A distanza di dieci anni, Al Gore torna ad affrontare il tema che gli sta più a cuore
Surriscaldamento del globo terrestre, cause, effetti e alternative possibili: ad un decennio del documentario ‘Una scomoda verità’, Al Gore torna a mostrare le terribili devastazioni del cambiamento climatico in un momento in cui il governo degli Stati Uniti d’America sembra invece voler ignorare il problema.
Il documentario, diretto da Bonni Cohen e Jon Shenk, segue ancora una volta la vita pubblica dell’ex vicepresidente e ripercorre il decennio trascorso tra questo e il primo film facendo il punto della situazione, sottolineando gli sforzi compiuti per contrastare i cambiamenti climatici ed evidenziando le criticità attuali. Particolare attenzione viene riservata ai progressi fatti dalle nazioni per contrastare la piaga del surriscaldamento globale, portandole ad esempio, così come, d’altro canto, vengono menzionati gli eventi naturali che hanno invece devastato il mondo in quest’ultimo periodo.
L’ex vice-presidente mostra anche le nuove possibilità della rivoluzione energetica, un evento a cui l’umanità è molto vicina. Presentato all’ultimo Sundance Festival, il film, il cui titolo originale è ‘In An inconvenient sequel: Truth to power’, fa dunque il punto sullo stato di salute del nostro pianeta a quasi undici anni di distanza dal primo film di Al Gore sul riscaldamento globale che nel 2007 vinse il Premio Oscar come miglior documentario.
Nelle sale il 31 ottobre e il primo novembre come film evento, la pellicola mostra spaccati appartenenti sia alla vita pubblica che privata di Al Gore, mentre lo stesso ex vice-presidente mostra con la sua esperienza diretta come la sfida climatica possa essere superata grazie “all’ingegnosità e alla passione dell’uomo”.
Le ragioni di Gore quando afferma che lo slancio non può essere fermato sono il nocciolo di ‘Una Scomoda Verità 2’. Il film prende una direzione nuova, mostrando l’evoluzione di un cambiamento positivo dall’interno: rivela come Gore si sia battuto contro le forze aggressive in campo e come abbia affrontato le delusioni, riprendendosi e catalizzando schiere di persone pronte a cogliere una delle sfide più difficili della nostra epoca. “Il film è una potente chiamata alle armi, ci riporta all’urgenza della situazione e alla necessità di abbandonare i combustibili fossili e passare all’energia rinnovabile. Oggi dobbiamo attivarci tutti in fretta e in maniera efficace.
Questa è l’azione più semplice ed importante che possiamo fare”, ha dichiarato Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate e dal 2015 direttore generale di LifeGate Energy, da sempre impegnato nella divulgazione scientifica delle tematiche legate alle questioni ambientali. Voce fuori dal coro quella dell’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha proposto di togliere ad Al Gore il Nobel per la Pace assegnatogli dall’Accademia svedese perché le sue sono solo esternazioni prive di basi scientifiche. Affermazioni in parte smentite nello stesso documentario che mostrano come in quest’ultimo decennio si siano realmente verificate molte delle previsioni fatte da Gore nel suo primo documentario, a cominciare dall’allagamento nell’area in cui sarebbe sorto il memoriale di Ground Zero, fino alle catastrofi ambientali che si sono susseguite in questi anni.
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foto: Ansa