Presa di mira la via commerciale più affollata della città svedese: 4 morti e 15 feriti
Ancora un veicolo lanciato sulla folla è stato il mezzo utilizzato per l’ennesimo attentato per mano terroristica a Stoccolma, in Svezia. Questo nuovo attentato, lo scorso venerdì, ha provocato la morte di 4 persone che si sono trovate coinvolti nell’attentato perché passeggiavano nella via commerciale più frequentata della cittadina svedese per un normale pomeriggio di shopping. Questa è stata la strada presa di mira dall’attentatore, un 39enne di origine uzbeka simpatizzante dell’Isis. L’uomo, padre di quattro figli, aveva infatti manifestato sul web simpatie per i jihadisti del ‘califfato’, sulla sua pagina su Facebook postava video propagandistici dell’Isis e aveva aggiunto ‘I like’ a una foto di vittime insanguinate della maratona di Boston, nel 2013. E secondo i media svedesi, quando è stato fermato – perché aveva un comportamento strano all’interno di un negozio – aveva con sé un passamontagna e tracce di vetri rotti sugli abiti.
Il luogo e le vittime dell’attacco
Durante l’attacco terroristico, il camion utilizzato per commettere l’attentato – che risulta essere stato rubato proprio prima della tragedia – si è lanciato a tutta velocità sulla folla che circolava nella strada commerciale di Stoccolma nei pressi del grande magazzino Ahlens all’incrocio con la via pedonale più frequentata della capitale svedese, la via Drottninggatan. Si tratta della stessa area dove nel dicembre del 2010 avvenne ciò che è stato considerato il primo attacco suicida nei Paesi scandinavi: due esplosioni avvennero intorno a Drottninggatan, la prima fu un veicolo bianco saltato in aria nella via Olof Palme; la seconda all’interno di un negozio in Bryggargatan e, anche se poteva essere una strage, morì solo il kamikaze.
Tornando alla strage di venerdì scorso, invece, ben quattro persone hanno perso la vita nell’attentato, sono due cittadini svedesi, un britannico e un belga. Oltre alle vittime che hanno perso la vita, 15 persone sono state ferite più o meno in maniera grave.
Sospetti e arresti
Dopo la cattura dell’attentatore, la polizia svedese ha reso noto che “ci possono essere altre persone associate a lui, ma al momento non lo sappiamo”, ha detto il portavoce Lars Byström che non esclude la possibilità che altre persone siano coinvolte. “Nulla indica che abbiamo la persona sbagliata, al contrario”, ha affermato il capo della polizia nazionale, Dan Eliasson. Inoltre la polizia svedese ha effettuato un blitz antiterrorismo nel sud della capitale arrestando tre persone che, secondo l’Expressen, sono legate all’uzbeko arrestato.
La condanna di Junker
“Un attacco ad uno dei nostri Stati membri è un attacco a noi tutti” ha subito commentato il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker in una nota di condoglianze e solidarietà dopo l’attacco a Stoccolma. “Una delle nostre città più colorate e vibranti sembra essere stata colpita da quelli che le vogliono male e che vogliono male al nostro modo di vivere – continua Juncker – Siamo solidali, fianco a fianco, col popolo e le autorità svedesi possono contare sul sostegno della Commissione europea in qualsiasi modo ci sia possibile”.
La principessa Vittoria:
ne usciremo rafforzati!
Accompagnata dal marito Daniel, la principessa Vittoria ha voluto fare visita al luogo della strage: “In qualche modo, usciremo rafforzati” ha commentato l’erede al trono di Svezia. “Sento un grande vuoto e tanta tristezza”, ha detto Vittoria che ha aggiunto che il Paese ha dimostrato “un’enorme forza” nella sua risposta all’attentato.
Subito dopo l’attacco anche il premier svedese, Stefan Löfven, ha commentato l’accaduto affermando che la Svezia è unita nel lutto e nella rabbia all’odio non sarà mai permesso di minare i valori del Paese. “Sappiamo che i nostri nemici sono questi atroci assassini e non noi stessi gli uni con gli altri”, ha aggiunto. “Il nostro messaggio sarà sempre chiaro: non ci sconfiggerete, non governerete le nostre vite, non vincerete mai”. Poi ha annunciato che il governo ha reimposto i controlli alle frontiere.
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