A Davos/GR si è appena conclusa la 49a edizione del WORLD ECONOMIC FORUM-WEF. L’evento è nato ad inizio degli anni Settanta su iniziativa del suo fondatore ed attuale dirigente: KLAUS SCHWAB, docente di economia politica alla Università di Ginevra. Obiettivo iniziale del Forum: permettere un incontro informale tra i leader industriali internazionali. Era appena terminata la stagione del Sessantotto e il mondo economico avvertiva la esigenza di interpretare i cambiamenti richiesti dalla società. Nessuno poteva immaginare le evoluzioni che si apprestavano rivoluzionare i periodi a venire.
Anni settanta: alla crisi petrolifera seguiva quella industriale e una iper-inflazione, entrambe conseguenti all’esplosione dei prezzi delle materie prime. Anni Ottanta: l’ondata di liberalizzazioni e l’imporsi della finanza di impresa segnano l’arrivo di un terzo incomodo nel dialogo fra società e politica: l’economia, che avrebbe poi chiesto regole uniformi per agire a livello mondiale, dando cosi’ origine alla globalizzazione. Anni novanta: cade il regime sovietico ed iniziano le turbolenze politiche nei paesi medio-orientali; la Cina debutta come nuova super-potenza; nasce internet. Anni 2000: anni di crisi borsistiche; crollano produzione industriale e consumi, si accentua la sensibilità sociale verso le risorse ambientali per tutelare il sostentamento delle prossime generazioni. Ma inizia anche la stagione della austerità per i bilanci statali, specie in una Europa che aveva appena adottato l’euro. Moneta unica, ovvero: sacrifici per tutti. Da alcune di queste premesse nascono le reazioni di anti-politica, oggi evolutesi in sovranismi. Siamo ai giorni nostri. I tradizionali contrapposti blocchi di potere cambiano nella forma.
Alle ideologie si sovrappongo devastanti fake news di origine incerta, ma eventualmente capaci di influire addirittura sui processi elettorali. Il progresso tecnologico spinge la società a inutilmente cercare nella digitalizzazione una risposta alle proprie inquietudini. Chi puo’ emigra. Da ogni parte del mondo. Per andare altrove. Ma in un mondo comunque globalizzato. La evoluzione industriale è 4.0, attualmente al massimo livello di evoluzione. E’ naturale che nel corso degli anni e degli eventi il WEF abbia finito per diventare non solo un autorevole osservatorio della società, ma abbia anche attratto l’interesse dei leader politici mondiali. Tuttavia senza mai tradire la sua impostazione iniziale e trasformarsi in quello che alcune voci critiche talvolta hanno chiesto il WEF dovesse diventare: lo specchio delle inquietudini sociali.
Veniamo al tema della edizione 2019: lo sviluppo della automazione industriale, la globalizzazione 4.0. I leader mondiali debbono imparare dagli errori avvenuti in passato e creare le premesse per una società piu’ inclusiva. Sviluppo economico ed ambientale devono procedere di pari passo. Inutile perdere altro tempo. La tecnologia sta per dotarci di strumenti talmente efficaci e rapidi da non concedere quasi piu’ ripensamenti in corso d’opera.
“Al momento siamo impreparati ad affrontare l’ importanza delle sfide che ci attendono”, ha commentato KLAUS SCHWAB, direttore del WEF. “Affrontiamo le nuove sfide legate alla globalizzazione con schemi mentali ancora obsoleti. Non basterà adattare il nostro attuale modo di amministrare e gestire le cose. Dobbiamo reinventarci. Per approfittare non solo delle infinite opportunità che ci attendono. Ma anche evitare il ricrearsi delle diseguaglianze che oggi ci troviamo a vivere”. Al termine dei lavori di questa edizione il parere dei partecipanti è concorde: anche Davos 2019 si è confermata occasione irrinunciabile per un incontro diretto fra i leader mondiali dell’industria, della finanza e della politica. In particolare, seguendo le proposte del comitato organizzativo del WEF, le discussioni non hanno mai perso di vista l’attore principale dello sviluppo della società: l’individuo. Investitore, consumatore, naufrago nell’oceano delle tecnologie digitali, elemento dell’ecosistema o nella fragilità della malattia: comunque lo si sia esaminato, l’individuo deve rimanere elemento centrale delle attenzioni di chi produce, governa, investe o progetta. I tempi stringono. Il progresso avanza. Le tecnologie ci mettono in uno stato di reciproca dipendenza. Il mondo si suddivide in centri di potere multipli e conflittuali.
La politica fatica a dare risposte univoche ad una società impegnata in una incessante corsa ad adeguarsi alla digitalizzazione. Non sono tollerate incertezze. Lavora solo chi riesce ad adeguarsi. Altrimenti: viene escluso. Nel frattempo l’individuo reagisce: contro il sistema ed il facile bersaglio dei partiti storici, considerati causa dei loro stessi mali. Insomma: é urgente che evoluzione tecnologica e sociale ormai procedano di pari passo. Senza perdersi di vista. Né lasciare indietro nessuno. Come invece sembra già succedere.
Nel frattempo le economie internazionali continuano il loro corso. E se i conti non tornano, inevitabilmente, si pagano nel giudizio degli esperti. Lo ricordano gli economisti del FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE-FMI che a Davos hanno esposto le loro previsioni per il 2019. Ci stiamo incamminando verso un generale rallentamento della economia mondiale. In particolare, quella cinese frenerà come mai non si vedeva dagli anni Novanta. I motivi: tensioni commerciali USA-Cina, la aspettativa di un aumento dei tassi di interesse, le incertezze legate alla Brexit, i deficit di bilancio di paesi come l’Italia.
Il giudizio del FMI é negativo anche per i diciannove paesi che usano l’euro come moneta nazionale. Risultato: la Germania sconterà un calo delle esportazioni proprio verso queste economie. “Dopo due anni di crescita, la economia mondiale crescerà meno del previsto, mentre i rischi aumenteranno”, ha concluso CHRISTINE LAGARDE, Direttore operativo del Fondo Monetario Internazionale.
Andrea-Luigi De Grandi e Nicoletta Lea Tomei