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5 May 2024
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Politica

1:12

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10_Albanese_Franco_75508“C’è chi ha troppo (pochi) e chi ha pochissimo (molti)”, osserva il Partito Socialista in una nota, lanciando l’iniziativa “1:12” questa primavera, sottoposta in votazione popolare il 24 novembre 2013. L’iniziativa chiede che nessuno in un’azienda possa gu adagnare in un mese più di quanto guadagna in un anno chi ha il salario più basso, vale a dire, se il lavoratore con lo stipendio più basso prende, ad esempio, 3’500 fran chi al mese, il lavoratore con stipendio più alto non può prendere una paga più alta di 42’000 franchi al mese. Travail.Suisse in uno studio ha presentato differenze salariali  in alcune aziende svizzere, come la Credit Suisse, dove la differenza tra lo stipendio più basso e quello più alto nel 2010 era di 1:313, oppure la Nestlé dove il sala rio del CEO Paul Bulcke era di 12,4 milioni di franchi, una differenza di 1:238. Per chiarirci le idee sulla questione, abbiamo fatto alcune domande ai sostenitori delle fazioni opposte

“Un attacco distruttivo”

Perché l’iniziativa è da rifiutare?

Perché l’iniziativa dei Giovani Socialisti è solamente un attacco irrazionale e distruttivo al nostro benessere guadagnato lavorando duramente, con un tasso di disoccupazione minimo. Già mi sono espresso con un voto contrario quando nel Consiglio cantonale zurighese un’iniziativa parlamentare, analoga all’iniziativa 1:12, ha voluto intervenire sulla politica salariale della ZKB. Lo sottolineo anche adesso: interventi così rigidi e invasivi nel mondo di lavoro svizzero equivalgono a delle metastasi che distruggono il nostro ordine economico liberale.

Quali sono le conseguenze di un SÌ?

La collaborazione consolidata e costruttiva tra imprenditori e le parti sociali non starebbe più in piedi perché da questo punto non sarebbero più gli imprenditori, i lavoratori e i sindacati a determinare i salari, ma lo stato. Inoltre un SÌ avrebbe gravi conseguenze sulla concorrenza, soprattutto per quanto riguarda il mercato internazionale.

Secondo Lei con un Sì, aumenteranno i salari bassi o diminuiranno i salari alti?

Né l’uno né l’altro. Per questo l’iniziativa è distruttiva e causa solamente danni collaterali. I salari bassi saranno messi al sicuro oppure saranno esportati all’estero. L’elasticità dei prezzi non permette altro. In Svizzera le paghe sono molto più alte in confronto all’estero e questo da anni e il franco forte rafforza ancora di più quest’effetto. Per quanto riguarda le paghe alte, invece questi preferirebbero andare all’estero privando in questo modo al fisco svizzero l’entrata delle loro tasse.

Quali sono le conseguenze per quanto riguarda l’AVS e le tasse?

Siccome non è possibile pronosticare nel dettaglio le reazioni e i provvedimenti delle singole imprese, non è possibile parlare delle perdite in cifre esatte. È sicuro però che le perdite delle entrate saranno enormi. Soprattutto le perdite dei contributi alle assicurazioni sociali ne risentiranno in particolar modo. Solo nell’AVS si aspettano perdite miliardarie. Se si pensa inoltre al fatto che oggi il 10% dei tributari con il salario massimo pagano più di 75% delle imposte federali dirette, si capisce anche perché la direzione cantonale di finanze e economia sono contrari.

Cosa pensa dell’argomento “Con un SÌ aumenterà la disoccupazione”?

Questo è sicuro.  Le imprese dovrebbero considerare, anche in tempi non sospetti, di spostare posti di lavoro in paesi con leggi di lavoro più liberali per non perdere la competitività. In più le ditte con contributi del sussidio sociale dovrebbero compensare con contributi più alti, cosa che causerebbe di nuovo il pericolo di posti lavori nuovi e anche di quelli che esistono già.

Perché lo vede sbagliato intervenire nelle decisioni di un’azienda, in questo caso per quanto riguarda il pagamento dei salari?

Perché questi interventi statali prima o poi portano ad una forma di economia pianificata. Un mercato flessibile e liberale, come esiste oggi in Svizzera, può essere visto come uno dei fattori principali indiscussi del nostro successo economico ed è da mettere in relazione diretta con il basso tasso di disoccupazione.

Crede che sia comprensibile la rabbia di un lavoratore che prende circa 4’500 franchi al mese nei confronti di un manager che prende 100 volte di più? Una tale differenza di salario può essere giustificato con il fatto che si è investiti di una maggiore responsabilità nella mansione svolta o che si è provvisti di una formazione più alta?

Qui viene accennato sempre alle differenze salariali che si allargano sempre di più, però uno studio dell’università di San Gallo mostra che in percentuale il salario più alto attualmente è al livello degli anni 1950 a 1970. Un dato di fatto è anche che nel confronto internazionale le situazioni sul mercato svizzero sono eccellenti. I salari medi sono sui primi posti e di 1/3 più alti che nei paesi vicini, il tasso d’occupazione è una dei più alti nel mondo, mentre la disoccupazione è circa a metà della media OECD. Nonostante ciò posso capire che pochi salari da record creano il sospetto di un arricchimento ingiustificato e suscitano un dispiacere generale. Un „coperchio salariale“ imposto per tutti però non crea giustizia, ma soddisfa al massimo per un momento l’animo dell’uno o dell’altro e crea allo stesso tempo problemi maggiori, mentre indebolisce la nostra posizione economica.

Franco Albanese

“Frenare gli eccessi”

Perché l’iniziativa è da accettare?Vania Alleva_Foto

Salari milionari e top manager con retribuzioni che superano di oltre 100 volte quelle dei normali dipendenti sono ormai all’ordine del giorno, non solo nelle grandi banche. C’è chi in Svizzera si arricchisce sulle spalle della collettività, mentre più di 330’000 persone pur lavorando sodo guadagnano meno di 4000 franchi al mese. Questa crescente disuguaglianza è assolutamente iniqua e nuoce alla Svizzera. Nessuna logica economica giustifica salari così esorbitanti! Con l’iniziativa diciamo No agli abusi e Sì a salari più equi. Nessun manager deve guadagnare in un solo mese più di quanto un altro dipendente della stessa impresa guadagna in un anno intero!

Quali sono le conseguenze di un SÌ?

L’obiettivo è di limitare moderatamente i salari più alti, che hanno superato tutti i limiti della decenza. La domanda chiave è: vogliamo che  singole persone come il manager dell’UBS Andrea Orcel continuino a incassare 26 milioni di franchi come “compenso per inizio lavoro”? Una somma per la quale un dipendente normale deve lavorare ben 390 anni. Queste condizioni non solo sono assurde, ma soprattutto pericolose per l’economia e per la pace sociale. Il successo dell’economia svizzera è dovuto in primo luogo ai quattro milioni di dipendenti, a quasi un milione di casalinghe e alle centinaia di migliaia di piccole e medie imprese. Tengo a sottolineare che le retribuzioni abusive e i bonus milionari non appartengono alla tradizione svizzera. La Svizzera è cresciuta e ha avuto successo senza bonus milionari. Nella seconda metà degli anni 90 il rapporto tra i salari dei manager e i salari medi aziendali era decisamente inferiore a 1:12. Nel 1984 si attestava a 1:6. Oggi il rapporto è in media di 1:43. Dobbiamo fermare questa spirale.

Secondo Lei con un Sì, aumenteranno i salari bassi o diminuiranno i salari alti?

Con un Sì verrà posto un tetto massimo al salario più alto. L’iniziativa pone dunque fine alle retribuzioni eccessive ed è la premessa per una ripartizione più equa della massa salariale. A trarne vantaggio saranno i salari medio-bassi. Tuttavia i redditi più bassi non si alzeranno tutti automaticamente. Per rendere più  giuste le paghe più basse ci vogliono ulteriori misure, come ad esempio la nostra iniziativa sul salario minimo sulla quale voteremo probabilmente nel maggio prossimo.

Quali sono le conseguenze per quanto riguarda l’AVS e le tasse?

Il Consigliere federale responsabile delle assicurazioni sociali Alain Berset e il Consiglio federale nel suo insieme hanno affermato che l’impatto dell’iniziativa sul gettito fiscale e l’AVS non sono quantificabili.. Uno degli studi più realistici, che tiene conto di tutti i parametri e li presenta in maniera trasparente, calcola quattro scenari e arriva a effetti di perdite di 30 milioni e guadagni di 50 milioni. Il che significa, nella variante più negativa, che ci aggiriamo in decimi di punto percentuale del gettito fiscale. Un paragone: la riforma II dell’imposizione delle imprese voluta soprattutto dalle forze politiche che oggi si oppongono a quest’iniziativa costa ogni anno all’AVS tra 300 e 400 milioni di franchi e al fisco tra 780 milioni e 1 miliardo di franchi.

Cosa pensa dell’argomento “Con un SÌ aumenterà la disoccupazione”?

Non credo a un esodo di imprese. Con questa minaccia la controparte  ha cercato di seminare paure anche durante la votazione dell’iniziativa Minder. Risultato: non è successo niente. I motivi per cui le aziende sono in Svizzera sono ben altri: il grande numero di personale ben qualificato, le imposte basse, le infrastrutture praticamente perfette, la sicurezza.

Perché lo vede giusto intervenire nelle decisioni di un’azienda, in questo caso per quanto riguarda il pagamento dei salari?

Là dove abbiamo dei contratti collettivi, i salari manageriali sono esclusi dalle trattative dei partner sociali e inoltre solo la metà delle relazioni di lavoro sottostanno a un contratto collettivo. E come spiegato c’è bisogno di quest’iniziativa perché il sistema manageriale non arriva ad autocontrollarsi e autoregolarsi.

Crede che sia comprensibile la rabbia di un lavoratore che prende circa 4’500 franchi al mese nei confronti di un manager che prende 100 volte di più? Una tale differenza di salario può essere giustificato con il fatto che si è investiti di una maggiore responsabilità nella mansione svolta o che si è provvisti di una formazione più alta?

Capisco l’indignazione e una tale differenza non è assolutamente giustificabile! Se qualcuno in un’azienda si taglia un enorme pezzo della torta salariale, per tutti gli altri rimane poco. L’iniziativa permette una più equa ripartizione. Il successo aziendale non è mai merito di una sola persona, ma di tutti i dipendenti.

Vania Alleva

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