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15 May 2024
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STORIE di Gianni Farina

La Casa d’ Italia di Lucerna, patrimonio morale della comunità italiana

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Salvare l’immobile dalle mire della speculazione privata Il ruolo della Cooperativa Casa d’Italia di Lucerna, fondata dai nostri connazionali, con l’intento di salvaguardare una grande storia

Belluno Platz: una storia.

Non siamo in una provincia montana del nord est, esempio, oggi, di uno straordinario progresso economico e sociale del nord Italia.

E nemmeno nelle vicinanze di Longarone, il villaggio costruito sulle rovine provocate dal disastro del Vajont.

Ci troviamo ad Emmen, la cittadina industriale da cui, se sali ai piani superiori dei moderni palazzi in vetro cemento, puoi osservare Lucerna, ammirare la bellezza del Pilatus, allungare lo sguardo sul lago dei quattro Cantoni, sul cui bacino si è costruita la leggenda dei confederati (il patto del Grutli, ove fu pronunciato, il primo agosto del 1291, il giuramento di alleanza fra le comunità di Uri, Svitto e Untervaldo) e la storia della Svizzera moderna.

Ed è a Emmen che, già dai primi decenni del novecento, operava Viscosuisse, la più grande fabbrica manifatturiera della Svizzera centrale. Nel periodo del massimo sviluppo, nei capannoni industriali dell’imponente struttura, dava lavoro ad oltre cinquemila lavoratrici e lavoratori.

Storia dell’emigrazione operaia in Svizzera. Storia di Mirella Fabiane, giunta ad Emmen dall’allora misera città di Belluno dietro suggerimento del parroco locale, e assunta in produzione nel mese di Marzo del 1956.

E come lei, migliaia di lavoratrici e lavoratori italiani, in maggioranza, ma non solo, bellunesi, dai primi anni ’20 e poi, nel decennio 50-60, diedero il meglio delle loro capacità lavorative e umane dopo essere fuggiti dalla miseria del dopo guerra italiano. Furono, in precedenza, i lavoratori italiani a costruire i trafori alpini del Gottardo e del Lotschberg. Tanti morirono, immolati sulla via del progresso per avvicinare le genti e aprire l’era della moderna società industriale.

La Viscosuisse di Emmen continuava una tradizione, un’epopea raccontata nelle pagine memorabili di Max Frisch con l’invito a riscoprire, dietro le braccia di lavoro, l’anima ed il cuore dei protagonisti che contribuivano a fare grande e progredita la Svizzera.

Lavoro, impegno, passioni vecchie e nuove, fiducia in un avvenire più giusto e umano, ma anche tanta nostalgia della Patria, il casolare del primo vagito aggrappato al seno di una madre, i monti, i fiumi, il mare ove ognuno di loro aveva allungato, nella prima giovinezza, lo sguardo oltre l’orizzonte per cercare un filo di speranza nel misero buio del presente.

Già, la nostalgia.

Ed è in quell’istante che scatta, in tanti di loro, l’intento di costruire la casa comune della Patria lontana, talvolta incoraggiati, come negli anni venti, dal regime revanscista e totalitario d’allora.

A Lucerna, Zurigo, Ginevra, Parigi, Lione, e ovunque nel mondo, ove era forte la presenza italiana, vennero erette, grazie all’impegno ed al sacrificio dei nostri emigrati, le “Case d’Italia” in cui ognuno ritrovò la radice della patria perduta.

Lucerna è passato presente di questa storia.

Stabile della Casa d’Italia, già consolato italiano, punto di riferimento di migliaia di nostri cittadini della Svizzera centrale, messo all’asta dallo stato italiano, erede beneficiario degli antichi patrioti italiani.

Non è il modo migliore di tramandare la memoria di una grande storia.

La comunità italiana, nello spirito di servizio alla comunità nazionale, ha fondato la “Cooperativa Casa italiana di Lucerna” con l’intento di partecipare alla gara d’asta e aggiudicarsi l’immobile per perseguire la tradizione, la memoria e la difesa della cultura italiana in Svizzera.

Altri offerenti, e con intenti unicamente privati e speculativi, hanno partecipato alla gara d’asta.

Sarebbe grave che, nonostante l’impegno della Cooperativa a garantire l’esborso di   3 milioni 390 mila franchi, il valore base fissato dalla gara d’asta per l’acquisizione dello storico edificio, lo stabile venisse aggiudicato ad un offerente privato. Le autorità di Emmen, periferia di Lucerna, hanno dedicato una piazza della loro città a Belluno, il capoluogo della omonima provincia da cui arrivarono tanti nostri lavoratori e lavoratrici.

Lo Stato italiano non può, per puro interesse finanziario e di cassa, alienare la memoria racchiusa nello storico edificio “Casa d’Italia”, da sempre, ricchezza e patrimonio  della comunità nazionale.

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