L’Akp ha la maggioranza assoluta
Il partito Giustizia e Sviluppo, l’Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan, trionfa alle elezioni in Turchia, conquista circa il 49,29% dei voti (secondo gli ultimi dati del sito web del giornale turco ‘Hurriyet’) e la maggioranza assoluta, che consente la formazione di un governo monocolore con almeno 315 seggi in Parlamento su 550, anche se non potrà modificare direttamente la Costituzione. Erdogan, che non vuole rinunciare all’introduzione del sistema presidenziale, ha già detto che gli elettori turchi hanno scelto per “l’unità e l’integrità”, dimostrando di “preferire l’azione e lo sviluppo alle dispute”. All’uscita da una moschea di Istanbul il presidente ha chiesto “al mondo intero rispetto” per i risultati delle elezioni parlamentari.
“Perché non rispettano la volontà della Nazione? Non hanno dimostrato rispetto sin dal giorno in cui la volontà della Nazione ha eletto Erdogan presidente con il 52% dei voti. Ci si dovrebbe chiedere: ‘È questo il vostro senso di democrazia?'”, ha detto rispondendo a una domanda dei giornalisti sui commenti al voto sulla stampa internazionale. “Al momento sappiamo che un partito è salito al potere in Turchia con circa il 50% dei voti – ha rivendicato – Il mondo intero deve rispettare questo risultato. Non ho visto molto rispetto in giro”.
Per il premier Ahmet Davutoglu, leader dell’Akp, è stato il “giorno del trionfo” dopo le elezioni dello scorso giugno alle quali il partito non era riuscito a ottenere la maggioranza assoluta per la prima volta dal 2002. Il principale partito di opposizione, il Chp, ha ottenuto circa il 25,5% dei voti, il nazionalista Mhp ha conquistato il 12% delle preferenze. Per Selahattin Demirtas, leader del partito filo-curdo Hdp che ha superato di poco la soglia del 10%, queste “non sono state elezioni corrette” perché la forza politica non ha potuto fare campagna elettorale come avrebbe voluto poiché ha “salvare la gente dai massacri”.
Elezioni durante clima teso tra bavaglio a media e guerra ai curdi
Circa 53 milioni di turchi sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento, per la seconda volta in cinque mesi. Le elezioni del 7 giugno scorso, infatti, non hanno consegnato ad alcun partito la maggioranza assoluta dei seggi e le consultazioni per formare un governo di coalizione non hanno prodotto esito. Ancora più che a giugno, l’atmosfera era tesa, con il governo accusato di aver imbavagliato i media di opposizione e di aver inasprito la lotta ai curdi del Pkk solo per motivi elettorali.
La campagna elettorale è stata contraddistinta, in effetti, da un clima da guerra totale. Una guerra combattuta con le armi, nei raid contro il Pkk e contro i jihadisti dell’Is che Ankara ha lanciato lo scorso luglio. Una guerra di bombe e centinaia di morti, come è accaduto nei recenti attentati terroristici di Diyarbakir, Suruc e Ankara, che hanno fatto centinaia di vittime. Ma anche una guerra ideologica contro giornali e tv avversi all’Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan.
Adnkronos