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5 May 2024
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STORIE di Gianni Farina

Il pronto soccorso che mi ha accolto con un sorriso e ridato speranza, energia e coraggio

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Ospedale pubblico di Sondrio in una sera qualunque d’aprile

La sala d’attesa disadorna e pur accessoriata di tutto quanto serve ad un pubblico in attesa. Un anziano barbuto con gli occhi tristi ad osservare la progressione dei numeretti come se fosse allo sportello del totip per effettuare l’ultima giocata della sua miserevole fortuna; la giovanetta eternamente abbracciata, presumibilmente, a sua madre che le accarezza i biondi capelli come fa l’onda sul bagnasciuga amico; Un irrequieto, in tuta da lavoro, che si aggira nella stanza attendendo chissà e qualcosa; e tante altre persone dal fare dimesso pronte alla chiamata.

Già, anch’ io sono là, accompagnato da due angeli custodi a cui mi sono aggrappato per non smarrire il senso della speranza, che, in fondo, la vita è colma di sorprese e non sempre negative, persino nei momenti più drammatici che tu hai vissuto nel corso di una lunga vita. Li osservo tutti, questi miei improvvisati compagni. Vorrei parlare ad ognuno di loro, entrare nei loro cuori, poter esprimere una parola di incoraggiamento, dare e ricevere un augurio sincero.

È una qualsiasi camera d’attesa del pronto soccorso dell’ospedale pubblico di Sondrio, il luogo in cui mi trovo alle ventidue di un giorno qualunque grazie alle premure di “Cinzi and Giuli” con il cuore spezzato da un sentimento di abbandono fisico e umano. Ero partito in mattinata da Zurigo, in condizioni talmente pietose, da mettere in dubbio la possibilità di un viaggio pur urgente e improrogabile.

Già a Milano mi fu impervio, quasi fosse la salita allo Stelvio in bicicletta nei ricordi della mia gioventù, raggiungere il binario del regionale per Sondrio e la mia Valtellina. E non vi racconto le due ore di viaggio verso il capoluogo, i tristi presagi, le ansie, le paure che sono sentimenti collettivi di persone in attesa di un referto medico incoraggiante e positivo.  Tutto, per la verità, è finito bene: abbandono il pronto soccorso dell’Ospedale civile di Sondrio verso la mezzanotte, rischiarata da una luna piena da sembrarti sorridere, tanto è superbamente bella, lassù, nell’immensità del creato e nel mentre odo i rintocchi delle campane che annunciano il nuovo giorno. Già, c’è qualcosa di nuovo nell’aria. Grazie al personale, medico e paramedico, che ha unito la professionalità alla cordialità, l’efficienza alla generosità verso chi vive momenti particolari e difficili. Si sentono tante cose brutte sulla sanità italiana. Ed è pur vero, se ci atteniamo alla cronaca quotidiana.  Anche se il buono è come la pineta sull’alto colle della valle amica che tarda a far sentire la sua benefica linfa nel mentre odi il frastuono dell’unico vecchio abete abbattuto dalla perfida saetta. Eppure il buono esiste e sono ben lieto che sia ricchezza e vanto dei nostri valligiani, da ieri, per oggi e per l’avvenire. Bene, care e cari, da oggi inizia una nuova avventura. Il vostro scriba ha accettato, su invito della Direzione Nazionale democratica, di scrivere una nuova pagina della sua pazza avventura politica e umana. Pensavo che il guerriero, dopo oltre quarant’anni al servizio dei nostri compatrioti in tanti luoghi della nuova Europa – Svizzera, Francia, Germania e Belgio – avesse terminato i suoi servigi dopo i dodici anni al parlamento repubblicano. Evidentemente, dato il difficile, persino drammatico momento politico vissuto dall’Europa in questi ultimi anni, si ritiene che, per contrastare i pericoli di disgregazione dello spirito unitario nell’Unione, vi sia bisogno di tutte le forze soggettive in grado di portare le loro decennali esperienze al servizio della casa comune europea. Battere i sovranisti eredi del nazionalismo sciovinista del secolo passato che ha prodotto guerre fratricide, distruzioni e milioni di morti, è compito ineludibile di tutti noi.

Non vi è più posto, nel mondo globale, per piccole patrie protette da confini antistorici e fallaci.

La Patria italiana, i suoi valori, la sua storia millenaria, il suo popolo, che da secoli va per il mondo portando l’ingegno dei figli migliori, troveranno l’ancoraggio sicuro in grado di resistere alle mareggiate delle tempeste mondiali nella nuova grande Patria europea. Per questi ideali, a cui mi sono ispirato nella mia quarantennale esperienza politica e umana, ho accettato di percorrere l’irto cammino di questa nuova grande sfida. Mi accompagnano l’amicizia e l’affetto di tutti voi.

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