In attesa degli Oscar, il più alto riconoscimento cinematografico, si sono svolti ben due festival dedicati alle pellicole di maggior successo. È il cinema cinese a trionfare a Berlino, mentre il Bafta come Miglior film in lingua non inglese è andato a La Grande Bellezza
Si è conclusa, domenica 16 febbraio scorso, la 64esima edizione del Festival di Berlino che ha premiato con l’Orso d’Oro la pellicola “Bai Ri Yan Huo” (Black Coal, Thin Ice) del regista cinese Diao Yinan. Il film ambientato nella Cina del 1999 è un poliziesco ricco di citazioni dei grandi classici del genere, tra indagini, sparatorie e femme fatali, riesce a far risaltare e a far concentrare il pubblico sul punto di vista della gente comune. «È davvero dura credere che questo sogno sia diventato realtà, un sogno che ho avuto per così tanto tempo e che non si è avverato per così tanto tempo», ha detto il regista Diao Yinan nell’accettare la statuetta dell’Orso d’oro. Il film vede premiato il Miglior attore Liao Fan, che interpreta un ex poliziotto diventato detective che indaga su una serie di misteriose uccisioni.
“Quando sono partito per venire qui a Berlino, ho detto a mia madre: se non vinco questo premio non torno”, ha rivelato Liao Fan.
Rimaniamo in estremo oriente, ma ci spostiamo in Giappone per il premio alla Miglior attrice andato all’attrice Haru Karoki, per la sua interpretazione in “Chiisai Houchi” (The little house) del regista giapponese Yoji Yamada, che racconta la storia di una relazione sentimentale in Giappone sullo sfondo della seconda guerra mondiale. L’emozionata attrice ha ritirato il premio vestita con un tradizionalissimo Kimono e ha dedicato il premio al suo Paese. Per quanto riguarda gli altri premi, per la Migliore sceneggiatura sono stati premiati Anna e Dietrich Brueggemann, con il film “Kreuzweg” (Stations of the cross), di Dietrich Brueggemann: la storia di una ragazzina di 14 anni che, cresciuta in una famiglia di fondamentalisti cattolici, vive una drammatica separazione dal mondo.
La Giuria ha premiato con il Premio speciale il suggestivo film di Wes Anderson ambientato in una immaginaria repubblica centroeuropea negli anni venti, «The Grand Budapest Hotel», dato fra i favoriti fin dal principio, mentre il premio alla migliore regia è stato conquistato da Richard Linklater, per «Boyhood»; film girato nel corso di 12 anni, per seguire la crescita di un bambino – che negli ultimi giorni era dato in pole position per la vittoria. Alla veneranda età di 93 anni riceve il premio speciale il regista francese Alain Resnais per «Aimer, boire et chanter», come «film che apre nuove prospettive», una vera soddisfazione per l’anziano regista.
In questi giorni si è svolto anche il Bafta, il premio conferito dalla prestigiosa accademia del Cinema Britannico. Qui sono soprattutto tre le categorie prese in considerazione, il Miglior Film internazionale, Miglior Film Britannico e Miglior Film non in lingua inglese e i Bafta sono considerati generalmente l’anticamera degli Oscar. Consegnati il 16 febbraio in un galà alla Royal Opera House di Londra, i Bafta hanno visto premiato come Miglior film “12 anni schiavo”, diretto dal britannico Steve McQueen e a Chiwetel Ehjiofor come miglior attore protagonista per il ruolo nella stessa pellicola. “Gravity”, l’avventura spaziale in 3D di George Clooney e Sandra Bullock riceve il premio come Miglior Film britannico che riceva anche il premio per la regia di Alfonso Cuaron, ma anche per musica, suono ed effetti visivi tra le altre categorie. Un altro film britannico molto discusso è Philomena che ha ricevuto il Premio per la migliore sceneggiatura non originale.
Ma quello che più ci inorgoglisce è la premiazione de “La Grande Bellezza” come Miglior Film non in lingua inglese, a dimostrazione del fatto che il cinema italiano riesce a rendere prodotti davvero competitivi ed assolutamente di indubbia qualità. Sorrentino riesce ancora una volta a prevalere su “La vita di Adele” del francese Abdellatif Kechiche, in lizza nella stessa categoria, facendo crescere le speranze per la sera tra il 2 e il 3 marzo, quando il film italiano concorrerà per gli Oscar contro altre 4 pellicole: il belga “Alabama Monroe” di Felix Van Groeningen, il danese “Il sospetto” di Thomas Winterberg, il cambogiano “The missing picture” di Rithy Panh e Omar del palestinese Hany Abu Assad.