Soddisfare le nostre abitudini alimentari può avere gravi conseguenze sull’ambiente
Forse non per tutti può essere facilmente intuitivo ma esiste uno stretto legame tra le nostre scelte alimentari, la nostra salute e quella ambientale. Secondo il Food Sustainability Index, ovvero l’indice di sostenibilità alimentare, uno strumento messo a punto dall’Economist Intelligence Unit e dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, sarebbero tre, e correlati tra loro, gli ambiti cruciali per il futuro del Pianeta e di chi vi abita: l’agricoltura sostenibile, le sfide nutrizionali e gli sprechi alimentari.
Secondo gli esperti, le nostre scelte alimentari sono infatti responsabili di circa un terzo delle emissioni di gas serra imputabili alle attività umane, e i modelli di produzione messi in campo per soddisfarle incidono sull’uso che si fa di terra, acqua e altre risorse. Il tutto si risolverebbe dunque in una quantomeno carente cultura alimentare legata al territorio, che porta il nostro Paese ad esporsi negativamente sia per quanto riguarda la salute stessa dei cittadini che per quanto riguarda i problemi ambientali.
Nella classifica che misura l’indice di sostenibilità alimentare e che mette a confronto 34 Paesi del mondo in base all’impatto ambientale e socioeconomico dei loro modelli alimentari, l’Italia si piazza al quarto posto per quanto riguarda la regione del Mediterraneo: il risultato rappresenta una media tra la buona posizione del Paese in merito all’agricoltura sostenibile e quella meno positiva in merito alle abitudini alimentari. Nell’indice parziale, infatti, l’Italia si posiziona solo all’ottavo posto nell’indicatore che riguarda le sfide alimentari; a determinare tale risultato sono soprattutto due fattori: la diffusione dell’obesità infantile e la scarsa educazione alimentare, imputabile al fatto che la corretta nutrizione non viene quasi mai insegnata tra i banchi di scuola e alla circostanza che sempre più persone si alimentano nei fast food.
Un’attenta analisi, condotta tenendo conto di molti fattori tra loro connessi, ha portato a considerare anche il ruolo che la crisi degli ultimi anni ha svolto, direttamente ed indirettamente, nel determinare tale situazione. Sembra infatti che una parte degli italiani, più o meno il 29% ( contro il 14% dei francesi e il 19% dei portoghesi) viva sotto la soglia della povertà a causa della crisi economica e questo influirebbe sulle abitudini alimentari che si discostano in misura rilevante dalla dieta mediterranea che privilegia alimenti quali olio d’oliva, verdure, frutta, legumi, cereali pesce, carni bianche e prodotti caseari, alimentazione che non solo riduce il rischio di malattie croniche e i disturbi cardiovascolari, ma che ha anche un minore impatto ambientale. La diversa alimentazione verso cui ci stiamo via via sempre più orientando, ricca di grassi animali, prodotti lavorati e carne rosse comporta un maggiore consumo di suolo, acqua ed energia.
La conclusione è che la dieta mediterranea, comportando una maggiore attenzione alla coltivazione e alla preparazione del cibo, ha effetti positivi tanto sulla salute delle persone quanto su quella dell’ambiente. Il risvolto ambientale delle abitudini alimentari è particolarmente rilevante nei paesi del Mediterraneo interessati da cambiamenti climatici, degrado del suolo, carenza d’acqua e forti flussi migratori che aumentano la pressione esercitata sulle zone ad alto tasso di urbanizzazione.