Passate le elezioni e noti ormai a tutti i risultati, sono molto curioso di vedere quale governo partorirà il neo insediatosi parlamento. La Camera e il Senato usciti dalle urne, presentano numeri percentuali pressappoco simili, che nell’attuale sistema politico italiano significano: o nessun governo oppure le solite manfrine, i salti della quaglia, i mandati elettorali beatamente ignorati, gli accordi sotto banco, il cacio e pepe e volemose tutti bene.
È questa la politica che ci piace? È questo il sistema che fa crescere l’Italia? Vorrei chiederlo a tutti quelli che al referendum costituzionale votarono no e che oggi sbandierano il loro grande successo elettorale: la coalizione vincente di qua, il partito con più parlamentari di là. E il governo? Per ora è stallo, poi al massimo forse un nuovo inciucio. E vorrei chiederlo anche a quei pochi signori della nuova sinistra, che da comunisti dichiarati oggi sono già pronti a stringere accordi con la peggiore deriva populista, magari seguendo al telefonino le direttive che partono da una barca ormai alla deriva nel mare di Gallipoli.
Sono curioso. Sono curioso di vedere come i vincitori daranno seguito alle loro belle promesse elettorali. Nel mio ragionamento parto da quello che considero un dato di fatto: al nord ha vinto la paura, al sud la pancia; adesso spetta a loro mettere insieme la pancia e la paura.
Su alcuni media che fino a ieri avevano sparato letame su Renzi e il suo partito, si comincia ad auspica un coinvolgimento dei democratici nella maggioranza. Si comincia a tirare la giacca. Grandi giornalisti e commentatori politici hanno iniziato il loro canto delle sirene e qualche marinaio, in mezzo alla tempesta si è scoperto possibilista sull’entrata in maggioranza. Se vuole farlo se ne assuma la responsabilità personale ed esca dal PD.
L’accordo con una delle due parti, l’appoggio a un loro governo sarebbe un errore madornale, se fatto come partito probabilmente la fine; per questo il PD deve starne fuori, infamato in campagna elettorale dalla paura e dileggiato dalla pancia, non deve lasciarsi coinvolgere da nessuna delle due fazioni, continuando a percorrere con forza il suo percorso europeista e riformista. Che i vincitori si assumano le proprie responsabilità.
Chi ha votato PD non abbocca né ai proclami della paura, né alle esche per la pancia, sono voti che non si fidano delle promesse, ma che cercano di costruire delle risposte efficaci. E attenzione, perché molti sostenitori di questi valori politici vedrebbero tradito il loro impegno. Il Partito Democratico ha perduto le elezioni e va all’opposizione, solo così potrà presentarsi alle prossime tornate elettorali con dignità e schiena dritta.
Alcuni però giustamente si chiedono: ma dove va il paese se in parlamento non si mettono d’accordo? Sarebbe bene che gli elettori questa domanda se la ponessero prima di andare al voto, e non dopo. In questo momento a me sembra di vedere solo tanti galli che cantano. Farà mai giorno?
Un caro saluto ai lettori
de La Pagina
Francesco Di Benedetto