Sull’accordo quadro costituzionale con l’Ue, il Consiglio federale conferma le misure di accompagnamento, ma in estate consulterà i partner sociali e i cantoni su possibili allentamenti delle misure
Nella politica europea del governo svizzero le linee rosse sulle misure di accompagnamento per difendere i salari sono state per anni sacrosante. Il ministro degli Esteri, Ignazio Cassis, si è mostrato disposto a ridiscutere le norme e a seguire altre vie nella salvaguardia delle condizioni salariali e sociali applicate ai lavoratori distaccati da aziende straniere nella Confederazione, mandando su tutte le furie i sindacati e la sinistra che temono il dumping salariale. Alain Berset si è visto costretto, se non umiliato, in un’intervista alla trasmissione della svizzera tedesca “Samstagrundschau” a difendere le linee rosse tracciate a marzo in difesa delle misure d’accompagnamento, importanti in vista dei negoziati con l’Ue sull’accordo costituzionale.
Nell’ultima conferenza stampa prima della pausa estiva e con il dossier Ue sul tavolo, Cassis ha informato sui progressi del futuro accordo istituzionale con l’Ue ed è tornato sui suoi passi, confermando che “le linee rosse già tracciate in difesa dei salari non saranno trattabili”. La Svizzera non intende cedere sulla protezione dei salari e sulla regola degli otto giorni, cioè il dovere di notifica delle aziende Ue che distaccano il loro lavoratori in Svizzera. Su quest’ultima Cassis ha chiesto di ridurre a quattro giorni il termine per notificare l’invio di lavoratori distaccati. Per Cassis il mercato del lavoro svizzero può essere protetto con altre regole e per questo il governo vuole tastare il polso ai partner sociali (sindacati e datori di lavoro) e i cantoni e ha deciso di consultarli su possibili diversi metodi per mantenere l’attuale difesa salariale.
Il livello salariale in Svizzera è il più alto in Europa e Cassis ha precisato che deve essere salvaguardato. “Niente sarà concordato, se non ci sarà consenso e unità in tutti i punti” ha rassicurato il ministro degli Esteri. L’impresa sarà ardua vista la spaccatura che si è venuta a creare con i sindacati e la sinistra e rischia di fare slittare l’accordo costituzionale previsto nel tardo autunno. Cassis punta a cambiare alcune regole del pacchetto delle misure d’accompagnamento per avere una contropartita da usare per raggiungere l’intesa sull’accordo quadro costituzionale. Cassis è atteso da una dura opposizione parlamentare e dalla fermezza dei sindacati che vedono in queste misure la condizione essenziale per sostenere la via bilaterale. Un allentamento delle misure di accompagnamento, richieste dall’Ue, sono pura utopia. Dunque, si è eretto un nuovo scoglio con Bruxelles e il compito per un soddisfacente accordo quadro istituzionale resta ancora ostico. Non vanno sottovalutate, se saranno accolte, anche le due iniziative lanciate dall’UDC contro la libera circolazione e l’autodeterminazione, che prevede la preminenza della Costituzione federale sul diritto internazionale, le quali non faciliteranno il compito a Cassis. Almeno sui meccanismi per risolvere le future vertenze con l’UE, il governo ha annunciato, che si sono fatti progressi ed è migliorata l’intensa.
Gaetano Scopelliti