Il maltempo torna a fare disastri, stavolta al Sud. In Calabria e Sicilia era allerta meteo, ma si sperava di non dover parlare di altre vittime dopo i fatti della Liguria. E invece una tragedia ha colpito Scarcelli, frazione di Saponara, uccidendo un bambino di dieci anni e distruggendo una famiglia. A Barcellona Pozzo di Gotto un fiume in piena ha trascinato con sè auto ed alberi tra i palazzi del centro
Dopo la Liguria e la Toscana è toccato al Sud, Calabria e Sicilia nello specifico, fare i conti con la furia devastante ed assassina di acqua e vento, che dietro di sè hanno lasciato ancora una volta vittime innocenti e disastri enormi. Tre le vittime di quest’ultima ondata di maltempo, tutte in una piccola frazione del messinese, e molti i danni, causati soprattutto dalle esondazioni di fiumi e torrenti. A Scarcelli, nei pressi di Saponara, nel messinese, un crostone roccioso si è staccato dalla montagna: i testimoni raccontano di un forte boato, come un terremoto e di un torrente di fango che ha subito travolto le case. Così una serata di pioggia torrenziale ha trasformato Saponara, paese ‘presepe’ della collina Peloritana, in un inferno. Il costone roccioso staccatosi dalla montagna ha ‘inghiottito’ una palazzina del piccolo borgo di Scarcelli uccidendo Luca Vinci, un bambino di 10 anni, Beppe Valla, un laureando in medicina, 28 anni, e suo padre Luigi, 55, operaio delle acciaierie a Milazzo, sindacalista della Fiom; componenti di due nuclei familiari che abitavano nello stesso edificio. Quando il fiume di fango ha investito la palazzina il piccolo Luca era con la mamma, Piera, 28 anni, incinta, e il compagno della donna, Gianluca. Sono stati loro ad estrarlo dalla melma che lo ha sommerso, ma purtroppo era già troppo tardi: il bimbo era morto. In casa Valla, al piano superiore, al momento della tragedia c’erano tre persone: la madre, il padre e il figlio Beppe; l’altro figlio, un ragazzo di 25 anni, si trovava fortunatamente a Villafranca Tirrena (un comune poco distante che ha riportato solo danni dovuti all’allagamento di strade e case). La donna si è aggrappa disperatamente all’inferriata di un balcone ed è stata salvata dai vicini, ma per padre e figlio, scesi al piano terra per rendersi conto di quanto stava accadendo, non c’é stato niente da fare. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, la brigata Aosta dell’esercito, la protezione civile, carabinieri e volontari. Ma la tragedia si era già consumata. Si sono salvate le persone rimaste bloccate nelle case, soprattutto ai piani alti e sui balconi. “È stata un’esperienza terribile mi è sembrato di morire, ho sentito un boato e ho pensato al terremoto. Poi ho visto due metri di fango coprire la mia casa. Sono fuggita dal balcone, passando sul tetto dell’edificio vicino”, racconta una delle testimoni. E così hanno fatto in tanti a Saponara per fronteggiare quello che il capo Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, definisce “un evento eccezionale”. Nulla a che vedere con Giampilieri, insomma. Anche perché, spiega il sindaco Nicola Venuto, “a memoria d’uomo non era mai accaduto niente del genere” e la zona “non era considerata a rischio”. Una valutazione condivisa anche dagli abitanti, soprattutto dai più anziani. La collina è franata, sottolinea lo stesso Gabrielli, per l’enorme quantità di pioggia caduta: 260 millilitri in 12 ore. Nessuna vittima si è registrata per fortuna nelle altre zone del messinese duramente colpite dalle violenti piogge: numerosi allagamenti si sono registrati a Milazzo, un ponte è crollato a Calderà, nell’omonima frazione di Barcellona Pozzo di Gotto, che rimane la zona maggiormente colpita dalla spaventosa alluvione aggravata dell’esondazione del fiume Longano. Uno scenario apocalittico quello che i barcellonesi, anche dopo una settimana si trovano ancora ad affrontare a causa del mare di fango che ha letteralmente sommerso gran parte della città, trascinando con sé e distruggendo quanto trovava sul suo cammino. Completamente invasa da fiumi e detriti, la città è rimasta inaccessibile per diverse ore, le condutture idriche sono completamente saltate e i collegamenti telefonici sono stati interrotti per ore. Isolate sono rimaste anche alcune zone periferiche della città a causa delle numerose frane verificatesi in seguito all’abbondante e violenta pioggia. A distinguersi “nel dopo alluvione” quelli che la città ha subito ribattezzato “gli angeli del fango” che in attesa che giungessero i soccorsi e gli aiuti e che la macchina organizzativa della protezione civile si mettesse in moto e si occupasse della città, hanno continuato a scavare ininterrottamente per liberare dal fango strade, macchine e abitazioni. La Procura di Messina ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con le ipotesi di reato di disastro colposo e omicidio colposo. “Ma non ci sarà un’altra Giampilieri sul piano degli interventi” assicurano i ministri dell’Interno, Annamaria Cancellieri, e quello dell’Ambiente, Corrado Clini, giunti a Messina per un vertice sull’emergenza maltempo. “La nostra presenza qui – ha spiegato il responsabile del Viminale – è su delega del presidente Monti per assicurare la vicinanza del governo alla popolazione”. Clini ha auspicato “l’aggiornamento della mappa sulla vulnerabilità idrogeologica. “Il dissesto idrogeologico è una priorità assoluta, e quello che sto cercando di fare di corsa è di ridefinire il fabbisogno per l’ambiente in modo che sia legato ad obiettivi di spesa precisi limitando i margini di discrezionalità delle amministrazioni locali”. “Buona parte delle risorse destinate alla protezione dell’ambiente – ha spiegato Clini Così Clini, rispondendo ad una domanda sui dati diffusi dalla CGGIA di Mestre secondo cui solo l’1 per cento dei 41 miliardi stanziati per la protezione dell’ambiente vengono spesi per contrastare il dissesto idrogeologico – sono state destinate ad opere che in realtà sono di risistemazione di arredi urbani piuttosto che di infrastrutture. Le autonomie locali individuano le loro priorità con altri obiettivi”.In tutto il Sud invaso dal mal tempo, e in particolar modo a Scarcelli è ancora il tempo dello sconforto e delle lacrime. Ma arriverà anche quello di porsi delle domande, perché queste tragedie e queste vittime da dover evitare a tutti i costi hanno il triste sapore del deja-vu: il 25 ottobre 2007 un’alluvione nel Messinese causò ingenti danni, e solo per fortuna nessuna vittima. Nel dicembre del 2008 sempre Barcellona visse momenti critici dopo i forti acquazzoni che allagarono gran parte delle strade, provocando danni solo relativamente contenuti per una città come Barcellona che non può, e non deve, non essere preparata a simili evenienze. Il primo ottobre del 2009 il Messinese ha vissuto un nuovo incubo quando nel giro di 3 ore sono caduti 230 millimetri di pioggia. Le zone più colpite sono state Messina, Giampilieri, Altolia, Molino, Santo Stefano di Briga, Briga Superiore e Pezzolo. Crolli, frane, morti, intere zone isolate e danni per milioni. Dopo lo sconforto, arriverà il tempo delle colpe e si parlerà, ancora, dell’abbandono dei terreni coltivati, della cattiva gestione forestale, della mano scellerata dei piromani, dell’aumento delle piogge negli ultimi anni, della mancanza di piani di emergenza adeguati, della mancata messa in sicurezza del territorio, della carente valutazione delle aree a rischio e della mancanza di fondi adeguati. E dopo tutto questo speriamo arrivi, sul serio, anche il momento di non dover piangere più le vittime dell’acqua assassina. Perché se spesso la natura è indomabile, altrettanto spesso, forse, l’uomo dovrebbe sforzarsi di ripettarla.