La crisi economica, innescata dal settore finanziario, è giunta anche in Svizzera. A farne le spese non dovranno essere ancora una volta i salariati, esige l’Unione sindacale svizzera, che respinge nuovi tagli alle assicurazione sociali e chiede l’introduzione di una tassa sui bonus dei manager.
“La Svizzera non ha mai conosciuto un’offensiva così concertata da parte dei partiti borghesi contro lo Stato sociale, come quella che ci aspetta quest’anno”, ha dichiarato Paul Rechsteiner, presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS), durante una conferenza stampa tenuta martedì a Berna. Proprio in tempi di recessione, questi partiti intendono smantellare ulteriormente l’Assicurazione disoccupazione, ha ricordato innanzitutto Rechsteiner. Eppure, la crisi economica attuale “non è stata provocata dai disoccupati, ma dagli eccessi del settore finanziario”, da quelle stesse banche che “sostengono e finanziano i partiti borghesi”. Nel 2010, il tasso di disoccupazione si situerà prevedibilmente al di sopra del 5%, toccando oltre 200’000 persone. Ciononostante, ha aggiunto il presidente dell’USS, gli schieramenti politici di centro-destra intendono procedere a nuovi tagli delle prestazioni, che colpiranno coloro che già soffrono maggiormente della crisi, ossia i giovani e i salariati più anziani.Assicurazioni sociali nel mirino
Altrettanto minacciata, agli occhi dei sindacati, è l’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS). L’11esima revisione dell’AVS, dibattuta quest’anno in parlamento, prevede infatti una minore compensazione del rincaro sulle rendite e un aumento dell’età di pensionamento delle donne, mentre non viene concesso nessun aiuto per agevolare il pensionamento flessibile dei lavoratori appartenenti alle classi meno favorite. A pagare il prezzo del progressivo smantellamento dello Stato sociale rischiano di essere inoltre gli invalidi, ha rilevato Colette Nova, segretaria centrale dell’USS. Dopo le riduzioni delle prestazioni imposte con la 5a revisione dell’Assicurazione invalidità (AI), adottata in votazione federale nel 2007, la 6a revisione mira tra l’altro a limitare ulteriormente le cerchie di persone che possono beneficiare di una rendita. Al centro degli attacchi lanciati dai partiti borghesi alla sicurezza sociale figura ora anche l’Assicurazione contro gli infortuni, che non registra neppure cifre rosse, a differenza dell’AVS e dell’AI. Secondo le nuove proposte di revisione, che saranno esaminate nel corso dell’anno dal parlamento, l’assicurazione di base dovrebbe venir sensibilmente ridotta, costringendo molti salariati a concludere assicurazioni complementari a tariffe alquanto più alte e a tutto vantaggio delle compagnie di assicurazione.
Sfida senza precedenti
“Le vertenze di politica sociale in programma nel 2010 rappresentano una sfida di dimensioni senza precedenti per i sindacati”, ha affermato Paul Rechsteiner. A suo avviso, non sono in gioco soltanto nuovi tagli alle assicurazioni sociali, ma “è in pericolo il valore stesso dello Stato sociale in una fase di globalizzazione che crea sempre più insicurezze e ingiustizie”. Secondo Daniel Lampart, specialista economico dell’USS, la globalizzazione non basta da sola a spiegare il peggioramento della situazione economica e sociale avvenuto negli ultimi due decenni in Svizzera. Mentre la produttività e lo stress dei salariati sono costantemente aumentati, il loro potere di acquisto è diminuito in seguito ai redditi dei capitali sempre più elevati concessi agli azionisti e ai bonus stratosferici accordati ai manager. Per l’anno in corso, l’economista prevede un aumento del Prodotto interno lordo non superiore allo 0,3% per la Svizzera. La ripresa sarà infatti ostacolata principalmente da due fattori: il mancato adeguamento dei salari per il 2010, che peserà negativamente sui consumi interni, e il perdurare della recessione presso molti paesi europei, che svantaggerà le esportazioni elvetiche.
Tassa sui bonus dei manager
Il 2010 si preannuncia quindi ricco di battaglie per le organizzazioni sindacali. Il primo grande scontro è in agenda il 7 marzo con la votazione sulla modifica della Legge sulla previdenza professionale (LPP). I sindacati e al sinistra hanno lanciato un referendum contro la decisione della maggioranza del parlamento di abbassare l’aliquota di conversione dei capitali di risparmio, con una conseguente riduzione delle rendite versate agli assicurati. L’USS intende inoltre battersi per introdurre, in via urgente, un tassa del 50% su bonus attribuiti ai manager. A detta della federazione sindacale, questa imposta permetterebbe di raccogliere, come minimo, 2 miliardi di franchi all’anno, che verrebbero riversati alle economie domestiche con redditi più bassi. Una famiglia di 4 persone riceverebbe così oltre 1’000 franchi, ciò che comporterebbe un rafforzamento dei consumi dello 0,5%. “Senza misure come questa e un cambiamento incisivo della politica economica, i salariati dovranno nuovamente sopportare da soli le conseguenze della crisi, mentre manager e azionisti potranno ricominciare a festeggiare profitti esorbitanti ai piani superiori delle banche”, ha avvertito Daniel Lampart.