarsi non appena Confederazione e Ue si metteranno d’accordo sul dossier croato per l’estensione della libera circolazione, che Berna ha deciso di non sottoscrivere. Situazione che dovrebbe sbloccarsi entro fine aprile, come dichiarato dal presidente della commissione affari esteri Elmar Brok. Si tratterà di una soluzione a breve termine, che in futuro dovrà rispettare le quattro libertà fondamentali dell’Ue. Bruxelles lancia anche segnali incoraggianti e si dice disposta a negoziare con la Svizzera per risolvere i problemi che riguardano il voto popolare e le esigenze dell’Ue, dopo averlo categoricamente escluso in seguito al 9 febbraio. L’obiettivo è un compromesso e a tale proposito Berna dovrà presentare un pacchetto globale che includa iniziativa e altri settori di interesse comune. Una soluzione è ancora lontana, ma l’Ue si mostra pronta a trattare, anche se i rapporti con la Svizzera restano politicamente spinosi.