Uno studio sul gene Trim28 dimostra che all’inizio della nostra vita viene deciso se saremo magri o grassi
Se si dà la stessa quantità di calorie a gemelli di topi con patrimonio genetico identico, alcuni diventano grassi, altri magri, è stato questo interessante effetto del gene Trim28 che ha creato la base di uno studio di scienziati tedeschi che ha analizzato se lo stesso gene decide anche se una persona nella vita sarà grassa o magra.
“Eravamo affascinati dai dati che fanno pensare a un fenomeno epigenetico”, ha commentato lo scienziato Andrew Pospisilik, uno dei ricercatori coinvolti nello studio dell’Istituto Max-Planck in Germania.
Gli scienziati, quindi, non hanno solo analizzato il patrimonio genetico, ma anche quali sono i geni coinvolti, lì si è dimostrato che si poteva scoprire quali erano i topi grassi o magri, hanno scoperto che questi “imprinted genes”, quindi geni che provengono o solo dalla madre o solo dal padre, decidono la differenza di peso.
I ricercatori hanno perfino scoperto che riducendo l’attività dei geni si può decidere se un animale sarà grasso o magro, come un interruttore quindi che all’inizio della vita decide se un topo sarà grasso o magro. “Una volta attivato questo interruttore il peso corporeo è previsto per tutta la vita”, spiega Pospisilik.
I ricercatori poi in collaborazione con una clinica di Lipsia, hanno analizzato campioni di tessuto adiposo di bambini sovrappeso. In questi campioni gli scienziati hanno trovato geni di Trim28 modificati e la rete degli “imprinted genes” erano diversi da quelli di bambini con peso normale. Altri studi, che hanno coinvolto gemelli, fanno presumere che questo tipo di interruttore origine del sovrappeso esiste anche nelle persone.
Per ora questo dimostrerebbe che per natura effettivamente ci sono persone predisposte al sovrappeso e che questo è deciso già nella fase dello sviluppo embrionale, ma gli scienziati non vogliono fermarsi qui. Un prossimo studio si concentrerà sulla domanda se la leva di questo interruttore, tramite diversi fattori, come cambiamento di alimentazione o medicine, può essere spostato.
Cibo caduto in terra e la regola dei 5 secondi
Non è solo una leggenda?
Buone notizie per chi odia gli sprechi. La regola dei 5 secondi – quella che vuole che il cibo possa essere ancora consumato in modo sicuro se caduto in terra e raccolto appunto entro 5 secondi – non è solo una leggenda metropolitana. A confermare la tesi arriva infatti un ingegnere della Nasa di nome Mike Meacham impegnato, vassoio di biscotti alla mano, a spiegare il come e il perché della regola in nome della scienza nel programma ‘The Quick and the Curious’, in onda su Discovery Channel.
Ma prima che possiate mangiare davvero qualunque cosa caduta in terra, è bene fare alcune precisazioni per la vostra sicurezza e, soprattutto, per la vostra salute. Molto infatti dipende dal tipo di superficie e dal tipo di cibo caduto su di essa: “Gli alimenti umidi lasciati in terra per più di 30 secondi – spiega infatti Meacham – raccolgono 10 volte i batteri dei cibi recuperati entro 3 secondi”. Inutile dire che, se proprio non si riesce a resistere alla tentazione, la rapidità è un requisito fondamentale. Pena l’incontro con pericolosi nemici della salute: “L’escherichia coli, la salmonella e la listeria – avverte l’ingegnere – amano gli ambienti umidi perché ne assorbono l’acqua necessaria per crescere e moltiplicarsi”. E lo stesso discorso può essere ovviamente applicato anche in caso di superficie umida.
Al contrario, invece, una superficie asciutta – dal pavimento di casa alla strada fino ad arrivare a un tappeto – non sarà fonte eccessiva di problemi se si rispetteranno i canonici 5 secondi: un piccolo gruppo di batteri si anniderà comunque istantaneamente sul pezzo di cibo, ma minore sarà il tempo di ‘recupero’, minore sarà anche il rischio di incappare in qualche pericolo.
Adnkronos
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