Dal 17 ottobre su Rai Due torna la serie dedicata ai romanzi di Antonio Manzini
La prima stagione, di sei episodi, è stata trasmessa nel 2016 e ha avuto un grande consenso di pubblico grazie all’interpretazione di Marco Giallini, perfetto nel ruolo del vice questore romano fuori dagli schemi.
Dopo aver registrato una media di oltre tre milioni di telespettatori con uno share del 13%, la serie televisiva è stata rinnovata per una seconda stagione mantenendo gli stessi interpreti e la stessa location.
La serie è tratta dai romanzi di Antonio Manzini, editi da Sellerio Editore, la stessa casa editrice di Andrea Camilleri che ha omaggiato, nel suo penultimo romanzo, proprio il vicequestore Schiavone facendolo leggere con interesse e curiosità anche dal commissario Montalbano.
La storia è quella del vice questore trasferito per punizione, da Roma ad una fredda e poco accogliente Aosta. Nel trasloco il protagonista si porta i fantasmi del suo passato, delle sue precedenti indagini romane che hanno portato a scontrarsi con la malavita provocandone l’omicidio dell’amata moglie. Ed è il fantasma della moglie che Schiavone rivede continuamente; un angelo protettore di questo uomo che vuole farsi giustizia perdendo il percorso legale a cui dovrebbe essere indottrinato lavorando in polizia.
A differenza di Montalbano, Rocco Schiavone non è un innocente e spesso le trame dei libri di Manzini sono uno spunto per far riflettere sul limite sottile che esiste tra legalità e colpevolezza. Schiavone è un ribelle anarchico che si fa giustizia da solo per calmare la propria anima afflitta dal penoso lutto della morte della moglie: che sia corretto o sbagliato è lo spettatore che deve decidere, ma sicuramente il personaggio tende ad essere giustificato proprio per il suo spirito di non adattamento e per i tanti difetti che lo rendono un anti-eroe.
Ad Aosta gli episodi di omicidi si intrecciano con le vicende personali di Schiavone: un intrigo mai noioso che lega lo spettatore ai personaggi i cui profili sono disegnati molto bene. I flashback continui tra passato e presente mostrano lentamente i fili di cui è fatta la matassa della storia del protagonista in una trama avvincente.
Con le sue Clarks e il suo cappotto troppo leggero per i rigidi climi alpini, il vice questore non lesina i modi bruschi, il fumo non legale e punta sulla sua umanità e intolleranza verso la mediocrità. L’attore ha dichiarato di aver avuto molta libertà nell’interpretare il ruolo sapendo, purtroppo, cosa si prova a perdere una persona cara (la moglie di Giallini è mancata per una grave malattia).
Lo scrittore Antonio Manzini, invece, ammette che il suo personaggio non ha mai avuto dei lineamenti precisi per lui ma, dopo la serie televisiva, il viso di Rocco Schiavone è indiscutibilmente di Marco Giallini.
Come con Montalbano, i mezzi adottati per risolvere gli omicidi non sono convenzionali; che siano “delle rotture di cabbasisi” alla Montalbano o “seccature di nono livello” alla Schiavone, il risultato è sempre un successo sia di lettori che di share.
foto: Ansa