Capeggiato da Mario Adinolfi il Popolo della Famiglia aspira al milione di voti. 98 i movimenti e partiti che hanno depositato il simbolo al Viminale
“A noi la battaglia a Dio la vittoria” è lo slogan a cui si ispira il Popolo della Famiglia. È un mini partito cattolico, ma si fa largo per raggiungere l’obiettivo di poter concorrere alle elezioni del 4 marzo e raccogliere il milione di voti per poter quindi costituire delle alleanze. Il Popolo della Famiglia, il cui leader è il giornalista e politico Mario Adinolfi, aspira al raggiungimento del 3% “che è davvero alla nostra portata” sostiene Adinolfi.
“Contiamo di poter superare il traguardo di un milione di voti, entrare in Parlamento con almeno venti eletti tra Camera e Senato ed essere decisivi per la formazione di qualsiasi maggioranza di governo” afferma il giornalista.
Secondo Adinolfi, “questa legge elettorale offre ai cattolici e agli uomini di buona volontà la straordinaria e irripetibile opportunità di ritornare protagonisti dopo due decenni di assenza di un soggetto politico che dichiari esplicitamente la propria ispirazione cristiana: un partecipante al Family Day non può che salutare questa grande novità”. Queste dichiarazioni a conferma che il mini partito cattolico fa sul serio, tanto che sono stati presentati ufficialmente i primi candidati alle elezioni politiche del 4 marzo. I nomi sono stati svelati martedì 16 gennaio alla Barriera Albertina di Novara, durante una conferenza stampa in cui il segretario nazionale Gianfranco Amato ha annunciato la corsa alle urne in solitaria perché i risultati del recente voto sul fine vita, spiega il segretario Amato, “fa capire bene come affidarsi al centrodestra sia una lotteria: nessuna delle formazioni del centrodestra, nemmeno Fratelli d’Italia, ha votato compattamente contro l’approvazione delle disposizioni anticipate di trattamento. Lo stesso, e ancor di più, si può dire per il divorzio breve, le unioni civili e tutte le altre leggi contro la vita e la famiglia che hanno caratterizzato questa legislatura”. Anche Amato accenna alla necessità di raggiungere la soglia di sbarramento del 3% “per portare in Parlamento una pattuglia compatta di rappresentanti, che vincoli una probabile coalizione di governo di centrodestra a non tradire le istanze del Family Day”.
Nel frattempo sono chiusi i tempi per la consegna al Viminale dei contrassegni politici. Sono in tutto 98 i movimenti e partiti che hanno depositato il simbolo: l’ultimo in extremis è stato ‘L’Italia dei diritti’ con il numero d’ordine 99, dopo il Pd con il 98, ma uno dei simboli (il 50) risulta non depositato. La prima lista a depositare il contrassegno è stata il ‘Maie’ e sono tantissimi i movimenti politici minori: si va da ‘Movimento mamme del mondo’ a ‘W la fisica’, dal ‘Movimento dei Poeti d’azione’ al ‘Sacro Romano impero cattolico’. E ancora ‘M.T.N.P.P. Mov. Tec. Naz. Pop. Pace’ o la ‘Confederazione Grande Nord’. C’è anche la ‘Sinistra rivoluzionaria’. Per quanto riguarda i collegi esteri di Camera e Senato è stato depositato un simbolo di coalizione di Lega Nord, Fi e FdI con i cognomi di Salvini, Berlusconi e Meloni indicati nel tondo.
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