Pochi giorni fa è stata celebrata la Giornata Mondiale del Diabete. Questa ricorrenza, caduta un po’ in sordina in mezzo ad altre più altisonanti giornate mondiali, è stata istituita nel 1991 dalla Federazione Internazionale per la lotta al diabete, con il supporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per focalizzare l’attenzione sulle crescenti minacce alla salute poste in essere da questa malattia. In particolare, ciò che spaventa è la paurosa escalation di malati.
Infatti, se nel 1980 i casi riportati a livello mondiale erano “solo” 108 milioni, nel 2014 i diabetici in tutto il mondo erano saliti a 422 milioni. Sono cifre che danno da pensare, soprattutto se si considera che la quasi totalità dei malati è affetta da diabete di tipo II, ossia quello che insorge prevalentemente a causa di errate abitudini alimentari e da uno stile di vita troppo sedentario. Stiamo parlando di quasi il quadruplo dei malati in meno di trentacinque anni!
Sinceramente non so quale altra malattia abbia avuto una diffusione così rapida, né conosco altre emergenze alle quali sia stato data così poca attenzione mediatica. Eppure, nel 2012 ci sono stati un milione e mezzo di morti a causa del diabete e più di due milioni di morti a causa di problemi cardiovascolari provocati o aggravati da valori di glicemia sopra la norma (Fonte: WHO’s Global report on diabetes 2016).
In quanti telegiornali ne avete sentito parlare? In quante trasmissioni dedicate alla salute sono citati questi dati, in quali spot pubblicitari vi dicono di tirare su quel sedere dal divano e muovervi? Invece siamo subissati da spot su dolciumi mangiati da famiglie felici, oppure su magiche bottigliette anticolesterolo che, lista degli ingredienti alla mano, sono zeppe di zucchero raffinato.
Cosa voglio dirvi con tutto questo? Che sono amareggiata e arrabbiata, per quanto la nostra attenzione sia facilmente manovrabile; e che a volte mi sento un po’ impotente, di fronte a queste enormi evidenze. Ma resto qui, a rompere le scatole e, se riesco, anche gli schemi.
Chissà, magari dopo questo articolo, ci sarà un potenziale consumatore di cibo spazzatura in meno o un aspirante sportivo in più.
Speranzosi saluti dalla vostra consulente alimentare
Tatiana Gaudimonte