Il Consiglio nazionale ha dibattuto oltre 25 ore sulla Strategia energetica 2050 e ha deciso di non porre date fisse per la chiusura delle cinque nucleari attive
Il Consiglio nazionale vuole dare più tempo alla Svizzera per la svolta energetica, che porta fuori dall’atomo, incentivando le energie rinnovabili e ai gestori delle centrali nucleari sarà concesso di ammortizzare gli investimenti. È questo il resoconto delle decisioni sulla Strategia energetica 2050 approvata dalla Camera bassa con 100 voti contro 84 e un astenuto, la quale ha seguito in gran parte il corso del Consiglio federale e della commissione preparatoria. Una parte della strategia energetica funge tra l’altro da controprogetto indiretto all’iniziativa dei Verdi “Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare”, testo che prevede lo spegnimento di tutti i reattori dopo 45 anni di impiego (ossia al massimo nel 2029) e che la commissione ha raccomandato di respingere.
Prima del dibattito l’unica certezza era la decisione del gestore di chiudere la centrale di Mühleberg, nel canton Berna, nel 2019. Per le altre quattro il Nazionale ha deciso che i due reattori più vecchi dovranno terminare l’esercizio dopo 60 anni: Beznau I nel 2029 e Beznau II nel 2013. Non ha posto però un limite per le altre due centrali di Gösgen (1979) e di Leibstadt (1984), che hanno meno di 40 anni di attività. Tuttavia due anni prima di raggiungere il termine (38 anni) i gestori dovranno presentare un piano di gestione a lunga scadenza che dovrà garantire migliorie e sicurezza e sarà rinnovabile di dieci anni in dieci anni. La decisione se accordare o meno la concessione per il prolungamento dell’esercizio spetterà all’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFNS). Se il piano sarà giudicato insufficiente l’IFNS potrà ordinare la chiusura dell’impianto e il gestore potrà chiedere un risarcimento per gli investimenti.
Il Nazionale ha approvato anche il divieto di costruzione di nuove centrali nucleari in Svizzera e ha posto nella strategia l’obiettivo di aumentare la produzione di energia rinnovabile. Entro il 2035 la produzione media di energia rinnovabile annua dovrebbe toccare i 14.5 terawattora (TWh) un quarto del consumo totale attuale in Svizzera (60 TWh). Oggi si producono 2 TWh di energia rinnovabile, mentre le centrali nucleari ne producono 25 TWh. Inoltre Confederazione e cantoni dovranno emanare disposizioni per ridurre il consumo di energia per gli edifici, le installazioni, i veicoli e gli apparecchi.
Il centro-sinistra, che ha derminato tutto il dibattito, avrebbe però voluto un’uscita più rapida dal nucleare, proponendo un limite di 50 anni per le centrali più vecchie, ricordando che Beznau I è il reattore ancora in funzione più vecchio al mondo. Dopo la tragedia di Fukushima nel 2011, secondo diversi orati di sinistra, la politica non ha imparato e non ha reagito con responsabilità, lasciando il problema della sicurezza nelle mani dei proprietari delle centrali nucleari, che ora vogliono allungare i termini per ricavare il massimo profitto dagli impianti. La proposta è stata respinta con 131 voti a 63.
Sono stati i partiti di centro (soprattutto il PPD) a rifiutare le regole severe delle date fisse sullo spegnimento delle centrali e hanno fatto mancare il loro appoggio nel voto, affievolendo così una vittoria della sinistra. L’UDC ha espresso la difficoltà di sostituire una fonte energetica, dalla quale si ricava il 40% del fabbisogno nazionale in corrente elettrica con energie rinnovabili e ha optato per il compromesso. Destra sconfitta invece sui nuovi impianti nucleari. Il divieto è ostile alla ricerca, che non permette di realizzare reattori più sicuri ed efficienti, è stato l’argomento. Adesso il dossier passerà al Consiglio degli Stati che se ne occuperà a inizio 2015.