Il Dipartimento delle Finanze ha informato che lo Stato vende meno tabacco per minori entrate pari a 200 milioni, ma nessuno gioisce per la notizia
Circa dieci giorni fa, sui giornali italiani è uscita una notizia secondo cui nei primi tre mesi del 2013 lo Stato ha incassato circa 200 milioni di euro in meno a causa della contrazione della vendita di sigarette. Tale minore incasso, hanno dichiarato con amarezza i dirigenti del Dipartimento delle Finanze, significa che qualche migliaia di posti di lavoro sono a rischio.
Più o meno nello stesso periodo è stato riportato il grido di allarme di esperti ed opinionisti, in base al quale la sigaretta elettronica – di cui noi abbiamo parlato già nell’edizione del 23 gennaio scorso – non sarebbe esente da rischi per la salute.
Ebbene, mettendo insieme le due notizie, una qualche idea di come in Italia (e sicuramente anche altrove quando si tratta di grossi interessi economici) si drammatizza un problema per nasconderne un altro è venuto fuori nel silenzio generale. La notizia delle minori entrate che possono mettere a rischio dei posti di lavoro, è stata ingigantita, quella invece del bene che fa non fumare è passata interamente sotto silenzio. Non solo. Qualcuno, allarmato dalle minori entrate per la vendita delle sigarette, ha messo in guardia contro i rischi della sigaretta elettronica. E il cerchio si è chiuso. In realtà, a riaprirlo per fortuna ci ha pensato Umberto Veronesi, il quale ha sottolineato che le minori vendite di tabacco faranno anche entrare meno soldi, ma faranno risparmiare allo stesso Stato e soprattutto ai cittadini alcune centinaia di vittime del tumore al polmone. Ma vediamo cosa scrive Veronesi: “Non ho sentito alcuna voce levarsi a sottolineare che verosimilmente l’uso della sigaretta elettronica ridurrebbe il drammatico numero di 30 mila morti all’anno per tumore del polmone che si registrano ogni anno”.
L’oncologo sottolinea che se anche ci fosse una riduzione del 10% degli attuali fumatori, si eviterebbero circa tremila morti all’anno. “Già solo con il calo di vendite del primo trimestre”, aggiunge Veronesi, “si potrebbero ipotizzare in proiezione circa mille morti in meno e se anche volessimo dimenticare il dolore e l’intera dimensione umana della malattia, va considerato che ogni malato di cancro polmonare costa allo Stato mediamente 200 mila euro (tra chirurgia, radioterapia e chemioterapia, oltre alla mancata produttività sul lavoro). E che l’insieme dei casi evitati significherebbe un risparmio di 600 milioni di euro all’anno. E’ evidente che lo dico come provocazione, ma voglio sottolineare che tremila vittime in meno di tumore polmonare ogni anno sarebbe un grande successo”. Le minori vendite di tabacco non significa che i fumatori abbiano tutti fatto ricorso alla sigaretta elettronica. Sarebbe bello. Può significare che molti abbiano smesso proprio di fumare, e questa sarebbe una notizia ancora più bella. Resta il fatto che la sigaretta elettronica – benché rimanga in piedi la domanda se è lecito o meno usarla nei luoghi dove quella normale è proibita – rappresenta comunque una valida alternativa al fumo.
Dice Veronesi: “Tutti siamo consapevoli che la soluzione per la sconfitta di questo tumore, big killer numero uno al mondo, è convincere la popolazione a smettere di fumare o a non iniziare mai. Ma questo non succede malgrado 50 anni di campagne antifumo. Quindi se la sigaretta elettronica appare come una via percorribile per la disassuefazione, siamo moralmente obbligati a percorrerla. Tutti gli strumenti per smettere di fumare devono essere studiati con rigore e nel rispetto della tutela della salute, ma con determinazione e metodo. Senza pregiudizi”.
Veronesi confessa che alcuni giuristi gli avevano consigliato che si potrebbe accusare lo Stato per strage, perché prima vende le sigarette, esponendo i fumatore al rischio di un tumore al polmone, e poi appone la scritta “il fumo uccide” sui pacchetti di sigarette: una contraddizione lampante che, secondo Veronesi, va contrasta con l’articolo 32 della Costituzione.
Ad ogni modo, anche se il fumatore è causa dei suoi eventuali mali, secondo Veronesi va aiutato comunque, sia con le cure, sia con la ricerca. A questo proposito, ricordiamo che lo Ieo (Istituto europeo di oncologia) ha promosso nei mesi scorsi Cosmos II, uno studio nazionale che offre gratuitamente gli esami più avanzati per l’anticipazione della diagnosi: un prelievo di sangue e una Tac spirale. Il primo per individuare i frammenti di Rna tumorali circolanti nel sangue (spia dell’inizio di un tumore), la seconda, a basso dosaggio di radiazioni e in appena 30 secondi circa, per individuare la presenza di noduli, anche piccoli, che una normale radiografia non scopre (la Tac spirale vede sette volte meglio di una radiografia). Possono partecipare allo studio coloro che abbiano superato i 55 anni e che abbiano fumato per almeno trent’anni una media di 20 sigarette al giorno (anche se attualmente hanno smesso di fumare).
Chi vuole sottoporsi allo studio, può telefonare allo Ieo: (0039) 02/64107700.