Si conclude con questo articolo il ciclo di riflessioni sulla ripresa, nel nome della salute e tutto tondo
Ci sono due approcci ben distinti, quando si pensa alla salute.
Il primo, a cui ci siamo purtroppo dovuti tutti abituare, nel periodo del lock-down, è l’approccio di difesa della salute, in termini quindi di prevenzione. Abbiamo imparato a lavarci le mani diverse volte al giorno (non che prima non servisse, eh?), a mantenere le distanze (anche da chi avremmo voluto stringere a noi), a sanificare oggetti e ambienti (e nessuno è rimasto esente da una punta di paranoia, in un senso o nell’altro). Tutte queste misure hanno fatto sì che ci proteggessimo da un fattore esterno, in grado di far partire la malattia. In altre parole, la prevenzione si basa sul concetto di patogenesi (= nascita della malattia). L’approccio preventivo è necessario non solo in caso di pandemia, ma più banalmente per evitare anche malanni più comuni o altri danni alla salute. Facciamo prevenzione quando ci vacciniamo contro il morbillo o l’influenza, ma anche quando mettiamo il casco prima di salire sulla bici.
Anche mangiando si può fare prevenzione. Per esempio, evitare il consumo quotidiano di alimenti raffinati e zuccherati è un’ottima misura preventiva contro l’insorgenza del diabete di tipo 2; il consumo moderato di carni processate può prevenire un aumento di probabilità di contrarre il cancro al colon; la diminuzione dei drink alcolici aiuta a proteggerci da patologie epatiche e così via.
Il secondo approccio, meno “famoso” ma altrettanto importante, è quello della promozione salute. Questo si basa sul concetto di “salutogenesi” (= nascita della salute), ossia sul rinforzo (o il procacciamento ) di quelle risorse che ci rendono più forti e che quindi rendono più probabile una vita in perfetto benessere
Un esempio non alimentare di promozione salute (mentale, in questo caso) è la costruzione e/o la cura di una rete interpersonale di conoscenza e affetti, che funga da risorsa (o materasso) in caso di crisi. Sapere di non essere soli ci rende più forti e sicuri nella gestione della quotidianità, ma anche in quella delle crisi.
Trasportando lo stesso concetto in ambito alimentare, un’alimentazione ricca di alimenti nutrient-dense e poco energy-dense, come cereali integrali, legumi, carne (in quantità moderate) e pesce freschi, verdura e frutta, agisce in senso anti-infiammatorio e da una parte ci fa stare bene nel quotidiano, in assenza di patologie; dall’altra di aiuta gestire meglio una situazione patologica.
Invece, il consumo ripetuto di snack dolci e salati, bibite zuccherate o dolcificate, fritti, prodotti pieni di sale, conservanti ed altri additivi, indeboliscono il nostro sistema immunitario e agiscono in senso pro-infiammatorio. Il che significa che, anche quando non siamo ammalati, ci sentiamo più stanchi, irritabili, meno capaci di gestire lo stress e le diverse sfide della quotidianità. Figuriamoci cosa succede, se ci ammaliamo!
In conclusione, non è un caso, se il padre della medicina, Ippocrate, ha asserito: “Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo.”
Un aforistico saluto
dalla vostra consulente nutrizionale
Dr. Tatiana Gaudimonte
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