Sono trascorsi due anni dall’approvazione della legge sulle unioni civili. In Italia sì per più di 6000 coppie
Era il 2016 quando fu approvata la legge che garantisce la “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze” a tutte le coppie e le estende alle coppie omosessuali conferendo la quasi totalità dei diritti e dei doveri previsti per il matrimonio, incidendo sullo stato civile della persona. A due anni dall’approvazione della legge ci sono state più di 6000 unioni civili e il dato sembra essere in ascesa. È Monica Cirinnà a pubblicare i dati precisi sul numero delle unioni civili delle coppie gay per ogni regione. Grande soddisfazione per tutta la comunità Gay e “entro fine anno – prevede Gabriele Piazzoni, segretario dell’associazione Arcigay – è probabile che si arrivi a 10mila”. Il gradimento è ampiamente verificato attraverso un sondaggio promosso da Gay.it, il maggiore medium LGBTQ+ italiano, condotto su circa 700 utenti per fare un primo bilancio sulla legge. Secondo i risultati del sondaggio, i 2/3 del campione (66%) si dicono soddisfatti per gli effetti della legge sulla società di una maggiore apertura e accettazione verso le coppie gay. Inoltre, secondo il 57% è “un buon inizio seppur incompleto” e per il 10% sostiene che “è praticamente uguale a un matrimonio”. “La legge sulle unioni civili ci ha consegnato un Paese migliore ed è stato il primo passo nella strada verso la piena uguaglianza. – commenta ancora Piazzoni – Forti di questa richiesta evidente di diritti e di riconoscimento pubblico delle persone lgbt, percorreremo questa strada con ancora maggiore forza, e non saremo soddisfatti fino a quando anche l’ultima differenza di trattamento non sarà stata abolita, dal matrimonio ai diritti genitoriali al contrasto di ogni discriminazione”.
Dal sondaggio è emerso anche che ancora il 34% non è completamente soddisfatto: gli eterosessuali lo considerano un matrimonio di serie b (28%), che non ha fatto altro che dividere la comunità gay (6%). Il 55% degli intervistati sostiene che il matrimonio egualitario supererebbe le unioni civili. E il 36% invece vorrebbe la possibilità di adottare un bambino (non è qui considerata solo la stepchild adoption ma l’adozione in generale) come complemento urgente della legge. Dunque, pur avendo ottenuto consensi positivi, non riesce ad accontentare proprio tutti. Inoltre, non per ultimo, su tutto grava il fantasma del Ministro per le politiche per la famiglia, il Ministro Lorenzo Fontana, per il quale “le famiglie arcobaleno non esistono”. A lui si rivolge la senatrice Pd Monica Cirinnà in un lettera affermando che “negare l’esistenza vuol dire far ripiombare nel buio, nell’ombra, nell’arretratezza giuridica e culturale le coppie di persone dello stesso sesso e in particolare i loro bambini. Non si può dire che queste famiglie non esistono, si può dire che la legge non prevede alcuni diritti per i loro figli”.
E all’affermazione del ministro Fontana che dice di battersi “per la normalità”, la senatrice replica: “Anche l’uso della parola normalità è inquietante. Che cos’è normale? chi è normale? Siamo tutti diversi e tutti uguali, tutti speciali nell’essere appunto diversi. L’uso che lei fa della parola normale mi sa tanto di omologazione a un modello. Ma qual è il suo modello? Bianchi, cattolici, nordici, ricchi, sposati? Qual è il modello di normalità a quale si rifà, ministro? Lei è il ministro della famiglia e in questo paese esistono infinite famiglie: ricomposte, di persone risposate, di persone divorziate che convivono con qualcun altro, monoparentali, famiglie di ragazze o uomini che sono rimasti vedovi o hanno avuto vicissitudini nella vita e crescono da soli i loro figli”.
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