Le misure volontarie per attuare il principio della parità salariale non hanno avuto gli effetti sperati, quindi il governo punta sull’introduzione di controlli
Mediante regolari analisi sulla parità salariale sarà possibile identificare le differenze retributive tra donna e uomo che non trovano una spiegazione. Il Consiglio federale ha approvato il messaggio concernente la modifica della legge federale sulla parità dei sessi. Le modifiche prevedono che, in avvenire, le imprese con 50 o più lavoratori dovranno effettuare ogni quattro anni un’analisi, sottoporla alla verifica di un organo indipendente e informare sui pertinenti risultati. Così facendo il Consiglio federale intende incentivare le aziende ad adeguare le loro strutture salariali per concretizzare il principio del salario uguale per un lavoro di uguale valore sancito dalla Costituzione.
A trentasei anni dalla sua iscrizione nella Costituzione federale, la parità salariale tra donna e uomo non è ancora realtà. Attualmente la disparità retributiva tra i sessi che non trova una spiegazione è ancora del 7,4 % e rappresenta una discriminazione di genere. Le misure volontarie per attuare il principio della parità salariale, quali ad esempio il progetto “Dialogo sulla parità salariale”, non hanno avuto gli effetti sperati.
Il Consiglio federale considera la parità salariale un obiettivo importante sul percorso verso la parità tra i sessi. Nell’ottobre del 2014 è giunto alla conclusione che, nell’ambito della parità retributiva, vi è necessità d’intervenire a livello legislativo. Nel novembre 2015 ha posto in consultazione una modifica della legge sulla parità tra i sessi (LPar).
Puntare sulla responsabilità dei datori di lavoro
I datori di lavoro che impiegano 50 o più dipendenti saranno obbligati per legge a effettuare ogni quattro anni un’analisi sulla parità salariale e a sottoporla alla verifica di un organo indipendente. Tale obbligo si applicherà sia al settore privato sia a quello pubblico.
Sarà interessato il 2% delle imprese e il 54% della popolazione attiva in Svizzera. Le aziende sono inoltre chiamate a informare i loro dipendenti e – nel caso di società quotate in borsa – i loro azionisti in merito ai risultati dell’analisi in questione. Detto obbligo d’informare incoraggia le imprese a correggere eventuali incoerenze salariali. Questa legislazione snella punta sulla responsabilità individuale delle aziende: non prevede né controlli statali né obblighi di notificazione. Lo Stato non interviene nella verifica.
Diverse opzioni per la verifica dell’analisi sulla parità salariale
Per quanto concerne la verifica dell’analisi sulla parità salariale, il Consiglio federale ha tenuto conto della richiesta di poter scegliere tra diverse opzioni. I datori di lavoro hanno la possibilità di scelta tra tre modelli di verifica: conferire il mandato a un’impresa di revisione, rivolgersi a un esperto in parità salariale riconosciuto o far capo a una rappresentanza dei lavoratori.
Per quanto concerne il metodo di analisi, la Confederazione mette a disposizione un modello di analisi standardizzato e uno strumento gratuito. Tuttavia, invece di far capo al modello di analisi standardizzato della Confederazione, le aziende possono anche utilizzare un altro metodo scientifico conforme al diritto. In tal caso sono però tenute a rivolgersi a un esperto in parità salariale riconosciuto per la verifica dell’analisi.
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foto: Ansa