Auguri agli eletti nel parlamento repubblicano
Per il Partito democratico una severa sconfitta in Italia
È domenica.
In Valtellina splende il sole.
Non una nuvola ad oscurare lo splendore della valle a cui mi legano i ricordi di una ormai lontana gioventù.
Sono tornato a votare per il rinnovo del Consiglio regionale lombardo dopo aver vissuto due mesi di grande impegno politico nelle terre d’Europa.
Trovo il paese natale ancora convalescente dal lungo letargo invernale.
Chiazze di bianco ovunque a ricordarci un mese di febbraio freddo e nevoso come nei vecchi tempi andati.
Mi avvio verso il seggio allestito nel vecchio palazzo comunale costruito nel secondo ventennio del novecento, ma che conserva una sua dignità stile vecchio impero.
Alcune liturgie della democrazia del sovrano rimangono le stesse da oltre settanta anni. Le forze di sicurezza (i carabinieri) a controllare l’ingresso al seggio, il presidente (per l’occasione, giovane donna, orgogliosa di assolvere al compito che rinnova le speranze popolari), la piccola folla in attesa di espletare un diritto che ha, purtroppo, perso il fascino antico di chi lo conquistò al prezzo dell’estremo sacrificio.
Il vecchio, per l’occasione vestito a festa, che calza in testa il borsalino acquistato sessanta anni prima per accompagnare in pompa magna la sua bella Silvia all’altare a sugellare l’amore comune e eterno.
Il giovanotto alla prima prova con la baldanza di chi è convinto di cambiare il mondo con il suo e il voto di tanti suoi contemporanei.
Il sindacalista che ne ha viste di vecchie e di crude nel suo impegno a difesa del lavoro nelle aziende cotoniere della periferia del capoluogo.
L’ormai centenario, accompagnato e sostenuto dai nipoti, che arranca sino al seggio pensando che la democrazia, da lui scoperta al ritorno di una guerra infame, vale la fatica ed il sacrificio di questo 4 marzo del duemila e diciotto. Lo seguo pensando di conoscerlo.
Ma sì, è lui.
Lui, che coperto da un pesante giaccone di pelle per ripararsi dal vento gelido di un giorno di un lontano gennaio, passava di casa in casa a diffondere l’Unità domenicale, il giornale del popolo della sinistra italiana. Ti ricordo baldanzoso. Ti rivedo nei tuoi quasi cento anni, immiserito nel fisico, gli occhi lucidi e speranzosi nel sol dell’avvenire.
Mi riconosce. Lo abbraccio ed è come se, assieme, noi due, indicassimo ai nipoti suoi la via della speranza per la nostra bella valle e per l’Italia.
Ho votato con un filo di tristezza sullo stato del Partito Democratico: per quanto ho visto negli incontri degli ultimi mesi e letto nelle cronache politiche quotidiane.
Alcuni commenti mi hanno rattristato e indotto a riflettere sulle loro qualità intellettuali e umane.
Le liste presentate dal Partito Democratico per la camera dei deputati e il senato della repubblica nel collegio europeo, non sono state all’altezza dell’attaccamento e dell’impegno profuso da centinaia di nostri volontari militanti a cui va il commosso ringraziamento per l’attività svolta.
Grazie, care democratiche e cari democratici, abbiamo difeso, nonostante tutto, la nostra rappresentanza parlamentare in Europa e nel mondo.
Che sarà di me, candidato per la quarta volta nel collegio europeo?
Nei giorni a seguire l’ardua sentenza.
Probabilmente non sarò rieletto. Moltiplicherò perciò gli sforzi per essere all’altezza delle aspettative dei nostri cittadini nell’Unione europea, in Svizzera e altrove.
Ritornerò per alcuni giorni ancora nell’aula del parlamento repubblicano.
Mi guarderò attorno con lo sguardo ai dodici anni in uno di quei 630 scanni in cui, nel bene e nel male, si è svolto e si svolgerà il compito legislativo per il governo della cosa pubblica.
La democrazia è il peggiore dei regimi, affermava il grande statista Winston Churchill. Tuttavia, aggiungeva, non conosco di meglio.
Cari Maria, Angelo, Luigi, Umberto, Rosario, Pier Luigi, Mario e molti altri ancora. Grazie di quello che mi avete donato: di grande, bello, ammirevole, umano. Siete il mio orgoglio e la mia bandiera.
Conserverò sempre di voi il limpido ricordo di donne e uomini che sono stati per decenni al mio fianco per vivere il sogno: costruire assieme il mondo dei liberi e dei giusti.