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6 May 2024
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Scienze

Donne e Scienza

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Le storie di due ricercatrici italiane

Oggi meno del 30% dei ricercatori in tutto il mondo sono donne. Secondo i dati dell’Unesco (2014-2016), solo il 30% circa di tutte le studentesse sceglie discipline STEM (Science Technology Engineering and Mathematics) nell’istruzione superiore. All’inizio della quarta rivoluzione industriale, le donne hanno ancora meno dei due terzi delle opportunità economiche di cui dispongono gli uomini. I posti di lavoro del futuro saranno guidati dalla tecnologia e dall’innovazione, e se la divisione di genere in STEM non sarà superata a breve, il divario di genere nel complesso si allargherà.

A richiamare l’attenzione sul cammino che ancora resta da fare per l’uguaglianza di genere nella scienza sono le Nazioni Unite nel ricordare che l’11 febbraio è la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, istituita nel 2015 dall’Onu, che viene celebrata anche in Italia con numerose iniziative. La partecipazione delle donne e delle ragazze nella scienza – si sottolinea – è “vitale” anche per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile. Su questo tema askanews ha raccolto le testimonianze di due ricercatrici italiane: Stefania Soldini, laureata in ingegneria spaziale al Politecnico di Milano e Loretta del Mercato, napoletana, 39 anni, che a Lecce lavora dal 2015 all’Istituto di Nanotecnologia del Cnr.

“Nonostante nel team di ingegneria di Hayabusa2 la presenza femminile sia decisamente in minoranza, non ho riscontrato particolari resistenze nel lavorare con i miei colleghi. Il Giappone – spiega Stefania Soldini – è un Paese molto tradizionale tuttavia il livello di professionalità e il senso di rispetto della cultura giapponese fa sì che la mia presenza nel team sia stata ben accetta. Il successo della missione e la passione per lo spazio sono le forze che uniscono il team”.

“Ho la fortuna di non aver riscontrato particolari resistenze in quanto donna nel corso della mia carriera. Nella mia famiglia le donne hanno sempre lavorato anche in settori dove le donne erano in minoranza. A mio parere non si dovrebbero fare distinzioni di genere. Seguire le proprie passioni e obiettivi professionali – sottolinea Stefania Soldini – non ha nulla a che fare con l’aspetto fisico né tanto meno con il background culturale. Ritengo che il supporto della mia famiglia e la scuola pubblica italiana, che stimola le menti curiose, hanno avuto un ruolo importante sulle mie scelte di studi”.

Un percorso diverso quello seguito da Loretta del Mercato – sposata e con due bambini di 7 e 2 anni – che nel 2017 ha vinto un Erc Starting Grant per un progetto che mira a sviluppare modelli in vitro 3D di tumore del pancreas per studiare l’eterogeneità delle cellule e le interazioni con il microambiente e dall’anno scorso coordina il team di ricerca dedicato al progetto che, oltre lei, è composto da due ragazzi e tre ragazze.

La passione per la ricerca, spiega, l’ha sempre avuta e per questo ha scelto di proseguire gli studi dopo la laurea, prima in Italia, poi in Germania, all’Università Philipps di Marburgo, e in Olanda, presso l’Istituto MERLN dell’Università di Maastricht. “L’estero è stata un’esperienza fondamentale per la mia crescita professionale e ho avuto subito attestati di stima e fiducia dai miei superiori”.

Poi però nel 2010 ha deciso di rientrare in Italia. “Volevo portare il know how acquisito nel mio Paese. Anche se questo mi è costato molto, perché sono rientrata da precaria e ho rallentato i tempi delle mie ricerche rispetto ai miei colleghi stranieri, soprattutto a causa della mancanza di finanziamenti costanti”.

“Alle ragazze che sognano di dedicarsi alla ricerca – conclude Loretta del Mercato – dico di crederci fino alla fine, di studiare moltissimo, di essere sempre curiose e non lasciarsi spaventare dai fallimenti che sono spesso alla base delle scoperte scientifiche e delle innovazioni tecnologiche. Raccomando loro di trascorrere periodi di ricerca in laboratori esteri, perché così ci si ‘contamina’, si acquista maggiore fiducia nelle proprie capacità imparando a ragionare con la propria testa, un requisito quest’ultimo indispensabile per diventare scientificamente indipendenti”.

Askanews

foto: Askanews

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