Frau Merkel : per l’Europa un’altra via è possibile
Gli statisti destinati a reggere le sorti del mondo si misurano dagli atti che sono chiamati a compiere nei momenti decisivi per il futuro delle loro nazioni.
Per il coraggio delle loro azioni. Per il linguaggio- chiaro, comprensibile, frutto di una lucida e puntuale analisi dello stato di cose – con cui si rivolgono all’opinione pubblica per renderla edotta e partecipe degli avvenimenti. Ascoltando, Frau Angela Merkel, il cancelliere della nuova Germania, non ho potuto che rallegrarmi con quel grande paese per avere portato al vertice della repubblica federale tedesca un così alto dirigente politico e in un momento assai delicato della storia dell’Unione europea di cui ne è, di fatto, la guida. La ascolti al Bundenstag mentre illustra le linee di politica generale per i mesi a venire, battute nero su bianco in una manciata di fogli che non lasciano spazio agli equivoci, o a Dresda, in quella città in cui, giovanetta, combatté la dura battaglia per la liberta di un popolo oppresso e diviso, e ti assale un misto di ammirazione e malinconia per quello che l’Europa potrebbe essere e non è, se fosse governata da tanti politici, preveggenti e coraggiosi, di tale alta caratura morale. Ogni popolo, evidentemente, ha quello che si merita in un particolare momento storico.
La politica tedesca di accoglimento dei migranti in fuga dalla guerra ( Siria con tutto il Medio Oriente ) e dalle miserevoli condizioni di vita, ( Corno e centro Africa ) così come il perseguimento di un accordo all’interno dell’Unione per la ripartizione delle quote dei profughi, mette quella nazione al centro della battaglia morale e civile per dimostrare che un altro mondo è possibile: più solidale, più umano, fondato sulla pari dignità dei rapporti tra popoli e nazioni. Per la verità, contrariamente al nazionalista britannico Cameron, ben accompagnato da quei beceri capi dell’est europeo, il governo italiano, con il suo presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sostiene da tempo la svolta indicata dalla signora Merkel.
Politiche di accoglienza e dell’integrazione da una parte, di pace e stabilizzazione delle regioni in conflitto dall’altra, senza le quali non è possibile immaginare la fine di una diaspora che ha assunto dimensioni imprevedibile e inimmaginabili. Da noi, nel frattempo, si soffia sul fuoco attizzato dalla paura del diverso che bussa alle nostre porte del nostro meridione e delle isole collocate al centro del mediterraneo. Sapientemente sfruttati dai media pubblici e privati, in guerra quotidiana per un punto in più di share, imperversano da mattina a sera miserevoli personaggi, in testa Salvini con i suoi salviniani, ( i colleghi europei a tempo libero, Buonanno e Borghezio)ben attorniati dai meloniani “Fratelli d’Italia e dai relitti di Casa Pound, tragica immagine della più grave sconfitta culturale e di valori di cui l’Italia è stata ed è vittima dall’avvento delle leggi razziali fasciste dell’undici novembre 1938.
Certo, non siamo più in quel contesto e l’Italia democratica è ricca degli anticorpi ( almeno lo spero) in grado di combattere la degenerazione xenofoba e razzista. La vigilanza, tuttavia, si impone, ad ogni e più esteso livello. Senza offrire alcuno spazio a un certo opportunismo che annebbia anche le coscienze di sinceri democratici di fronte a fatti e accadimenti criminosi tali da suscitare forti emozioni ripulsive e di rifiuto. Siamo un popolo di emigranti ( dai trenta ai quaranta milioni dall’unità d’Italia in poi ) che hanno cercato nelle terre del mondo la possibilità di realizzare il loro futuro. Spesso, sono stati discriminati e combattuti ma hanno lottato per i loro diritti e vinto. Non c’è futuro, in Italia, per chi pochi anni or sono, perseguiva la lotta ai cittadini italiani del nostro meridione e la secessione del ricco nord dal resto della repubblica. E l’Europa, d’altronde, ha imparato dalla sua storia passata come le politiche imperiali e di potenza portano ad esiti catastrofici per i suoi popoli le cui ferite sono ancora oggi presenti nelle vaste pianure dell’Ucraina o nelle martoriate terre della Bosnia Erzegovina.
Noi, incalliti ottimisti, amiamo le immagini che ci sono giunte da Vienna e Berlino: folle di uomini e donne del volontariato impegnati nell’accoglienza dei migranti in una gara di solidarietà umana e civile che ci apre il cuore alla fiducia in un mondo diverso e migliore.