“Il fenomeno della violenza subita nell’infanzia spesso provoca un modello ciclico di comportamenti violenti che perdurano di generazione in generazione”, spiega Enrico Parano, responsabile del progetto pilota del Cnr di Catania
Studiare il Dna per prevenire la violenza sui minori. È il progetto pilota dell’Istituto di scienze neurologiche (Isn) del Cnr di Catania, che mira ad approfondire le correlazioni cliniche e le evidenze di tipo genetico ed epigenetico nelle persone che hanno sviluppato gravi neuropsicopatologie comportamentali in seguito a maltrattamenti e abusi subiti nell’infanzia e nell’adolescenza. Lo studio, presentato dai ricercatori dell’Isn-Cnr al Senato della Repubblica, ha ottenuto il consenso delle principali società pediatriche italiane e delle Commissioni parlamentari.
La violenza sui minori – ricorda il Cnr in una nota – è oggi una delle più gravi emergenze umanitarie. Secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità, in Europa più di 18 milioni di minori subiscono forme di violenza. E in Italia, ogni giorno quattro bambini sono vittime di abusi. Da un’analisi condotta su 16.000 segnalazioni arrivate al Telefono Azzurro dal 2008 al 2013, 8.885 riguardano forme di violenza: il 18,8% abusi psicologici e l’11% violenza fisica (di cui il 63% percosse, il 3,8% violenza sessuale e il 10,5% trascuratezza). Le vittime sono nella maggior parte bambine e adolescenti femmine (53%), percentuale che sale al 68,1% in caso di abusi sessuali.
“Il fenomeno della violenza subita nell’infanzia spesso provoca un modello ciclico di comportamenti violenti che perdurano di generazione in generazione”, spiega Enrico Parano, responsabile scientifico del progetto e ricercatore Isn-Cnr. “Autorevoli review scientifiche e studi statistico-epidemiologici hanno definitivamente confermato che la frequenza degli individui adulti responsabili di atti di violenza sessuale nei confronti dei minori è maggiore in coloro che hanno subito a loro volta atti simili, anche rispetto a quelli vittime di altro genere di violenze”, aggiunge il ricercatore. Inoltre, prosegue, “è stato dimostrato che l’aumento di rischio di reiterazione è molto variabile in relazione a modalità e frequenza dell’abuso subito, ruolo intrafamiliare o extrafamiliare dell’abusante, supporto medico, stato socio-culturale, educazione scolastica e supporto psicoterapeutico”.
Il progetto mira in particolare ad approfondire le correlazioni cliniche e le evidenze di tipo genetico ed epigenetico nei minori, che conseguentemente a maltrattamenti e abusi hanno sviluppato gravi neuropsicopatologie comportamentali quali depressione, disturbi post traumatici da stress e correlati come ansia, panico e tendenza all’aggressività, sia verso se stessi che nei confronti di terzi.
“L’epigenetica è una nuova disciplina della biologia che studia i cambiamenti indotti dai fattori ambientali che, nonostante non modifichino la struttura del Dna, vanno ad alterarne l’espressione”, conclude Parano.
“L’abuso su un minore provoca numerose alterazioni epigenetiche e quindi lo studio di questi fenomeni è particolarmente utile per la diagnosi e per la cura delle patologie correlate a violenza sui minori. Il progetto consentirà così l’attuazione di nuove strategie preventive, diagnostiche e terapeutiche”, conclude.
Adnkronos
Via libera al Viagra per le donne
La Food&Drug Administration (Fda), ente statunitense preposto alla valutazione dei farmaci, ha approvato ieri l’Addyi, il primo farmaco per accrescere la libido femminile soprannominato anche il “Viagra delle donne”. Conosciuto anche come flibanserin, il farmaco è prodotto dalla Sprout Pharmaceuticals della Caroline del Nord ed è destinata alle donne non in menopausa che abbiano perso interesse nel sesso. “L’approvazione di oggi garantisce alle donne che hanno problemi di basso desiderio sessuale con un’opzione terapeutica verificata”, ha affermato Janet Woodcock, direttrice della Centro per la valutazione del farmaco della Fda. La Fda ha autorizzato il farmaco specificamente per il “disordine per il desiderio sessuale ipoattivo acquisito e generalizzato” (Hsd), ha riferito in un comunicato la Fda. “Prima dell’approvazine dell’Addyi – ha aggiunto – non c’erano cure approvate dalla Fda per i disordini del desiderio sessuale in uomini o donne”.
Afp