La procreazione senza bisogno di maschio e femmina.
Da una ricerca americana arriva una possibile svolta nella lotta all’infertilità che potrebbe permettere “entro cinque anni” di produrre in laboratorio ovuli e spermatozoi.
Un gruppo di studiosi della scuola di medicina della Stanford University è riuscito ad obbligare alcune cellule staminali embrionali, derivate da embrioni in sovrannumero ottenuti con la fecondazione assistita, a mutarsi in cellule germinali umane, cioè i precursori di ovuli e spermatozoi. Dallo studio californiano, pubblicato su Nature, è emerso che le cellule ottenute dai ricercatori funzionano abbastanza bene per generare cellule spermatiche: in sintesi gli scienziati hanno messo a punto un coktail di sostanze chimiche e vitamine che riesce a interagire con le cellule staminali embrionali, per trasformarle in ovociti e spermatozoi. Gli stessi scienziati contano di ripetere presto l’esperimento con cellule della pelle.
“Finora – ha spiegato la dottoressa Renee Riejo Pera della californiana Stanford University, i cui studi sono stati pubblicati sulla rivista Nature – avevamo studiato solo i topi per comprendere i passaggi necessari alla differenziazione delle cellule germinali umane. Ma non è lo stesso. Questa è la prima prova che si possono creare in laboratorio cellule germinali umane funzionanti”.
Gli spermatozoi così ottenuti, si legge nella rivista, hanno la testa e la coda più piccola di quelli ‘naturali’ ma sembrano comunque in grado di poter fertilizzare un ovulo. Mentre gli ovuli sono in uno stadio non avanzato, ma più sviluppati di quanto sia avvenuto finora.
Grazie a queste nuove scoperte potrebbe essere possibile permettere a persone sterili di avere figli propri, con notevoli implicazioni morali, visto che non sarebbero più indispensabile un papà o una mamma per la procreazione. Infatti gli stessi autori della ricerca sostengono che bisognerebbe concordare specifiche linee guida per la produzione e l’uso di spermatozoi e ovociti artificiali.
Nella ricerca, durata cinque anni e guidata dalla professoressa Reijo Pera, le staminali umane (cellule in grado di trasformarsi in qualunque tipo di cellule) sono state trattate con proteine note per stimolare la formazione germinale e trasformate in altre cellule che producono ovuli e sperma; poi gli scienziati hanno isolato quelle che iniziavano a esprimere i geni specifici germinali, pari al 5% del totale, identificandole perché producevano anche una proteina di segnalazione verde fluorescente.
In seguito gli esperti hanno iniziato ad “accendere” e “spegnere” vari geni nel mirino, per capire che ruolo avessero nella formazione delle cellule riproduttive.
In questo modo ne hanno individuato tre: Dazl, che agisce precocemente, Daz1 e Boule, che regolano invece le fasi più avanzate dello sviluppo.
La realizzazione di ovociti e spermatozoi in laboratorio offre opportunità sinora inedite per i trattamenti contro la sterilità e le malattia ma pone anche gravi problemi etici.
“Questa scoperta apre una nuova finestra in quello che fino a poco fa era uno stadio sconosciuto dello sviluppo umano”, osserva Susan B Shurin, direttore dell’Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development, che ha finanziato lo studio. “L’osservazione in laboratorio delle cellule germinali ha la possibilità di rivelare importanti tracce delle cause ancora inesplorate dell’infertilità e della genesi di molti difetti genetici e problemi legati ai cromosomi”.
“Nonostante l’infertilità emerga solo dopo la maturità sessuale – spiega ancora Reijo Pera – molte forme ancora inesplorate hanno la loro origine in ‘errori’ all’interno delle cellule allo stadio embrionale”.
“Una delle più importanti cause di sterilità negli esseri umani è la produzione di un numero troppo scarso di cellule germinali o di bassa qualità. L’idea è quella di prelevare cellule da persone che hanno problemi di sterilità, produrre cellule germinali e studiarle per vedere cosa ha causato la sterlità. I risultati, potrebbero dunque condurre ad una nuova comprensione delle malattie ereditarie e trasformare anche i trattamenti anti-sterilità. Stiamo davvero cercando di esaminare le origini dello sviluppo umano andando alla fonte.
Le cellule germinali negli esseri umani si sviluppano normalmente tra il 12esimo giorno dopo la fecondazione e il primo trimestre. (…) I risultati consentiranno finalmente ai ricercatori di iniziare a studiare le prime fasi dello sviluppo umano e mettere insieme nuovi indizi sulle malattie ereditarie e la sterilità”.
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