È in programma un evento importante per gli emigranti italiani, soprattutto per gli emigranti e i cittadini ugentini. Si tratta della manifestazione dal titolo “Ricordi e Stima. Monumento all’Emigrante”, che si terrà il prossimo 30 luglio ad Ugento. È coinvolta in particolar modo Radio L’ORA Italiana e la sua speaker Tiziana Culiersi che, oltre ad introdurre l’evento, insieme al collega Leonardo Caruso, ha intervistato il sindaco di Ugento, Salvatore Chiga e l’Assessore alle Opere Pubbliche, Alessio Meli
Ugento è una delle mete turistiche più ambite dai vacanzieri e quest’anno riceverà il prestigioso riconoscimento della bandiera blu. E mentre Ugento oggi attrae numerose persone dall’estero, un tempo tantissimi ugentini decidevano di lasciare questa terra per cercare un futuro migliore all’estero. Proprio a queste persone è dedicata la manifestazione del 30 luglio in piazza Pompeo Colonna.
“Questo progetto è in programma da qualche anno, posso confermare che questo disegno era già stato preventivato qualche anno fa, allora ero assessore ai servizi sociali. Per varie motivazioni abbiamo ritardato nell’esecuzione di questo monumento”, spiega il sindaco di Ugento, Salvatore Chiga ai microfoni di Radio L’ORA Italiana.
A ottobre del 2021, infatti, finalmente si riesce a portare avanti questo progetto, come spiega il sindaco Salvatore Chiga quando racconta che “insieme all’assessore Meli ci siamo messi all’opera affinché la statua fosse realizzata e finalmente ne vediamo la luce”.
Sono tanti gli emigranti ugentini che hanno scelto la Svizzera come terra d’accoglienza, uno di questi è Giuliano Culiersi, il padre di Tiziana Culiersi, che l’anno scorso ha fatto 50 anni di emigrazione in Svizzera. Giuliano Culiersi, di cui i genitori sono emigrati in Svizzera negli anni ‘50, è conosciuto per il suo impegno per gli emigranti e per la sua patria, infatti, anche il sindaco si riferisce a lui per poi introdurre un ricordo del suocero: “È una cosa a cui tenevamo in modo particolare, si parlava di Giuliano Culiersi, ma anche mio suocero è stato emigrante a Mattmark nel 1965, dove ci fu quel brutto incidente di una valanga e ci furono molte vittime, e per pura casualità mio suocero si salvò. Ugento deve molto a queste persone che con tutte le difficoltà hanno dovuto lasciare la propria terra per poter andare a lavorare”.
Lasciare un segno alle generazioni future
“Volevamo realizzare qualcosa di prestigioso, soprattutto qualcosa che resti come principio sociale, installato su una piazza come Pompeo Colonna, affinché faccia o continui a fare, giorno dopo giorno, negli anni e nei secoli che seguiranno, da monito alla società presente e soprattutto alla società futura che oggi è già costituita dai figli della nostra società – dice l’Assessore Meli e continua – Abbiamo pensato di organizzare questo evento dando la giusta veste istituzionale, quindi favorendo degli inviti istituzionali a tutti gli organi sovracomunali che hanno preso parte al progetto”.
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A proposito dei tanti ugentini che decidevano di lasciare la patria, l’Assessore Meli sottolinea il riconoscimento a “questo flusso migratorio che dagli anni ‘60 e ‘70 fece partire dal meridione d’Italia oltre due milioni di italiani del sud, che raggiungevano le zone estere con particolare riferimento alle nazioni di Svizzera, Germania e Belgio. Da studi eseguiti fu la Svizzera a costituire il gruppo di italiani emigranti più folto in Europa. La popolazione emigrante italiana decideva di stabilirsi nei cantoni del sangallese, dello zurighese, del basilese, del canton Ticino e dei Grigioni. Quindi, come tali, l’attenzione è stata riservata a questi territori svizzeri dove, negli anni, c’è stato un rapporto di solidarietà sociale e di accoglienza, nonostante la storia ci porti a narrare anche tanti sentimenti nostalgici che accompagnavano l’italiano in partenza dal proprio territorio verso una nuova meta. C’è un detto che dice ‘chi lascia la via vecchia per la nuova, sa cosa lascia ma non sa cosa trova’, quindi durante questo tragitto si veniva accompagnati dalla speranza, per sé e per i propri cari, di trovare un tetto dove poter dormire, un lavoro dignitoso e naturalmente un proprio nuovo capitolo di vita; oppure si sarebbe posto come uno strumento che poteva consentire di poter mettere da parte una certa copertura economica e rimpatriare nel territorio di origine, magari creando qui a Ugento, come negli altri comuni del sud Italia, la propria casa”.
L’Assessore Meli parla dell’emigrante “inteso come persona avvalorata da sentimento di sacrificio e di rispetto, dobbiamo sottolinearlo”. Il migrante però è anche un valore aggiunto per il Paese di accoglienza dove la sua permanenza “ha consentito uno sviluppo del territorio a livello culturale, perché poi la Svizzera è diventata anche un insieme di etnie”.
Per quanto riguarda nello specifico la forma del monumento, l’Assessore Meli non vuole sbilanciarsi: “l’elemento progettuale doveva essere la risposta giusta agli emigranti che chiedevano di essere rappresentati, quindi bisognava scegliere che tipo di rappresentazione dare, un mappamondo, una carrozza, un treno, un personaggio… lascio il punto interrogativo perché sarà l’occasione del 30 luglio a dare la risposta ai cittadini ugentini e anche agli emigranti all’estero, di ciò che l’amministrazione comunale ha studiato e realizzato per dare la degna riconoscenza a questo insieme di popolo”.
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Articolo realizzato da Redazione La Pagina in collaborazione
con Tiziana Culiersi e Leonardo Caruso di Radio L’ORA Italiana
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