Come vedono gli stranieri, che si trasferiscono in Italia, il Bel paese?
Lasciare il proprio paese per trovare la fortuna altrove non è facile, non è facile perché si lasciano i famigliari, gli amici, ma anche le abitudini. Forse a volte non ci si aspetta che in un altro paese, soprattutto se ci si trasferisce in un paese europeo, di trovare tante differenze. A volte sono piccole differenze che si notano facendo la spesa o al rifornimento, a volte sono situazioni completamente nuove, come può succedere a lavoro o se si è invitati a cena.
Chi di noi ha lasciato l’Italia per venire in Svizzera sa che nonostante i due paesi siano così vicini, le differenze a volte sono enormi. Le numerose interviste della nostra rubrica “Italiani in Svizzera” ci ricordano ogni volta queste differenze. “Quando sono venuta i negozi il sabato chiudevano alle quattro del pomeriggio, una cosa per me assolutamente impensabile, dato che da noi lo shopping si fa la sera”, è solo una delle testimonianze che abbiamo pubblicato nelle nostre interviste e che evidenziano come in terra elvetica le cose funzionano un po’ diversamente.
Quel che sicuramente viene accennato più volte è il traffico, i parcheggi e naturalmente le multe, e quello più di tutte si sente sempre in queste interviste sono i servizi, i mezzi pubblici, la burocrazia.
Ora immaginatevi che da stranieri vi trasferite in Italia, quali saranno le differenze, le particolarità che noterete maggiormente? Vi siete mai chiesti cosa pensa uno straniero quando passa per le strade italiane, fa la spesa o va a prendersi il caffè al bar? Ci ha pensato Leon Benz in un articolo sul giornale online VICE Italia, chiedendo “Qual è la cosa che ti ha scioccato di più dell’Italia quando sei arrivato?” e le risposte sono davvero interessanti.
“L’attaccamento morboso di moltissimi miei coetanei verso la famiglia. In Albania, appena un ragazzo ha un lavoro se ne va di casa—non perché non vuole bene a sua madre e a suo padre, ma per una questione d’indipendenza. Mi ricordo ancora di quando vivevo da solo e di come un sacco di persone mi dicessero, ‘Ma sei così giovane, perché vivi da solo?’ Avevo 22 anni e un lavoro”, racconta ad esempio l’albanese Vasjon Hoxhalli.
È buffa l’osservazione di Dalia Dub che viene dalla Lituania che dice che una cosa “strana per me è stata l’amicizia tra uomini. Generalmente gli italiani cercano molto di più il contatto fisico quando si tratta di socializzare, ma penso che soprattutto i legami tra uomini siano forti ed espressi molto apertamente. Due amici che camminano per strada con un braccio sulle spalle dell’altro o un gruppo di ragazzi al ristorante di venerdì sera—sono cose che in Lituania non vedi, o per le quali lì verresti considerato poco mascolino”.
“Dell’Italia mi ha stupito in positivo la normalità con cui si parla del fatto che sei al verde o che non puoi permetterti qualcosa in certi periodi. In Libano è spesso un tabù e una vergogna per tanti parlarne, soprattutto con gli amici”, racconta il libanese Ali Kiblawi.
Più serio è il parere di Rowland Jones, originario dal Regno Unito: “Per noi stranieri il più grande dei problemi è l’assurda complessità della burocrazia italiana. Sono stato malato di cancro e in ospedale a un certo punto ero più preoccupato per i documenti e le ricette necessarie che della malattia in sé”.
Una testimonianza dell’accoglienza calorosa è quella di Martin Mbongo del Congo: “Quando sono arrivato in Italia per studiare vivevo in una casa per studenti offerta dall’università…La prima cosa che mi ha colpito è stata la loro apertura nei miei confronti. Non ho percepito discriminazioni di alcun tipo—almeno non in casa. Anzi, molti dei ragazzi mi hanno aiutato a risolvere faccende burocratiche che da solo non avrei mai risolto”. Non poteva mancare però il legame all’apparecchio forse più amato dagli italiani: “L’unica cosa che mi ha colpito veramente è stato il loro rapporto con la televisione. Avevamo una grande sala dove mangiavamo tutti insieme e a ogni pasto si guardava e commentava ciò che passava in televisione. Questa è una cosa che in Congo non esiste: durante i pasti ci si dedica alla famiglia, non ai programmi tv”.
Le persone intervistate da Benz raccontano situazioni buffe (“Vuoi un cappuccino dopo mezzogiorno? Non si fa”), ma anche serie (“Ce n’è solo una (cosa) che mi ha fottuto la testa: i segnali stradali”), ogni paese ha le sue caratteristiche, le sue abitudini, cose belle e meno belle e vedere il paese d’origine con gli occhi degli altri può essere buffo, ma potrebbe anche aprirci gli occhi.
“Strana per me è stata l’amicizia tra uomini”
“Mi ha stupito la normalità con cui si parla del fatto che sei al verde”