La ‘marcia delle donne’ ha investito tutta l’America dopo l’insediamento di Trump: “Potevano andare a votare!” risponde il neo presidente
Un fiume tutto rosa si è riversato nelle strade americane di Washington, dove uomini e donne, vip e cittadini, insieme hanno unito la propria voce per manifestare contro razzismo, la xenofobia e la misoginia. Contro Donald Trump.
È Hilary Clinton, la diretta sfidante di Trump, a rivolgere il suo sostegno alla marcia dei manifestanti: “Grazie perché parlate e marciate per i nostri valori, è importante come non mai. Credo realmente che insieme siamo sempre più forti” scrive in un tweet la ex candidata. Si parla di 500mila partecipanti con l’intervento di decine di attivisti per i diritti civili e personalità dello spettacolo. Ma non è stata l’unica marcia, si contano fino a 600 ‘marce sorelle’, organizzate nel resto del Paese, da Chicago, dove si sono ritrovati in 150mila, Los Angeles, Seattle, Denver, New York e Miami, e in tutto il mondo, tra cui molte città europee per promuovere l’uguaglianza delle donne e difendere altri gruppi marginalizzati. È stata chiamata ‘Marcia delle donne’ e l’iniziativa è stata innescata proprio dall’elezione di Donald Trump.
L’idea nasce su Facebook per merito di una pensionata, Teresa Shook, e si è trasformato a breve in un evento storico con centinaia di migliaia di persone che, proprio nel primo giorno dell’amministrazione Trump, lo scorso 21 gennaio, urlavo contro il Presidente. Una massa di persone con cappellini e gadget rosa, si è riversata nella capitale per dar vita alla protesta contro un presidente che “non ci rappresenta”, dicono.
La prima a intervenire a Washington è stata Cecile Richards, presidente della federazione americana delle organizzazioni Planned Parenthood. In seguito Ilyasah Shabazz, figlia di Malcom X, Maryum Ali, la figlia di Muhammad Ali, Rgea Suh, presidente del Natural Resources Defence Council, Sophie Cruz, una attivista per i diritti dei migranti, la storica attivista e ora professore emerita all’Università della California a Santa Cruz Angela Davis, la scrittrice femminista Gloria Steinem, l’attore Ashley Judd e l’attrice Scarlett Johansson, la direttrice di Elle Melissa Harris-Perry, il regista e attivista Michael Moore. E poi Cher, Julianne Moore, Lena Dunham, Angelique Kidjo e Robert De Niro. Perfino Madonna è salita sul palco parlando di una “rivoluzione dell’amore” e ha eseguito due diversi brani tra cui ‘Express yourself’, celebre hit del 1989. Significative le presenze di alcune mamme i cui figli sono stati uccisi dalla polizia, in prima linea Sybrina Fulton, la madre di Trayvon Martin, il ragazzo nero ucciso dalla polizia nel febbraio del 2012, ma anche Maria Hamilton, Gwen Carr e Lucia McBath rispettivamente mamme di Dontre Hamilton, Eric CGarner e Jordan Davis, altre tre vittime della polizia. Tra i rappresentanti politici anche la sindaca di Washington, Muriel Bowser e l’ex segretario di stato John Kerry.
“Ho visto le proteste ieri, ma se non sbaglio abbiamo appena avuto un’elezione! Perché queste persone non hanno votato? Le celebrità fanno male alla causa”. Sono state le parole di Donald Trump su Twitter in risposta alle proteste in tutto il mondo alla ‘Marcia delle donne’ contro il suo insediamento. Poi, per ribadire la sua scalata al potere ha aggiunto: “Wow, i dati sugli ascolti televisivi sono appena usciti: 31 milioni di persone hanno visto l’inaugurazione, 11 milioni in più rispetto ai buoni ascolti di 4 anni fa!”.
Dal manifesto della Marcia delle donne:
“Crediamo che i diritti delle donne siano diritti umani e che i diritti umani siano diritti delle donne. Dobbiamo creare una società in cui le donne, incluse le donne nere, le indigene, le donne indigenti, le donne immigrate, le donne disabili, le donne musulmane, le donne lesbiche, queer e tran, siano libere e in grado di accudire e nutrire le loro famiglie, in qualunque modo siano formate, in ambienti sicuri e sani libere da impedimenti strutturali”
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foto: Ansa