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21 November 2024
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Scrive chi legge

Una postilla all’intervento del Console a Basilea

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E’ la prima volta, a nostra memoria, che un Console, e più precisamente, il Console a Basilea dr. Paolucci, risponde alle domande sollevate in uno nostro precedente intervento, una replica, quella del Console, che salutiamo come un segnale di buon auspicio.

Tuttavia, confidiamo nella comprensione del Console, se osiamo insistere su alcuni punti, che non hanno ricevuto, nella nostra impressione, una risposta soddisfacente.

Perché, ad esempio, è vietato ai connazionali residenti a Basilea – ma il discorso vale anche per gli altri Consolati –  perché è loro vietato di presentarsi nell’ufficio consolare senza la  prenotazione? In proposito, ci dispiace dover ripetere precedenti considerazioni, ma è opportuno ricordare, a mo’ di utile paragone, quanto avviene negli uffici postali della Penisola, ove, in piena stagione Covid,  non si registra il contingentamento dei flussi dei visitatori, che è invece la regola negli uffici consolari.

Alle Poste, per esempio, si può  prenotare un appuntamento, oppure si può scegliere di presentarsi agli sportelli senza prenotazione, ciò che poi accade nella maggioranza dei casi. Merita notare che quattro o cinque impiegati postali ricevono in media centocinquanta persone al giorno, dal lunedì al sabato (alla Posta si lavora anche il sabato mattina).

Il confronto coi Consolati è, secondo noi,  impietoso. Pur tenendo conto delle differenti tipologie di servizi offerti agli utenti, merita notare che gli uffici postali, oltre alle tradizionali operazioni di ritiro e consegna della corrispondenza e dei pacchi, ricevono le domande per il rilascio dello SPID, che è la carta elettronica che dà accesso ai servizi della pubblica amministrazione, curano inoltre le operazioni di Bancoposta e le pratiche assicurative, e, oltre a ciò, disbrigano una gamma piuttosto imponente di bollettini comunali, regionali e nazionali. Perciò, il nostro consiglio ai Consoli (o alla Farnesina?) è piuttosto semplice: copiate, per favore, lo schema di lavoro di Poste italiane.

Se ci è consentita una divagazione sul tema, vorremmo ricordare l’avventura sudamericana di Giuseppe Garibaldi, al quale riuscì, con pochi battelli e un pugno di uomini, di debellare la marina imperiale del Brasile. Ecco, secondo noi, ciò che manca ai dirigenti consolari: manca l’audacia organizzativa.

Il dr. Paolucci ci informa inoltre che le liste di attesa a Basilea superano di poco i trenta giorni, un dato sicuramente incoraggiante, soprattutto se lo si confronta col disastro del Consolato generale di Londra. Vorremmo però ricordare – e ci scusiamo nuovamente coi lettori se ripetiamo concetti già espressi in precedenti occasioni – che a Zurigo, nella cui circoscrizione risiedono 220 mila connazionali, non si registravano, prima dell’irruzione del Covid-19, e cioè fino allo scorso anno, né liste di attesa, né code, né arretrati. Il passaporto, ad esempio, veniva rilasciato mediamente entro 15 minuti dalla presentazione della domanda, senza alcun obbligo di prenotazione, gli sportelli inoltre, come pure gli uffici, erano accessibili a tutti, senza sbarramenti di sorta.

Cosa impedisce, di grazia, di ripristinare il libero accesso nelle sedi consolari? Come argomento dirimente, il dr. Paolucci tiene però a precisare che a Basilea  la ”front line”, una espressione inglese per noi difficile da capire,  arriverebbe a coprire ventisei ore settimanali segnando così un significativo incremento rispetto alle 18 ore di qualche tempo fa. Se si guarda però la pagina informativa del Consolato, si scopre – salvo nostro errore – che tutti gli sportelli sono chiusi al pubblico. Gli impiegati infatti sono stati dirottati sulle postazioni telefoniche. Forse, più che di ”front line” bisognerebbe parlare, più propriamente,  di ”back line”

Gerardo Petta
Consigliere Comites di Zurigo

 

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