L’ultima gara del girone è abbastanza confortabile per la qualificazione agli ottavi e la Svizzera strizza l’occhio anche al primo posto nel gruppo E per potere rimanere vicino alla sede del ritiro. Le due prestazioni contro Brasile e Serbia sono state molto positive, ma solo in parte. Entrambi le riprese delle due gare hanno svelato che la
Svizzera ha morale e carattere e quella mentalità vincente che può portare lontano. La Serbia è stata dominata 45 minuti e l’undici di Petkovic ha ribaltato il risultato all’ultimo minuto. Una reazione di tutto rispetto e che colloca la Svizzera come avversario da prendere molto sul serio. Le indicazioni negative riguardano l’atteggiamento e l’approccio alla partita. Contro la Serbia gli elvetici sono stati messi in difficoltà dal pressing alto dei serbi, perdendo molti duelli, soprattutto quelli aerei dal quale è nato il gol del vantaggio serbo. La tattica della Serbia poteva rendere più alto il passivo. Questi atteggiamenti negativi potrebbero essere virali nelle gare ad eliminazione diretta, nelle quali l’approccio giusto è indispensabile per dare efficacia e continuità a quelle che sono i punti di forza della Svizzera: una difesa solida e una buona organizzazione.
Gli intervalli della gare sembrano portare consiglio alla Svizzera. Sia con il Brasile sia con la Serbia la reazione c’è stata. Sfoderando le proprie caratteristiche, palla a terra, possesso palla e manovre veloci i contropiede, la Svizzera sa fare male e se i suoi giocatori di talento si svegliano (Xhaka e Shaqiri i migliori) arrivano anche i gol. In attacco Gavranovic ha dato più impulsi e variabili di uno spento Seferovic, che ormai ha perso il posto di titolare, offrendo alla manovra d’attacco più soluzioni. Gli svizzeri volevano dimostrare di essere finalmente vincenti, più risoluti. Il merito è anche di Petkovic che ha fatto cambi coraggiosi, non per gestire il vantaggio, ma per rinforzare l’attacco con Embolo. Il premio è arrivato al 90’: su calcio d’angolo della Serbia, Xhaka ha imbastito il contropiede, Gavranovic ha lanciato un indiavolato Shaqiri che si è fatto tutta la metà campo serba con leggerezza e ha battuto il portiere serbo con molta freddezza. È stata una liberazione (discutibili le esultanze dei kosovari Xhaka e Shaqiri) e la svolta mentale per il proseguo del torneo. Contro la Serbia è stata la gara della definitiva fiducia nelle proprie qualità tecniche e nel forte spirito collettivo al quale la squadra che da anni. Questa sera la qualificazione agli ottavi è un dovere e contro il Costa Rica eliminato basterà un pari e se il Brasile dovesse vincere, basterà anche perdere. Ma Petkovic vuole il primo posto e il ferro va battuto quando è ancora caldo. Senza cambiare l’undici titolare, a parte il sicuro accantonamento di Seferovic o qualche pausa concessa ad alcuni giocatori per riposo o perché diffidati (Lichtsteiner e Behrami). Petkovic ha tutta la rosa a disposizione e l’imbarazzo della scelta e dopo Brasile e Serbia la Svizzera può alzare anche l’asticella. Una curiosità è il criterio del fairplay per assegnare i posti nel girone. Se il Brasile perdesse 0-2 con la Serbia e la Svizzera è sconfitta dal Costa Rica 0-1 le due squadre sarebbero a pari punti (4) e con la stessa differenza reti (3-3). Quindi si considera il fairplay e la situazione adesso vedrebbe la Svizzera in svantaggio sul Brasile 4 gialli a 3. L’esultanza di Shaqiri che si toglie la maglia potrebbe essere fatale.
G.S.
foto: Ansa