Reduce dall’ultimo fortunato tour che lo ha visto protagonista assoluto nei maggiori palazzetti italiani, Marco Mengoni ci racconta del successo dell’ultimo album, prima parte di un progetto più ampio che il cantante di Ronciglione porterà presto a termine! Scopriamo cosa altro ci ha svelato…
Hai appena concluso il tour italiano…
‘Concluso’ è una parola che non mi sta simpatica in questo momento, ho limitato le date di questo tour e all’ultima data poi ho detto ‘no, perché non ne abbiamo fatte di più?’. E quindi è conclusa la prima parte di questo tour e ci sarà una seconda parte.
Come è stato ritornare nei palazzetti?
Avevo molta paura di tornare nei palazzetti perché sono luoghi che non sono creati per la musica e il suono si sente diverso dal disco e poi anche per la capienza. Invece i biglietti sono andati subito via e ho accettato di doppiare la data di Milano.
Cosa vuol dire esibirsi davanti ad un numeroso pubblico che è lì solo per la tua musica?
Sono semplicemente numericamente di più, però l’emozione di cantare davanti a due persone piuttosto che 12mila è un po’ la stessa, il bello è tutta quella energia che ti arriva sul palco, più persone sono e più senti quell’agitazione…
“Parole in circolo” mette in evidenza l’importanza delle parole, e il messaggio che vuoi dare qual è?
Questo progetto è iniziato sotto una luce sicuramente nuova per quanto riguarda tutta la mia piccola carriera: si cresce e pian piano riesci a scrivere o comunque a prendere dei pezzi che rappresentano messaggi che tu vuoi mandare alle persone, per questo abbiamo fatto i tre video che sono usciti con i tre singoli e mandano dei messaggi ben precisi. Io vivo in questa realtà, sono un giovane di questa società, so quali limiti e quali pregi ha il mondo in cui vivo e volevo rappresentare l’amore come solitamente facciamo noi italiani romantici. L’amore espresso nella sua universalità, non quell’amore da fotoromanzo: è un amore più alto, po’ un bene supremo.
Invece, quale emozioni vuoi che riceva chi ti ascolta?
Cercare di suscitare un’emozione sugli altri è un po’ difficile anche perché è soggettivo, spero in un sentimento universale, che tutti si riconoscano, che tutti prendano dal loro passato, dal loro vissuto, dal loro background delle ‘fotografie’, delle emozioni, delle sensazioni. Per quando riguarda il live mi auguro sempre che le persone escano soddisfatte, felici, con un sorriso sulla faccia.
Descrivi il tuo album e il tuo lavoro con una parola.
Arcobaleno. Questo progetto è partito come un album in divenire, un work in progress. Fortunatamente la mia casa discografica ha accettato questo nuovo modo di fare musica, di far uscire una prima parte e poi di rientrare subito in studio, per farne un’altra. Ho cercato di mettere più colori possibili e adesso rientro in studio a scrivere la seconda parte prendendo gli imput da tutti colori immaginabili per aggiungerli e unificare un po’ il tutto il lavoro.
Prova a descrivere questo tuo momento artistico con una parola.
Benessere. In questo momento sono felice perché sono cambiate tante cose, si cresce e pian piano provi delle strade diverse, incontri persone diverse, cerchi sempre di più di essere in equilibro anche se non ci riuscirai mai e forse questo è anche il bello nella vita: essere sempre alla ricerca di una perfezione che poi non esiste.
Il disco è ricco di collaborazioni…
Questo qua sì, il prossimo non si sa. Ci sono collaborazioni più che altro di scrittura dei pezzi, perché non sono molto bravo a mettere in ordine le mie parole, non sono del tutto un poeta, cerco sempre di buttare giù il più possibile e poi cerco delle persone che sanno mettere a posto le mie idee.
Ti piacerebbe approfondire qualche collaborazione che già hai fatto.
Da “Pronto a correre” all’ultimo disco ci sono delle collaborazioni che sono andate avanti, perché mi sono trovato bene. Mi piacerebbe collaborare con tantissimi artisti… è una strada che mi ha fatto capire e che mi sta facendo crescere tantissimo.
I tre singoli, sono tutti così diversi uno dall’altro…
Mi piace essere influenzato da più generi possibili musicali. Ho detto perché non fare una specie di playlist con un pezzo che è una ballata e poi il pezzo dopo magari è dance, elettronico o pop? Volevo iniziare a mettere dei colori diversi e tante sfumature diverse, abbiamo scelto questi tre singoli proprio perché ognuno rappresenta un colore di questo disco, ed erano i colori che più volevo far uscire fuori.
Che caratteristiche deve avere un brano per diventare un tuo brano?
È come chiedersi cosa è innamorarsi o perché ti sei innamorato, non è che te lo puoi proprio spiegare. Credo che sia una cosa emozionale e a pelle, è una cosa di chimica. Se ascolti un pezzo che non hai scritto tu e ti piace è perché ovviamente avresti voluto scriverlo tu, avresti potuto scriverlo tu, per come è strutturato, per come è stato suonato, per come è l’armonia piuttosto che l’evoluzione della melodia, poi ovviamente anche in quelli io tendo a mettere la mano dentro e cambiare un po’ tutto…
Un commento sui recenti risultati degli Mtv Award?
L’esercito è forte! È sempre un piacere partecipare agli Mtv. Mtv è un po’ un istituzione, per un giovane che è cresciuto guardando quel programma è sempre bello esserci. Poi che ci siano gare lasciamo fare ai miei fan che sono accanitissimi, sono veramente un esercito incredibile. Che vinciamo o perdiamo, a me e ai miei fan non interessa, l’importante è essere felici all’interno di un palazzetto come anche agli Mtv. Quindi grazie al mio esercito!
Eveline Bentivegna
foto: stylaz