L’apparecchiatura è stata messa a punto dal professor Alberto Diaspro, Il professor Alberto Diaspro, direttore del dipartimento di Nanofisica presso il Centro dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova
Direttore del dipartimento di Nanofisica presso il Centro dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova, ha messo a punto uno straordinario microscopio capace di ingrandire oggetti talmente piccoli che sono dell’ordine di un milionesimo di millimetro. Insomma, l’apparecchio fa vedere cose che prima non era nemmeno possibile immaginare e può essere utilissimo soprattutto in campo medico, in particolare nella diagnosi, nell’evoluzione e nella cura dei tumori.
L’apparecchiatura del microscopio, chiamata con un nome a varie sigle (SW-2PE-STED), è stata realizzata per due scopi: primo, osservare in tempo reale cosa accade a una cellula sospetta, secondo per verificare quali sostanze circolano al suo interno. Quando queste apparecchiature saranno a disposizione degli ospedali e dei medici, sarà possibile fare diagnosi precise e indolori, cioè, per fare un esempio, non ci sarà bisogno di ricorrere a biopsie, ma basterà osservare l’interno della cellula malata o che si ritiene tale.
Diamo la parola al professor Diaspro che illustra perché e come è nato il progetto del microscopio: “La ricerca che ha portato a realizzare il microscopio SW-2PE-STED è nata dalla necessità di migliorare le tecniche di indagine per immagini di cui la scienza medica dispone. Finora erano disponibili strumenti capaci di farci vedere le singole cellule del corpo umano. Noi, invece, volevamo vedere che cosa accade dentro le cellule. Dentro di esse transitano molte sostanze, buone o cattive, che ne indicano lo stato di salute. Osservare questo traffico di sostanze ci aiuta ad effettuare diagnosi più precise, con maggiore velocità; quindi riteniamo che possa essere molto utile per aiutare i medici a decidere quale sia la strategia migliore per affrontare la malattia. Inoltre, aiuta a capire con maggiore rapidità se la terapia è idonea. Infatti, possiamo vedere se i farmaci somministrati al malato sono efficaci e se hanno eliminato le sostanze negative all’interno delle cellule stesse. Quest’osservazione diretta si può effettuare in tempo reale. Dunque, non c’è più bisogno di prelevare campioni di tessuto da analizzare in laboratorio. Quando lo strumento sarà a disposizione dei medici e degli ospedali, questo consentirà ai medici stessi di avere subito una diagnosi affidabile e ai pazienti di avere le cure del caso senza l’ansia di dover attendere un referto”.
Attualmente lo strumento è grande e ingombrante e non è trasportabile. Ad esso è collegata una sonda simile a quella che si usa nelle indagini endoscopiche (gastroscopia e colonscopia). Ciò che cambia rispetto agli altri microscopi è in fondo la capacità d’ingrandimento, perché, come accennato, l’apparecchio è in grado di mettere a fuoco parti di cellule dell’ordine di milionesimi di millimetro. Vuol dire che non è solo l’immagine in sé che conta, ingrandita fino all’inverosimile, ma anche e soprattutto la capacità di osservare, appunto, le sostanze che transitano nella cellula e di verificarne l’evoluzione ai fini terapeutici.
La realizzazione di un simile apparecchio ha dovuto superare dubbi e difficoltà di varia natura. Ad esempio, bisognava evitare che il raggio di luce diretto su una singola cellula potesse danneggiare la cellula stessa. I fasci di luce alla fine utilizzati sono quelli infrarossi, che non provocano alterazioni o danni sulla parte osservata.
Per adesso il nuovo microscopio sarà utilizzato per le malattie tumorali, in seguito potrà essere utilizzato anche per quelle del sistema nervoso.
Quest’apparecchiatura potrà essere a disposizione di medici e ospedali solo fra pochi anni. Prima, bisogna rendere tutta l’apparecchiatura molto più piccola e facile da trasportare e collocare. Se oggi le dimensioni sono quelle di un tavolo da cucina, domani l’ingombro dovrà essere quello di uno scatolone, perché possa essere trasportabile e adattabile agli spazi di un ambulatorio. Poi, bisognerà spiegarne il funzionamento ai medici che dovranno imparare a leggere chiaramente i risultati.