E intanto la stampa rivela: il principe Carlo cercò di fermare la guerra in Iraq
LONDRA – Ma quale “Re ombra”? Il principe William non ha nessuna intenzione di esercitare un ruolo che possa indebolire la successione di suo padre, il principe Carlo, alla Corona britannica. Anzi, per i prossimi anni il primogenito di Carlo e Diana intende solo “concentrarsi sulla sua carriera militare”, oltre che sulle sue attività umanitarie. Con una rara dichiarazione pubblica concessa al Sunday Telegraph dal portavoce di St James’s Palace, il principe William ha smentito le voci circolate nelle scorse settimane sui tabloid britannici secondo cui la regina Elisabetta sarebbe pronta in un prossimo futuro ad abdicare in suo favore, facendo scavalcare Carlo, e intanto affidando progressivamente al nipote sempre maggiori compiti e responsabilità.
Le indiscrezioni, subito smentite da Buckingham Palace, parlavano di un graduale passaggio delle regali incombenze a William che avrebbe sollevato la sovrana (83anni) e il marito Filippo (88) dal peso di molti viaggi e visite pubbliche: le maggiori responsabilità per il 27enne William e non per suo padre, però, suggerivano che il figlio di Lady Diana veniva considerato da Elisabetta II il miglior candidato a prendere il testimone della dinastia dei Windsor. Ora è lo stesso nipote della regina a smentire, anche se lo fa a due settimane dalla sua partenza, il prossimo 17 gennaio, per la Nuova Zelanda e l’Australia, per il suo primo viaggio in rappresentanza della nonna.
“Il principe William non sarà un Re ombra”, ha detto il suo responsabile stampa, questa possibilità non viene neanche presa in considerazione. “Nei prossimi anni – ha spiegato ancora il portavoce di St James’s Palace – il principe William si concentrerà soprattutto sulla sua carriera militare, mentre cresceranno anche i suoi patronati benefici e gli altri interessi che lui coltiva”. La presa di posizione fa emergere un William, secondo nella linea di successione alla Corona, particolarmente preoccupato dell’eventualità di ledere le prerogative del padre Carlo come legittimo erede al trono.
“Il principe William – ha detto al Sunday Telegraph una ‘alta fonte’ tra gli aiutanti reali – vede meglio di chiunque altro l’enorme mole di duro lavoro che il principe di Galles conduce per cercare di migliorare questo paese, e vuole che i riflettori illuminino il più possibile la figura del padre”. Inoltre, “non vuole che gli sia attribuito un certo ruolo prima che venga il suo tempo”.
IL PRINCIPE CARLO CERCÒ DI FERMARE LA GUERRA IN IRAQ Il principe Carlo era così convinto che Tony Blair sbagliasse a portare la Gran Bretagna in guerra in Iraq che ruppe il tradizionale silenzio della Corona britannica sulle scelte del governo e fece un’attiva campagna contro l’intervento bellico. È stato il News of the World a rivelare oggi come il principe di Galles avesse manifestato a rappresentanti del mondo politico la sua opposizione alla guerra in Iraq e come avesse anche ironizzato sul premier Blair denominandolo “il nostro glorioso leader”.
Il tabloid, che dice di basarsi su “inappuntabili fonti interne”, descrive come una “attiva campagna contro l’invasione” quella condotta dall’erede al trono, che accusò il presidente americano George W. Bush di aver dato il via a un intervento partendo da sbagliate informazioni di intelligence. Inoltre, secondo Carlo, l’invasione avrebbe avuto il risultato di inasprire le tensioni nella regione. Carlo puntò il dito anche contro gli altri leader occidentali per non aver voluto mettere mano al conflitto israelo-palestinese, cioè quello che, a suo parere, era la vera miccia dell’instabilità mediorientale. Le rivelazioni sulla opposizione di Carlo alla guerra giungono all’indomani di critiche analoghe alle scelte di Blair espresse con inedita durezza dal predecessore, il conservatore John Major, secondo cui il modo in cui fu condotto l’intervento bellico del 2003 ha fatto più danni alla verità nel sistema politico britannico di quanti non ne abbia fatti lo scandalo sulle spese parlamentari.
“Cresce il sospetto che la ragione dell’invasione fosse il cambio di regime piuttosto che le armi di distruzione di massa”, ha detto Major. Sull’argomento, a partire da febbraio, Blair e i suoi ex ministri testimonieranno dinanzi alla commissione d’inchiesta guidata da John Chilcot. Anche il principe Carlo, comunque “pensava che il premier stesse commettendo un grave errore ed illustrò chiaramente la propria posizione a personaggi influenti e a politici”, scrive il News of the World dando voce a una “fonte autorevole”.
“Riteneva che inviare là le nostre truppe sarebbe stato un disastro e si è poi visto che era nel giusto”. Nel mirino del principe di Galles, comunque, ancora più di Blair c’era Bush, che secondo la fonte citata dal tabloid, “lo terrorizzava”. Inoltre il suo vero auspicio era che la comunità internazionale indirizzasse i suoi sforzi sulla soluzione del conflitto tra israeliani e palestinesi, “il veleno – diceva – che sta corrompendo il punto di vista di tutti a proposito dell’Islam”. Resta il fatto, prosegue la fonte, che “naturalmente Sua Altezza reale sostiene in maniera convinta i nostri ragazzi al fronte. Ha due figli militari e la famiglia reale è intrinsecamente legata alle forze armate”.