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22 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

Una commovente serata per onorare la memoria del presidente Sandro Pertini

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Stefania, tra una pausa e l’altra degli oratori e delle toccanti immagini della vita di Sandro Pertini, canta l’epopea del grande Presidente con l’intensità di chi ama la poesia che racconta la leggenda dei valorosi nel corso del novecento. Canti della resistenza, ma non solo.

Ha studiato, Stefania, ha scovato nei più remoti androni di qualche polverosa biblioteca l’origine dei sentimenti scritti da chi ha vissuto le terribili esperienze della guerra, la prigione, l’esilio, la lotta per la riconquista della perduta libertà.

C’è della commozione nel suo canto, il tremolio della voce ad accompagnare il pizzico delle corde della sua chitarra da sembrarmi anch’essa soggiogata dalla semplice solennità dell’evento.

Mario Pingitore,il presidente del circolo Sandro Pertini di Dietikon,  assiso accanto al console generale d’Italia a Zurigo, Giulio Alaimo, osserva silenzioso gli avvenimenti, consapevole e orgoglioso di aver vinto la sfida: ridare forza ad una profonda idea di libertà e giustizia onorando la memoria di chi dedicò la vita al trionfo di quei nobili valori.

Sono venuti in tanti al salone teatro della chiesa cattolica di Dietikon.

Il vecchio compagno di Winterthur, per raccontarmi tante storie di impegno e passione politica nella Zurigo degli anni settanta –ottanta quando tutti noi cercavamo la via del riscatto dalla solitudine emarginante, nel mentre imperversava il germe della xenofobia poi sconfitto dalla maggioranza aperta e democratico del popolo confederato.

I dirigenti dell’associazione campana, i cui responsabili furono già a suo tempo, alla Casa d’Italia, protagonisti di una bellissima serata commemorativa.

Un folto pubblico, un’unica idea: recuperare l’insegnamento del presidente Pertini, il combattente partigiano che in un periodo drammatico della storia repubblicana, indicò a tutti la via della riscossa politica e morale della nazione.

Lo stesso messaggio della “giovine Italia e della giovine Europa” del grande Giuseppe Mazzini di tanti decenni prima: il sogno di costruire una Italia e una Europa unite e solidali.

Un silenzio pieno di Pathos.

Sul grande schermo del teatro scorrono le immagini di Pertini giovane soldato che si copre di gloria ( decorato al valor militare ) sul Carso difendendo la Patria, lui, convinto pacifista che si è battuto strenuamente per la pace. Gli studi nella Milano dell’illuminismo ove conosce Giuseppe Turati, il grande socialista riformista dal cui pensiero filosofico e politico non si allontanò più lungo il corso della sua lunga vita. La lotta antifascista condotta in disprezzo del pericolo: in carcere prima, al confino poi, ove strinse amicizia con lo zio Lino, al quale devo un amore così intenso per l’uomo. In seguito, ancora in carcere, sino all’insurrezione generale del 25 aprile 45 alla guida delle brigate partigiane nella città di Milano liberata.

La lunga esperienza parlamentare, l’amore per l’unità in odio al frazionismo e alla divisione della sinistra.

L’elezione a presidente della repubblica, il 18 Luglio del 78, arricchita da un voto plebiscitario. E quel suo toccante discorso all’assemblea, il momento in cui, declinando il capo e chiudendo gli occhi umidi per la commozione e l’angoscia, ricordò Aldo Moro, affermando che a lui sarebbe toccato parlare dall’alto scanno del parlamento repubblicano, se non fosse stato martirizzato dalla violenza omicida delle B.R.

Scorrono tante immagini: l’accorrere al pozzo ove è sprofondato l’imberbe ragazzo; a Genova, sulla bara dell’operaio comunista; a Palermo per l’ultimo saluto a Pio La Torre, i crimini del terrorismo rosso e dalla mafia criminale.

Il popolo della piazza San Giovanni che lo vide piangere sulla bara di Enrico Berlinguer nel torrido mese di giugno dell’84.

Carla Voltolina, la compagna di tutta una vita – le immagini finali non mostrano la toccante scena- che tiene la teca delle ceneri del suo Sandro accanto al cuore, mentre sale sull’aereo che la riporta a Stella  verso l’ultima imperitura dimora. Partì da lì, il ragazzo. E lì è tornato. Con la leggerezza del fiocco di neve che scende dalle vette liguri per andare all’abbraccio della madre terra.

Si riaccendono le luci.  Leggo negli occhi dei presenti sentimenti di pietà e nostalgia per l’uomo dal volto severo e sincero come lo sono stati quelli come lui che hanno combattuto affinché il popolo dell’Italia liberata potesse vivere libero come lo sono i gabbiani in volo sull’oceano verso la loro libertà.

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