Alcuni giorni fa, la Commissione federale contro il razzismo ha lanciato a Bienne il “Manifesto della Svizzera pluralista” per promuovere l’integrazione, l’accettazione e il rispetto delle altre culture. Il documento è oggi più che mai necessario, giacché in Svizzera gli stranieri rappresentano il 20% della popolazione.
Le comunità più numerose sono costituite da italiani, tedeschi, serbi/montenegrini e portoghesi. Il documento è anche una forte presa di posizione contro il razzismo e può essere firmato dalle amministrazioni pubbliche, dalle autorità, dalle aziende e dai sindacati, dai partiti, dalle scuole, dalle associazioni, dalle organizzazioni culturali e da enti pubblici o privati.
L’impegno dei firmatari è di realizzare nei prossimi due anni progetti in due settori di loro scelta, finalizzati alla promozione e all’accettazione della diversità.
Il consigliere federale Pascal Couchepin, che ha partecipato alla presentazione del manifesto, ha affermato che esso è al centro delle sue convinzioni e che solo “aprendosi verso gli altri, arricchiamo il Paese”.
Tuttavia, il manifesto, oltre alle parole, si attende fatti concreti. Sulla questione “discriminazione razziale”, bisogna, infatti agire con maggiore severità. Proprio di recente, la Commissione federale contro il razzismo ha denunciato che sono sempre più frequenti i casi di discriminazione razziale all’entrata di bar e locali notturni, soprattutto giovani originari dai Balcani, dalla Turchia o con la pelle scura.
La Commissione ha pertanto invitato i gestori di esercizi pubblici, ma anche e soprattutto le autorità, ad adottare misure per prevenire le disparità di trattamento.
Non solo è vergognoso che all’entrata di luoghi pubblici si respingano determinate persone a causa della loro appartenenza razziale o etnica, ma simili comportamenti violano anche il codice penale svizzero. È necessario, pertanto, punire tali comportamenti razzisti con maggiore severità. In Svizzera vi è una minoranza di razzisti ben visibile, che tuttavia riesce spesso e volentieri ad influenzare un’opinione pubblica, a volte indifferente o troppo poco capace di indignarsi su questi temi. Molti esperti fanno osservare che il miglior terreno del razzismo rimane la mancanza di comprensione, ma anche l’indifferenza e la mancanza d’interesse nei confronti dell’“Altro”, ossia dello straniero.
È un dato di fatto che per migliaia di anni, viaggio e migrazioni, scambi di merci o di conoscenze acquisite hanno rappresentato una forma di globalizzazione che ha contribuito al progresso dell’umanità e che fermarla avrebbe arrecato un danno irreparabile.
Ad esempio, alte tecnologie dell’anno Mille come carta e stampa, orologi, bussole e carri su ruote erano note e ampiamente utilizzate in Cina, ma quasi sconosciute altrove.
La globalizzazione le ha diffuse nel mondo, Europa compresa, dimostrazione del fatto che il rispetto e la conoscenza di altri popoli e culture, non solo sono utili ma indispensabili per il progresso di tutta l’umanità.
Bruno Palamara
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