Nessun pentimento da parte dell’omicida
Non è passato molto dalla vicenda che ha inorridito l’intera città di Palermo, quella del clochard assassinato bruciato vivo mentre dormiva, che l’assassino ha confessato l’insano gesto.
Si tratta di Giuseppe Pecoraro, 45 anni, il benzinaio che nella notte tra venerdì e sabato ha bruciato vivo Marcello Cimino nel portico della mensa dei frati cappuccini, in via dei Cipressi, dove l’uomo era solito trascorrere la notte. Secondo indiscrezioni l’uomo, fermato dalla polizia dopo un interrogatorio con l’accusa di omicidio volontario, avrebbe agito per gelosia. Pare infatti che Pecoraro si fosse da poco separato dalla moglie e sospettava che quest’ultima avesse una storia con il clochard. Per questi “futili motivi ” avrebbe ucciso l’uomo. Cimino e Pecoraro avevano avuto un alterco ieri intorno alle 19.
Decisive le indagini classiche, l’esame attento delle immagini di videosorveglianza e le testimonianze raccolte a riscontro. Nel corso dell’interrogatorio, Pecoraro non ha mostrato alcun segno di pentimento, tentando di giustificare il suo gesto. Inizialmente aveva anche cercato di negare tutto, ma la sua identificazione era stata possibile grazie al video ripreso dalle telecamere installate nei pressi della mensa e dai tanti riscontri trovati dalla squadra omicidi della questura. “Siamo turbati da tanta brutale violenza”, ha commentato il sindaco, che ha fatto esporre le bandiere a mezz’asta sui balconi del Palazzo Comunale e ha indetto una fiaccolata con il corteo in ricordo di Marcello fino al luogo dove è avvenuto l’omicidio.
Presenti la moglie, Iolanda, e le due figlie minorenni. Oltre al sindaco Leoluca Orlando, il vicesindaco Emilio Arcuri e diversi assessori, tra cui Giovanna Marano, Andrea Cusumano. Arrivati sotto i portici, luogo dell’omicidio, c’è stato un lungo applauso al nome di ‘Marcello’. “Papà non meritava questo”, ha urlato una delle figlie della vittima. “Non hanno cuore le persone, chi l’ha ucciso deve fare la stessa fine”. Le figlie avevano provato a far cambiare vita al padre, ma senza successo: “Mio padre era una persona buona – dice una figlia di Marcello Cimino. “Lo avevamo sentito con mia sorella ancora la scorsa settimana. E anche questa volta, gli avevamo chiesto di tornare a casa. Ma lui stava bene qui”.
“Era un uomo buono, ma tormentato – ricorda il parroco Cesare Rattoballi – si dava da fare, ma si è rotto qualcosa nella sua vita e forse a influire sono state anche alcune presenze che si sono rivelate negative. Lo ricordano tutti qui, con grande affetto”.
Cimino aveva una casa, ma dopo che tre anni fa si era separato dalla moglie, era finito a vivere per strada, non aveva più un lavoro e cercava di racimolare qualche euro vendendo ferro vecchio e cianfrusaglie, recuperate nei cassonetti della spazzatura, nei marciapiedi del mercato abusivo che nei week-end viene improvvisato tra i vicoli del quartiere Albergheria. L’accaduto è stato completamente ripreso dalle telecamere di videosorveglianza. Il video mostra un uomo con un giubbotto scuro e un passamontagna per celare il volto che si avvicina con un secchio bianco in mano verso il giaciglio dove qualcuno sta dormendo sotto delle coperte sistemate per terra in un portico.
L’uomo col passamontagna svuota il secchio lanciando della benzina addosso all’ignara vittima che da sotto le coperte ha un sussulto. L’assassino esita un momento, fa tre passi indietro in modo repentino, ma poi dalla tasca estrae un accendino e avvicinandosi alla vittima gli dà fuoco. La fiammata è così forte che colpisce anche l’aggressore che indietreggia di botto mentre cerca di spegnere le fiamme che gli stanno bruciando i pantaloni e fugge lasciando il povero Cimino, 45 anni, morire arso vivo. Il suo corpo carbonizzato viene ritrovato qualche ora dopo dai vigili del fuoco.
[email protected]
foto: Ansa