Il prossimo 4 dicembre gli italiani sono chiamati ad esprimere il voto sull’approvazione definitiva della riforma della Costituzione, il pdl Renzi-Boschi, che non ha ottenuto la maggioranza dei due terzi dei voti, né alla Camera né al Senato.
La riforma ci viene presentata come migliorativa dell’attuale processo legislativo e riduttiva dei “costi della politica”.
Confutiamo la tesi nei punti elencati di seguito.
– La riforma dovrebbe portare ad un’approvazione più rapida delle leggi, ma di fatto non c’è alcuna garanzia. Non si supera il bicameralismo paritario, ma lo si rende più confuso, creando conflitti di competenza tra Stato e regioni, e tra Camera e nuovo Senato. I procedimenti legislativi, passano da 1 a 10: si potrà legiferare seguendo 10 percorsi differenti. Pertanto le leggi non verranno necessariamente approvate più velocemente, ma potrebbero invece essere bloccate da ricorsi alla Corte Costituzionale per effetto dei conflitti di competenza e dei diversi procedimenti legislativi previsti dalla nuova riforma.
È importante poi sottolineare come questo sia comunque un argomento debole. Infatti non è il bicameralismo che rallenta la produzione di leggi ma solo la volontà politica. Anche il Presidente Grasso lo ha recentemente sottolineato (Ansa)
In casi come il Lodo Alfano o la riforma Fornero, i tempi di approvazione sono stati brevissimi (20 gg il primo, 16 giorni la seconda).
Confrontando i dati con i parlamenti di Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, si vede come in realtà l’Italia produca molte più leggi e in tempi molto celeri. Non servono più leggi o leggi più veloci in Italia, ma leggi migliori, e più facili da applicare.
Perché dunque dovremmo stravolgere la Costituzione e indebolire il Parlamento che è l’organo che ci rappresenta?
– La riduzione dei “costi della politica” è minima a fronte di una perdita di rappresentanza importante. Il numero dei senatori passerà sì da 315 a 95 ma non si ridurranno i costi di funzionamento del Senato. Il risparmio non sarà di 500 milioni l’anno come inizialmente dichiarato ma al massimo di 50. Meno di un mese fa, era stata proposta una legge (m5s) che prevedeva il taglio di 61 milioni di euro dagli stipendi dei parlamentari e 26 milioni di euro di spese telefoniche e viaggi. Se questa legge fosse stata approvata, si sarebbe ottenuto un risparmio maggiore che con la riforma, e senza bisogno di stravolgere l’asse costituzionale dello Stato. La proposta non è stata accettata. Perché tagliare gli stipendi quando si possono tagliare i parlamentari?
Votando NO, si salvaguardano i diritti dei cittadini, ecco perché:
La rappresentanza democratica è compromessa da questa riforma, poiché essa prevede l’aumento del numero di firme necessarie per una legge di iniziativa popolare, da 50’000 a 150’000. Sarà pertanto molto più difficile presentare progetti di legge di iniziativa popolare.
I senatori non vengono più eletti dai cittadini, ma verranno scelti tra i consiglieri regionali e i sindaci delle città d’Italia proposti dalle segreterie di partito. Di fatto il cittadino non elegge più direttamente i propri rappresentanti e il Senato diventa un’istituzione composta da politici con doppio mandato.
I consiglieri regionali e i sindaci che diventeranno senatori, acquisiranno l’immunità parlamentare. Qualora venissero iscritti nel registro degli indagati, gli inquirenti non potranno sottoporli a perquisizione, arrestarli o utilizzare intercettazioni telefoniche a loro carico senza l’autorizzazione del Senato.
Avremo un potere centrale più forte e meno autonomie locali.
Solo la Camera concederà la fiducia al Governo: si crea un rapporto fiduciario diretto. Di conseguenza viene rafforzato il potere centrale a scapito delle autonomie locali, che verranno interpretate da un nuovo Senato di fatto depotenziato.
I contrappesi democratici vengono indeboliti da questa riforma. Per effetto del combinato disposto di riforma + legge elettorale, si aprirà una frattura democratica. Un partito che non ha la maggioranza nel paese, potrà contare nella maggioranza assoluta dei seggi nell’unica camera interpellata dal governo, e potrebbe scegliere autonomamente il Presidente della Repubblica e buona parte dei giudici della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura. Il governo godrà dunque di un potere quasi assoluto.
Il referendum costituzionale si terrà il prossimo 4 dicembre, e non c’è bisogno del raggiungimento del quorum perché sia valido.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, sta inviando a casa degli Italiani all’estero una lettera per invitarci a votare Sì a questa riforma. Questa operazione avrebbe dovuto essere accompagnata da un’altra equivalente per invitarci a votare NO, per ragioni di equilibrio e di democrazia elementari. Questo non è stato possibile poiché non sono stati concessi gli indirizzi degli italiani all’estero al Comitato del NO.
Ci auguriamo, con questa pagina, di avervi dato qualche elemento di consapevolezza in più sull’importanza di questo voto.
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” (art.1 della Costituzione Italiana)
Raffaele Lo Forte