Con Vittoria e Abdul’, Stephen Frears porta sullo schermo una favola d’altri tempi
Stephen Frears affronta il problema dell’integrazione con la potenza di una storia vera o, meglio, ‘per lo più ispirata a fatti realmente accaduti’, come tiene a precisare lo stesso regista. Un’inaspettata amicizia nata durante gli ultimi anni di regno della Regina Vittoria, riportata alla luce grazie ai diari tenuti dagli stessi protagonisti e ritrovati dalla scrittrice Sharabani Basu, colpita dall’aver trovato, nella residenza di Vittoria sull’isola di Wight, un ritratto di Abdul appeso nel suo spogliatoio privato, accanto a quello dell’amato John Brown. Rivede così la luce una parte di storia della corona che nessuno conosceva e che Frears traduce sullo schermo con la sceneggiatura di Lee Hall che intreccia lo scontro di civiltà con quello di classe.
Il film, ispirato alla storia vera dell’improbabile amicizia tra il commesso indiano Abdul e la regina Vittoria, è interpretato da Judi Dench e Eddie Izzard e nelle prime due settimane di programmazione ha incassato sei milioni di dollari e 152 mila dollari solo nel primo weekend. Una narrazione dal sapore orientale per raccontare un legame casto, intenso, osteggiato dai benpensanti e da chi guardava con sospetto al nuovo secolo incombente in un’Inghilterra colonialista che si piegò ad un uomo di colore, un indiano alla corte della regina, mandato al suo cospetto per consegnarle una prestigiosa moneta cerimoniale in occasione del giubileo d’oro della Regina nel 1887. Abdul Karim, musulmano di infimo ceto sociale, incantò immediatamente Vittoria che lo volle come uno dei suoi servi personali prima e come suo maestro di lingua urdu dopo: la regina, infatti, era anche imperatrice d’India, colonia britannica fino alla rivoluzione pacifica di Gandhi nel 1947. Vittoria portava con sé ovunque Abdul, difendendo le proprie ragioni davanti a quanti la accusavano di aver perso la ragione.
Certo, arrivare ad ipotizzare una relazione tra i due non è facile, né si può evincere dai diari dei due, ma di certo ad unire i due ci fu un’amicizia davvero speciale, a testimonianza dalla repulsione della regina verso ogni forma di razzismo, circostanza testimoniata anche dall’adozione di Aina, una principessa orfana africana e dall’abolizione della schiavitù durante il suo regno. Abdul si sposò con una donna indiana ma non ebbe figli a causa della gonorrea, diagnosticatagli dai medici di corte interpellati dalla regina stessa. Morì 8 anni dopo la regina nella propria residenza privata, fatta realizzare dalla stessa regina.
Frears torna a occuparsi della nobiltà inglese dopo il riuscito ‘The Queen’, con una straordinaria Helen Mirren. Il film raccontava di una Regina Elisabetta tormentata, divisa tra la morte di Lady Diana e i doveri verso il popolo, mentre qui Vittoria è una regina giunta alla fine dei suoi anni, una donna anziana che ha bisogno di aiuto per scendere dal letto e che si addormenta a tavola. Il figlio aspetta la sua dipartita per salire al trono, e lei rimane sola, imprigionata negli incubi dell’età.
Ad interpretarla Judi Dench che in ‘Vittoria e Abdul’ torna ad avere la corona sul capo dopo ‘La mia regina’ di John Madden, ambientato nel 1860, in un altro periodo dell’esistenza di Vittoria, con un’altra storia di intimità con un servo, questa volta britannico.
foto: Ansa