Tono politico basso all’Assemblea plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero che si è tenuta a Roma dal 4 al 6 luglio
Il Sottosegretario agli Esteri Riccardo Merlo si è presentato come un emigrato e il Segretario Generale Michele Schiavone ha tenuto il profilo basso. In questo modo è stato evitato lo scontro politico tra il nuovo governo giallo-verde e il parlamentino degli italiani all’estero.
Merlo, parlamentare eletto in Sud America dal 2006 con il Maie (Movimento associazioni italiani all’estero), ha messo subito le mani avanti: “Ringrazio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per la possibilità che mi è stata data di lavorare alla politica per gli italiani all’estero, pur non facendo parte dei partiti di maggioranza che hanno formato il Governo. La decisione di accettare questa sfida – ha sottolineato – è dovuta alla presenza nel contratto di governo sottoscritto da M5S e Lega di alcune questioni che costituiscono una bozza di politica rivolta alle collettività”. E via con la lista delle questioni aperte: rete consolare, voto all’estero, riforma Comites e Cgie e Lingua e cultura italiana.
Michele Schiavone ha richiamato “lo scenario profondamente mutato con il rinnovo del Parlamento, l’avvio di un nuovo esecutivo e le nuove dinamiche internazionali ed europee”. Nel suo intervento ha espresso “la disponibilità del Cgie a fare il suo dovere di collaborazione, proposta e controllo delle politiche per gli italiani nel mondo, a sostenere proposte convincenti o manifestare posizioni critiche quando ci sembrerà necessario per migliorare le cose”. Il Segretario generale ha rilevato la novità di questo governo dove “compaiono come sottosegretari agli Affari Esteri due eletti nella circoscrizione Estero, Ricardo Merlo e Guglielmo Picchi (2013-2018).
Anche i parlamentari hanno fatto sentire la loro voce. Nel corso del dibattito sono intervenuti il presidente della Commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli (“sono disposto ad ascoltare tutte le istanze”), Raffaele Fantetti (Fi, ripartizione Europa: “sarebbe opportuno istituire una Commissione bicamerale degli eletti all’estero”), Francesco Giacobbe (Pd, ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide: “condivido l’appello all’unità sui temi degli italiani all’estero”), Laura Garavini (Pd, ripartizione Europa: “invito a non smantellare i buoni risultati ottenuti nella precedente legislatura”), Alessandro Fusacchia (Più Europa, ripartizione Europa: “investire sulle nuove emigrazioni”). Non è intervenuto l’onorevole Simone Billi, parlamentare della Lega residente in Svizzera (Zurigo).
Il Cgie è arrivato alla sua 41a assemblea, da quando è stato istituito nel 1991, legittimato dal precedente governo con un consistente bilancio per il 2018. Quasi un milione di euro per finanziare le riunioni delle tre Commissioni continentali che si sono tenute nella primavera scorsa a Montevideo (America Latina), Toronto (Anglofoni extraeuropei), Bucarest (Europa e Africa del Nord), e le due Assemblee plenarie programmate per luglio e dicembre.
Rischia di indebolirsi nei prossimi mesi? Questa sensazione non si è avvertita nel corso dei lavori a Roma. Riccardo Merlo punta a diventare il referente più affidabile del governo. Michele Schiavone deve evitare di dirigere un organismo svuotato. I parlamentari eletti all’estero vogliono continuare a tessere le loro relazioni con tutti i membri del Cgie.
La risposta vera si conoscerà solo in autunno, quando sarà varata la finanziaria 2019. Se le risorse saranno tagliate consistentemente, il destino del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero è segnato, altrimenti continuerà ad accompagnare la legislatura e allenare nuovi papabili parlamentari e senatori!
Attilio Tassoni