In Svizzera tre bambini sono vivi perché una donna si è sacrificata per loro, ma la Confederazione non ha neanche comunicato la morte della donna ai familiari! Quali responsabilità competono alla Svizzera? E quali all’Italia?
Fa rabbrividire la storia di Teresa Scavelli, una mamma italiana che prestava servizio come baby sitter presso una famiglia a San Gallo, in Svizzera. La donna di 46 anni è stata uccisa da uno squilibrato, uno svizzero 22enne, che l’ha aggredita mentre lei ha salvato da quel folle i bambini che teneva in custodia. Il terribile episodio è avvenuto il 2 settembre scorso e ancora oggi tutta la comunità degli italiani in Svizzera non riesce a darsi pace per la terribile fine a cui Teresa è andata incontro. Ma quello che rende ancora più torbida la vicenda è stato il poco interesse da parte sia delle autorità svizzere, sia di quelle italiane. Pare infatti che nessuna comunicazione ufficiale abbia raggiunto la famiglia della donna che è venuta a conoscenza della tragedia solo per vie traverse. Come mai nessuno delle autorità elvetiche o quelle italiane in Svizzera hanno avvisato la famiglia? Perché le autorità dei due Paesi, quello di origine e quello di appartenenza, non hanno sostenuto economicamente né in nessun altro modo la famiglia della vittima?
La vicenda
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, mercoledì 2 settembre, attorno all’ora di pranzo, mentre Teresa prestava servizio come babysitter presso una famiglia nel sangallese, la vittima è stata aggredita da un ragazzo, un 22enne svizzero descritto “come uno sbandato più volte ricoverato per gravi problemi psichici e noto alla polizia per abuso di droga”, come si legge in una nota diffusa dall’avvocato della famiglia della vittima. L’aggressore si sarebbe intrufolato nell’appartamento e per difendere i bambini che aveva in custodia, Teresa è stata massacrata a colpi di padella al capo. I vicini avrebbero allertato la polizia che ha trovato l’aggressore mentre ancora si accaniva sulla donna e per fermarlo ha dovuto sparare sull’uomo. Il giovane è morto sul colpo, mentre Teresa è deceduta in ospedale dove era stata trasportata per le gravi ferite e lesioni cerebrali.
La Svizzera ha abbandonato la famiglia di Teresa
Teresa lascia il marito Salvatore Elia e i tre figli Giuseppe, Simone e Sarah, affranti e increduli non solo per quello che ha dovuto subire la donna, ma anche per il trattamento ricevuto in seguito. Il legale Francesco Verri, incaricato di rappresentare la famiglia della 46enne, in una nota diramata i giorni scorsi, fa delle accuse pesanti nei confronti del Pase elvetico dove da qualche anno viveva e lavorava Teresa, lamentando la poca attenzione che la Svizzera ha avuto nei confronti del caso.
“Teresa Scavelli è morta in modo eroico. Ha salvato la vita di tre bambini svizzeri, due dei quali le erano stati affidati dalla famiglia presso la quale lavorava come governante e baby sitter, a costo della propria vita. Si è messa in mezzo fra l’aggressore e le vittime designate e ha pagato, per questo, il prezzo più caro”. La donna, continua l’avvocato, “ha trovato inaspettatamente e ingiustamente la morte a 46 anni per mano di un assassino che la polizia svizzera non è riuscita a fermare”. Una persona instabile con gravi problemi di natura psichica e di tossicodipendenza che era inspiegabilmente “libero. Ed è stato libero di uccidere”.
“Chiediamo al Governo Svizzero e del cantone di San Gallo che si prendano cura della famiglia di Teresa, dei suoi figli (fra i quali c’è una studentessa universitaria), del marito. Chiediamo che si occupino dei loro bisogni. La famiglia non ha ricevuto alcun messaggio da parte delle Autorità svizzere, neppure di cordoglio. Solo gli Inquirenti hanno interloquito con la figlia. La famiglia ha persino dovuto pagare le spese di trasporto della salma in Italia. E questo è francamente inaccettabile anche perché la Svizzera aveva il dovere di proteggere la vita di Teresa, aveva il dovere di curare adeguatamente l’aggressore, di non lasciarlo libero di compiere il suo gesto folle. La Svizzera possedeva le informazioni necessarie per prevenire il dramma che si è consumato a San Gallo. E aveva l’obbligo di farlo in base all’articolo 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che tutela il diritto alla vita delle persone”. “Tre bambini svizzeri sono vivi perché una donna italiana si è sacrificata per loro. Teresa è morta perché un folle ha agito indisturbato nonostante le turbe di cui soffriva e la sua storia ne avessero rivelato l’estrema pericolosità sociale – si legge ancora nella nota – Quel che è accaduto non si esaurisce in un ambito privato, non riguarda solo la famiglia di Teresa ma l’Italia e la Svizzera”.
E le responsabilità delle autorità italiane?
Oltre alla responsabilità svizzera, l’avvocato Verri si appella anche alla responsabilità italiana, chiedendo al Governo di intervenire: “Chiediamo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di essere ricevuti. Teresa merita la medaglia d’oro al valor civile ma anche che l’Italia si interessi al suo caso e attivi i propri canali diplomatici per indurre la Svizzera ad assumersi le proprie responsabilità e a farsi carico delle esigenze dei prossimi congiunti di Teresa”. La vicenda di Teresa e il suo abbandono da parte delle autorità interessate fanno emergere degli interrogativi angoscianti che, come comunità di italiani all’estero, ci riguardano da molto vicino. Per questo motivo siamo interessati a ricevere pareri e confronti da e con tutte le parti in causa. Noi italiani all’estero dovremmo essere tutelati non solo dalla nazione che ci ospita e per la quale lavoriamo, ma anche dalle autorità italiane, consolati e ambasciata, i cui interventi dovrebbero essere garantiti in tutti i casi, figuriamoci in circostanze drammatiche come queste.