Per scongiurare l’aumento dell’Iva, Mattarella vuole intervenire con un esecutivo di tregua dopo il terzo giro di consultazioni e si vota a luglio. Di Maio: “se si sta andando al voto è colpa di Salvini”
Il popolo italiano sta assistendo, ormai con poca apprensione, al terzo giro di consultazioni, dopo, se le forze politiche si dimostreranno ancora incapaci di dar vita a una maggioranza parlamentare in grado di sostenere un esecutivo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe prendere una sua iniziativa. Si tratterebbe di un ‘esecutivo di tregua’ con cui il Paese potrà andare alle elezioni a luglio anche se non ottenesse la fiducia in Parlamento.
L’esecutivo di tregua non potrà essere né l’attuale governo guidato da Paolo Gentiloni, né un eventuale gabinetto guidato da un esponente di centrodestra ma bocciato dalle Camere. In questo modo, se nei prossimi giorni un eventuale governo proposto dal capo dello Stato dovesse essere bocciato in Parlamento, a quel punto potrebbe arrivare subito lo scioglimento delle Camere, con elezioni anche la prima quindicina di luglio. A meno che non ci sia un accordo tra i partiti per uno scioglimento posticipato di qualche settimana, per votare a fine settembre. Ciò che sembra preoccupare i molti è soprattutto l’approvazione della legge di Bilancio e neutralizzare le clausole di salvaguardia che prevedono per i prossimi anni un graduale aumento dell’Iva fino al 25%.
Per scongiurare che ciò accada la formazione di un governo in tempi celeri è una delle maggiori preoccupazioni del momento, un eventuale esecutivo di tregua che riesca comunque ad andare avanti per qualche mese potrebbe essere una soluzione. Se dovessero scattare le clausole di salvaguardia, il cui termine è fissato proprio nel 2019, oltre al conseguente aggravio per i bilanci delle famiglie e un calo dei consumi si verificherebbe un effetto depressivo sulla produzione e un peggioramento dei livelli occupazionali. Per evitare l’aumento dell’Iva, il prossimo governo dovrà trovare 12,5 miliardi di euro per il 2019 e 19,1 miliardi di euro per il 2020.
Il nuovo esecutivo ‘di tregua’, che sarà costituito da un governo tecnico, dovrebbe riuscire ad arrivare almeno a dicembre per approvare una manovra in grado di limitare o impedire l’aumento dell’Iva o comunque di accompagnarlo con misure che ne bilancino le implicazioni negative. Ma cosa significherebbe per le famiglie italiane l’aumento dell’Iva? Se non si arriva ad un governo prima del 2019, scatterebbero le famose e temute clausole di salvaguardia secondo cui l’aliquota ordinaria passerebbe dal 22 al 24,2%, mentre quella ridotta salirebbe dal 10 all’11,5%. Negli anni successivi la situazione potrebbe peggiorare, fino a portare l’Iva ordinaria al 25% nel 2021 e quella agevolata al 13% nel 2020. In termini pratici, spiega in una nota Coldiretti, l’aumento di Iva sarebbe un duro colpo per la spesa delle famiglie italiane, in alimenti e bevande.
“Il pericolo dell’aumento dell’Iva riguarda beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e il vino e la birra al 22% che rappresentano componenti importanti nei consumi delle famiglie” si legge nella nota della Coldiretti. “La spesa alimentare – conclude la nota – è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi ed è quindi un elemento importante per la ripresa dell’economia”.
Il governo tecnico però è fortemente contrastato dal leader pentastellato Luigi Di Maio per il quale è meglio tornare al voto a luglio invece che affidare l’Italia a governo tecnici votati da nessuno. “Se non ci sono condizioni per governo politico consapevole dei problemi degli italiani e che non faccia solo quadrare i conti, allora – afferma Di Maio – per noi si deve tornare al voto nella consapevolezza che sarà un ballottaggio: ora è chiaro che ci sono due realtà politiche che competono per governo di questo Paese e gli italiani sceglieranno”. Ma non solo, per il leader 5s la colpa del ritorno al voto è di Matteo Salvini: “Volevo capire se Salvini c’era o ci faceva e per 55 giorni ho provato a proporgli un governo assieme. L’unica cosa che gli ho chiesto è staccati da Berlusconi ma lui ha preferito Berlusconi a tutto questo. Ne risponderà alla storia e agli italiani soprattutto alle prossime elezioni perché se si sta andando al voto è perché lui ha scelto la restaurazione alla rivoluzione”.
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