Il riavvicinamento tra i due Paesi, divisi dal 2010 quando la nave turca Mavi Marmara fu cannoneggiata dagli israeliani che uccisero nove attivisti pro Gaza, è stato propiziato da Barack Obama
Il Medio Oriente è in preda a guerre e violenze, ma in tanta inimicizia sboccia di nuovo la pace tra Turchia e Israele.
La Turchia, fino a non molto tempo fa, era il Paese musulmano più filo Israele, sia perché per quanto vicino ai Fratelli Musulmani Erdogan è un moderato, sia perché la Turchia è da molti anni nella Nato, quindi respira aria occidentale. Poi, ad un certo punto, all’incirca 2-3 anni fa, in concomitanza con la sua non accettazione nell’Unione europea, l’atteggiamento della Turchia è cambiato. C’è stato un periodo in cui sembrava che più che verso Ovest la Turchia dirigesse il suo sguardo verso Sud, con l’obiettivo di diventare una potenza mediorientale, specialmente se l’Iran si fosse trovato in mezzo ai guai a causa di qualche blitz che avesse ridimensionato le sue mire nucleari. Il culmine della freddezza con l’Occidente ha coinciso anche con il raffreddamento dei rapporti con Israele, quando nel 2010 nove attivisti turchi che veleggiavano verso Gaza portando viveri e anche membri del gruppo paraterrorista IHH furono uccisi dai cannoni e dagli aerei israeliani. Erano i tempi in cui la Turchia rappresentava il cuneo occidentale nel Medio Oriente grazie ai suoi rapporti amichevoli con Assad, con Gheddafi e anche con l’Iran e Israele. Poi, come detto, tutto fu rimesso in questione.
Oggi la Turchia si è vista ridimensionata nel suo sogno di potenza mediorientale e i motivi sono tanti. Innanzitutto l’asse siro-russo-iraniano, poi l’ascesa dei Fratelli Musulmani in Egitto e la loro politica di diffidenza verso l’Iran e verso Israele, la perdita di un alleato e amico come Gheddafi e, infine, i giacimenti di gas israeliano di fronte ad Haifa.
Vediamo più da vicino ognuna di queste motivazioni. L’asse siro-russo-iraniano di fatto mette la Turchia in una posizione scomoda. Da sempre baluardo meridionale contro il colosso russo e poi sovietico che ha sempre cercato uno sbocco sul mare, la Turchia è dipendente dal gas russo, ma ora i rapporti si sono guastati perché la Russia è il più strenuo difensore di Assad. Un tempo amico della Siria, Erdogan ha rotto i rapporti con Assad dall’inizio della rivolta, quando Assad ha confidato in Hezbollah libanese (che ora sono intervenuti a favore di Assad e stanno decidendo le sorti della guerra civile), inviso alla Turchia. Insomma, la partita che vede Russia, Siria e Iran sullo stesso fronte taglia la Turchia e la sua voglia di mediatore di pace. In più si sono aggiunti una serie di problemi derivanti dai profughi siriani che in massa si sono riversati oltre i confini, in Turchia, dove organizzano la rivolta.
Erdogan ha chiesto più volte agli Usa di intervenire per far fuori Assad, ma finora, appunto, il veto della Russia ha bloccato tutto e anzi, ha dato respiro ad Assad stesso.
L’ascesa dei Fratelli Musulmani in Egitto ha dato ombra alla Turchia di Erdogan, anche perché obiettivamente l’Egitto è un grande Paese, prima alleato d’Israele, poi, con la Primavera araba i rapporti si sono raffreddati, anche se sono tuttora in piedi gli accordi precedentemente firmati. Un Egitto forte – e per quanto con grandi problemi l’Egitto forte lo è – non può che fare ombra alla Turchia. Di Gheddafi è superfluo parlare visto che la Turchia ha perso un alleato importante senza che la Libia possa essere in grado di riprendersi, almeno per alcuni anni ancora, in preda come è alla confusione e alla barbarie tra bande armate.
Ed ecco la ripresa del dialogo con Israele, motivata dai giacimenti di gas da una parte e anche dalle pressioni di Obama dall’altra. Il 15 marzo Obama ha “costretto” Netanyahu a presentare le scuse per l’incidente del 2010, Erdogan le ha accettate dietro il risarcimento alle famiglie degli uomini uccisi, insomma la pace è fatta, ma alla Turchia conviene più il gas israeliano che quello russo. Se non è possibile diventare la potenza mediorientale, il minore dei mali è quello di garantirsi l’approvvigionamento energetico. Non si sa mai. Ognuno è tenuto a garantirsi la sicurezza economico-industriale, oltre che il benessere dei cittadini. La Turchia ha ragionato come ognuno avrebbe fatto.
Ma è vera pace? Qui cominciano i dubbi, perché Egitto e Turchia andranno alla fine del mese di maggio a Gaza, a rafforzare l’accordo tra Fatah (Abu Mazen) e Hamas (Gaza). Hamas vuole la cancellazione di Israele e degli ebrei dalla faccia del Medio Oriente.
Come si vede, il Medio Oriente è uno scacchiere difficile, le alleanze si fanno per convenienza ma durano il tempo necessario alle altre alleanze di maturare e di offuscare le altre, specie se queste non convengono più agli interessi di chi le lascia decadere.