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25 April 2024
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STORIE di Gianni Farina

Una nuova scissione ha interrotto il cammino democratico della sinistra italiana

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L’ho temevo. È avvenuta.
Un atto grave e inspiegabile alla vigilia del congresso della più grande forza della sinistra europea
E sin all’ultimo ho sperato in un atto di grande saggezza da parte di tutti e soprattutto da chi tiene in mano il volante della macchina democratica nella stagione dei monsoni politico-elettorali in tutta Europa: dalla Francia alla Germania, per poi scendere nel bel Paese, in un clima di divisione dopo l’avvento di Trump e la sciagurata Brexit britannica.
Dirigenti che fanno parte della mia storia, hanno chiuso il libro dei racconti e se ne sono andati senza che io abbia potuto salutarli augurandomi di ritrovarli sul cammino verso il villaggio sulla collina per un mondo migliore.
Se ne sono andati uomini e donne con i quali ho percorso un lungo tratto di vita. Hanno staccato il filo, interrompendo la lettura di una storia straordinaria che vide le bandiere rosse dei lavoratori e le bianche del cattolicesimo democratico unite nella lotta per riscattare il tricolore dal totalitarismo e difendere la libertà e la democrazia dagli attacchi eversivi e brigatisti, immortalati nel sacrificio di Aldo Moro e Guido Rossa.  Siamo quasi alla fine di una legislatura oberata da un elenco infinito che riguarda la legislazione su lavoro (con le luci e le ombre del Jobs Act ), la scuola, la sanità, la disoccupazione giovanile, l’economia dello zero virgola, le banche, la crescita nulla o poco più, il Monte dei Paschi di Siena, la più vecchia banca dell’Italia, ecc. ecc.
Per non parlare della madre di tutte le riforme, la riforma costituzionale, bocciata dal popolo sovrano il 4 dicembre del 2016.
Si usa dire che per un triennio il nostro paese ha subito una deriva autoritaria giustificata dall’esigenza della governabilità. Con il parlamento impegnato in una scalata senza ossigeno al K2 per una serie infinita di voti di fiducia nel corso di tre anni di legislatura a guida Matteo Renzi
Non sono d’accordo.
Qualcosa, tuttavia, nel rapporto tra esecutivo e legislativo, non ha funzionato. Si è affermata spesso una cultura tendente a soffocare il dissenso, la creatività, la meritocrazia, la dignità individuale, le pari opportunità, attuando il principio dell’obbedienza all’uomo solo al comando e un generale conformismo del pensiero unico.
L’ossessiva affermazione della governabilità, in antitesi e a scapito della sovranità popolare, ha prodotto un potere esecutivo incontrollabile da parte del parlamento repubblicano. Ha favorito processi economici e finanziari tarati da un perverso connubio tra statalismo e clientelismo che ha penalizzato i ceti medi e allargato le fasce di povertà. Nel mentre si apre un una campagna congressuale per definire chi sarà chiamato a dirigere i democratici nei prossimi mesi e anni, oso sperare che ci sarà risparmiato il penoso spettacolo del mercimonio di tessere da chilometro zero, a Napoli come a Bruxelles, da sud a nord, passando per la Svizzera.
La famiglia democratica non abbisogna di convertiti sulla via di Damasco. Ne di scontri per accaparrarsi  fette di voti congressuali per l’uno o l’altro candidato. Ho vissuto ben più alte esperienze democratiche
in passato. Dentro quella straordinaria organizzazione volontaria di uomini e donne in cui l’operaio dell’officina si alzava in piedi, dicendomi: compagno, non sono d’accordo con quanto hai affermato, spiegando il perché. E il giorno seguente mi incontrava in cantiere salutandomi rispettosamente con il lei. Ho ricevuto lettere di donne e uomini con i quali ho percorso un lungo tratto di vita. Lettere che rinverdivano una memoria, ti ringraziavano per l’affetto nel ricordo di un tempo in cui, anche grazie a noi, gli emigrati divenivano cittadini (in progress) nell’appassionato impegno di ogni giorno
Cos’era questo, se non l’affermazione di un protagonismo partecipativo in cui ognuno portava il meglio di se: un pensiero, una idea, una riflessione, una visione per l’avvenire.
Nel disfacimento della prima repubblica, il tempo in cui tutto sembrò perduto, prevalse la saggezza innovativa tratta dall’insegnamento dei padri costituenti.
Crebbe, rigoglioso, l’ulivo con dentro il seme democratico.
Se partiamo da quel racconto straordinario, siamo certi che ogni nostro sforzo per far vivere il sogno non sarà vano.

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