I fratelli Taviani raccontano una storia di coraggio e di resistenza, di amicizia e di amore durante la guerra
Nello spirito del loro capolavoro degli anni ’80, ‘La notte di San Lorenzo’, i fratelli Taviani tornano a raccontare la fase finale della seconda guerra mondiale attraverso le vicende di Giorgio, Milton e Fulvia. Tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio che rappresenta un testo sacro della letteratura italiana, il film realizza una sorta di astrazione raccontando la guerra senza fare dell’azione bellica il fulcro dell’opera ma concentrandosi piuttosto sui protagonisti, nudi di fronte alla desolazione e all’orrore.
Il risultato è così quello di portare la guerra collettiva dei partigiani (che combattono gli invasori) e quella personale di Milton (che combatte contro i suoi ricordi, contro Fulvia, contro l’amore perduto e contro Giorgio, l’amico che forse l’ha tradito) in una terra priva di precisi riferimenti geografici dove protagonisti diventano i ricordi, l’amicizia, l’amore tradito: tutto immerso in una nebbia che fa da contorno, fino a diventarne sostanza, dell’eroico viaggio di Milton alla ricerca dell’amore perduto e della verità che ruota attorno ad esso. Un viaggio che inizia un anno dopo la guerra quando il giovane, spinto dai ricordi, si ritrova davanti alla villa dove insieme a Giorgio, suo amico d’infanzia e compagno partigiano, ha conosciuto l’amata Fulvia.
Qui incontra la guardiana della villa e le chiede il permesso di visitare quei luoghi per lui così cari e densi di ricordi. Durante la visita alla villa, l’anziana guardiana accenna ad una relazione tra Fulvia e Giorgio: per Milton si ferma tutto, la lotta partigiana, le amicizie ed ogni altro pensiero; ossessionato dalla gelosia si mette così sulle tracce dell’amico per scoprire la verità. E corre, corre tra i boschi, i casolari, i rastrellamenti fino a scoprire che Giorgio è stato fatto prigioniero dai fascisti: per ottenerne la liberazione e conoscere la verità non gli rimane che trovare un prigioniero da usare come merce di scambio.
L’estenuante corsa di Milton verso una risposta e una conclusione, che sia la ricerca rocambolesca di un prigioniero da scambiare o di una pallottola che ponga fine ai suoi tormenti, sintetizza il moto continuo della sua anima sensibile ma anche il registro stesso del film, a volte volutamente sbrigativo. Il fantasma di Giorgio che perseguita Milton diventa alla fine un corpo vero, ripreso di spalle ma ancora in vita, mentre Milto, corre per un’ultima volta verso un finale che non è quello di Fenoglio. “Da qui siamo partiti per evocare, in una lunga corsa ossessiva, un dramma tutto personale, privato appunto: un dramma d’amore innocente e pur colpevole, perché nei giorni atroci della guerra civile il destino di ciascuno deve confondersi con il destino di tutti”, si legge nelle note di regia.
Ad interpretare sul grande schermo Milton, protagonista della ‘questione privata’ secondo i Taviani, è Luca Marinelli: “Ovviamente non ho mai vissuto la guerra né tantomeno l’epoca del fascismo, ma questo film mi ha aiutato a vedere le cosa da un inedito punto di vista. Per me un film è principalmente un’esperienza fisica e vedere sessanta persone sul set, ragazzi di vent’anni prendere parte alle riprese fingendo di essere dei partigiani accampati nelle tende, è stato molto forte e traumatico. Tutti dicono che i giovani d’oggi non hanno ideali in cui credere e non hanno più valori ma non credo che sia così. Grazie al rapido accesso ai social media, vengono costantemente bombardati dalla verità che li circonda, possono leggere il tempo reale notizie da tutto il mondo quindi sono convinto che sappiano riconoscere quali sono i valori che contano e che ci sono persone disposte a morire per i propri ideali. I valori non si sono perduti ma sono soltanto meno chiari”, ha commentato il giovane attore.
foto: Ansa