Nuove scoperte su uno degli animali più ammirati
Le api informano le loro compagne sulla condizione di fonti di mangime tramite la ‘danza delle api’, è questo il termine usato in apicoltura e in etologia per una particolare danza a forma di otto delle api. Con l’esecuzione di questa danza, i cui movimenti sono perfettamente codificati, l’ape operaia può comunicare alle compagne preziose informazioni sulla direzione e distanza a cui si trovano fiori, nettare, polline e sorgenti d’acqua. Tale danza è quindi il meccanismo con il quale le api possono reclutare altre api del loro alveare per la raccolta di risorse.
Per decenni i ricercatori presumevano che la distanza sarebbe trasmessa con la durata della danza, ma nuove conoscenze sul capo dimostrano che le api comunicano digitalmente. “Abbiamo analizzato mezzo milione di danze delle api nello scorso anno e abbiamo scoperto che la comunicazione sulle distanze si basa su un codice digitale”, spiega alla Welt il ricercatore Randolf Menzel dell’Università Libera di Berlino.
Menzel illustra come è decisivo il numero di ondeggiamenti, un ondeggiamento dell’addome a sinistra o destra corrisponderebbe a 32 metri, un ondeggiamento completo a circa 65 metri. Il team di Menzel inoltre ha scoperto che le api si orientano alla struttura del suolo creando una specie di mappa nella memoria. Per dimostrare ciò i ricercatori hanno narcotizzato le api per fermare il loro orologio interno, così dopo che si sono svegliate le api si sono avviate con un orientamento sbagliato di 90 gradi verso la loro fonte di mangime. Le api però si sarebbero accorte subito e avrebbero cambiato il percorso “proprio perché navigano attraverso una mappa cognitiva che si basa sulla struttura locale del suolo”, spiega Menzel. Non sarebbe inoltre possibile cambiare questa mappa: “se un alveare viene spostato anche di soli tre metri, l’ape non lo troverà più e non può impararlo”, spiega Menzel.
Api dipendenti!
I pesticidi hanno sulle api un effetto simile alla nicotina sugli uomini: possono creare dipendenza. È l’allarme riportato da Ansa lanciato da alcuni scienziati della Newcastle University che in uno studio pubblicato su Nature affermano che le api hanno una preferenza per soluzioni dolci cui è stata aggiunta una dose di pesticidi, elemento che potrebbe suggerire lo sviluppo di una sorta di dipendenza da queste sostanze chimiche.
I ricercatori hanno osservato che l’ape da miele (Apis mellifera) e il bombo (Bombus terrestri) non evitano il nettare in cui c’è una rilevante concentrazione di tre dei pesticidi del gruppo dei neonicotinoidi più diffusi (Imidacloprid, Clothianidin e Thiamethoxam). Anzi, entrambe le specie sembrano addirittura preferire le soluzioni cui è stato mescolato Imidacloprid e Thiamethoxam rispetto a quelle senza.
Un altro studio, pubblicato sempre su Nature, dell’Università svedese di Lund, ha tra l’altro fornito una delle prove più convincenti della pericolosità dei neonicotinoidi per api e bombi. Gli scienziati svedesi hanno portato a termine quello che ritengono il primo esperimento sul “mondo reale” degli effetti di questo gruppo di pesticidi sulle api e hanno scoperto che le popolazioni selvatiche si sono dimezzate nei campi trattati con queste sostanze chimiche. L’impatto sulle api selvatiche è definito “drammatico” dal professore che ha guidato lo studio, Maj Rundlof, intervistato dal Guardian, mentre lo studio non ha evidenziato conseguenze sulle api da miele.