‘L’ora della mezzanotte’ è quel momento rivelatore in cui tutte le maschere cadono per cedere il posto al vero volto, senza ipocrisie e finzioni. E cosa accadrebbe se riuscissimo a cogliere il momento rivelatore di alcuni personaggi storici, mitologici o di personalità particolari? L’ultimo lavoro letterario di Gerardo Passannante, “L’ora della mezzanotte”, indaga proprio l’attimo in cui alcuni illustri personaggi si rivelano al lettore in tutta la loro inconsueta verità, invitandolo, in questo modo, ad una più profonda riflessione su alcuni importanti dilemmi storici. “L’ora della mezzanotte” sarà presentato ufficialmente il prossimo 17 ottobre presso l’Università di Zurigo
Il prossimo 17 ottobre presenterà a Zurigo L’ora della mezzanotte, la sua ultima fatica letteraria. Come nasce l’idea di quest’opera?
Alcuni racconti erano già stati pubblicati nel 1996. Per questa edizione altri se ne sono aggiunti, perché mi pareva di non aver ancora detto abbastanza sulla questione, e ritenevo necessaria un’integrazione. Tutti nascono però dall’esigenza di porsi su un osservatorio non convenzionale. L’ora della mezzanotte, come crinale tra due giornate, è quella che segna una svolta tra uno stato e l’altro. In questo senso i racconti, anche quando sono una rivisitazione del già noto, nascono dalla volontà di gettare sulla realtà uno sguardo critico. In questo consiste la mia cosiddetta “estetica cognitiva”.
L’opera si compone di 15 racconti diversi. In essi sono riproposti i dilemmi della storia rivisitati con una coscienza critica più moderna e inusuale e i grandi nomi del passato, protagonisti di alcuni racconti, si ripresentano sotto vesti inaspettate per il lettore: a quale scopo?
Esistono tre piani narrativi diversi, ma accomunati dalla stessa esigenza di ribaltamento. Quello mitico, con una sostanziale rilettura della tradizione testamentaria e classica; quello storico, con personaggi realmente esistiti; e quello fantastico, interamente frutto di invenzione.
Strutturalmente, un arco collega il primo racconto col settimo (centrale) e con l’ultimo: dove a parlare sono rispettivamente Adamo, il primo uomo, Caino, il primo omicida, Giuda, il più grande traditore della Storia. Contro la loro statica fissazione nella coscienza comune, a me interessava restituire la loro versione dell’accaduto, totalmente discorde da quanto crediamo di sapere. Il mio è un approccio sovversivo e per certi versi blasfemo: ma il compito di uno scrittore, più che offrire al lettore una rassicurante evasione, è quello di invitarlo a pensare.
Cosa accomuna i personaggi storici, i miti, i protagonisti fantastici dei racconti e perché sceglie di indagare il loro momento rivelatore?
Chi più e chi meno, in maniera e in momenti diversi, tutti ci troviamo ad affrontare nella vita svolte capitali, dopo le quali non siamo gli stessi. I personaggi dei miei racconti sono accomunati dal fatto di essere colti sempre nel punto cruciale della loro vicenda, a una svolta che ne muta lo stato, ma anche la posizione che occupano nell’immaginario collettivo. E la loro “ora della mezzanotte” è un monito lanciato a guardare alla realtà con occhio non pigro ma dubitativo.
Conoscenza e immaginazione. Quanto ha influito nella stesura de L’ora della mezzanotte il suo bagaglio di cultura e quanto, invece, l’uso della fervida e pura immaginazione?
La mia formazione filosofica non è estranea al mio modo di scrivere. La grande letteratura è quella che, in epoche e con sensibilità mutate, tratta i grandi temi con cui l’umanità si confronta da sempre: il tempo, l’amore, la morte, il male, il senso della vita, l’esistenza o meno di dio. Anche le conoscenze storiche hanno fecondato la mia scrittura. Solo che, mentre storia e filosofia sono discipline specialistiche, io tratto quei temi narrativamente, convinto che i grandi scrittori, per limitarmi al ‘900, sono stati anche filosofi (Mann, Proust, Musil, Camus, ecc.)
Conosciamo la sua instancabile tensione verso la scrittura che la vede misurarsi/confrontarsi con testi sempre diversi così come con forme narrative e stilistiche differenti. Lo stesso L’ora della mezzanotte presenta diverse forme stilistiche. Con quale tipo di scrittura riesce meglio a soddisfare la sua vena creativa?
A seconda del racconto. Mentre nel ciclo storico “Il declino degli dèi” ho fatto ricorso a un narratore onnisciente per poter stringere coerentemente una materia eterogenea, in questi racconti faccio ricorso a soluzioni compositive differenziate, come il monologo interiore, il dialogo, il resoconto, la confessione, la lettera. E senza tradire la cifra stilistica che mi caratterizza, adatto la lingua di volta in volta al narrato, sicché ogni racconto sceglie la sua forma all’interno però del disegno organico di rispondere alla domanda circa l’ora della mezzanotte e le sue conseguenze.
Eveline Bentivegna